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La Wada conferma: "Doping di Stato, la Russia fuori dai Giochi di Rio"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 19-07-2016 - Ore 08:58

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La Wada conferma:

IL TEMPO - I laboratori di Mosca e Sochi hanno protetto gli sportivi russi dopati nell'ambito di un "sistema di doping di Stato sicuro, diretto, controllato e supervisionato" dal ministero dello Sport russo, con la "partecipazione attiva e l'assistenza" dei servizi segreti (Fsb ex Kgb). E' quanto ha affermato il giurista canadese, Richard McLaren, in un rapporto indipendente commissionato dalla Wada, l'Agenzia Mondiale Antidoping, in seguito alle accuse dell'ex direttore del laboratorio russo, Grigori Rodtchenkov, su un sistema di doping in atto ai Giochi olimpici di Sochi nel 2014. Rodchenkov era fuggito negli Usa dopo la morte in circostanze poco chiare di due colleghi. Il più in vista, Kamaiev, capo della Rusada (agenzia antidoping russa) era stato stroncato da un infarto nello scorso febbraio senza aver mai avuto problemi cardiaci, mentre pochi giorni prima, Viaceslav Siniov, che era stato leader del comitato esecutivo, aveva perso la vita in circostanze misteriose. "Il laboratorio di Mosca per proteggere gli atleti russi dopati operava all'interno di un sistema di Stato sicuro", permettendo agli sportivi, grazie allo scambio di campioni, di "gareggiare alle Olimpiadi invernali", si legge nel documento di un centinaio di pagine presentato a Toronto.

Doping di Stato Il doping sistematico riguarda 312 casi: tutto lo sport russo. Un sistema iniziato a Vancouver nel 2010 e di fatto allargato "a tutti". In pratica un'escalation senza fine con effetti anche a Londra 2012, ai mondiali di atletica di Mosca 2013 ed a quelli di nuoto di Kazan 2015. McLaren sostiene che la denuncia "è supportata da prove" e che delle pratiche illecite veniva costantemente informato, in occasione dei Giochi di Sochi, il viceministro dello Sport, Yuri Nagornykh. In pratica "il ministro dello Sport non poteva non essere a conoscenza della cosa viste le dimensioni del fenomeno".

La parola al Cio La parola ora passa al Cio la cui commissione esecutiva potrebbe prendere provvedimenti nella giornata di domani. Queste le parole del presidente, Thomas Bach: "Pronti alle più dure sanzioni nei confronti di persone e organismi coinvolti nello scandalo doping della Russia e di chi attenti all'integrità dello sport e delle Olimpiadi". Le conclusioni di McLaren arrivano poco dopo la rischiesta delle agenzie antidoping di una decina di Paesi (tra questi Usa e Germania) di lasciare la Russia fuori da Rio non solo nell'atletica, ma anche nelle altre discipline.

La minaccia Vladimir Putin ha denunciato che la politicizzazione del mondo dello sport potrebbe portare al ritorno del boicottaggio delle Olimpiadi come avvenne in piena Guera fredda per gli Usa ai i gioghi di Mosca del 1980 (dopo l'invasione dell'Afghanistan dell'anno prima) e per rappresaglia di Los Angeles nel 1984. "Stiamo assistendo a un pericoloso ripetersi dell'interferenza della politica nello sport" ha dichiarato il Cremlino secondo il quale "le forme di queste ingerenze sono cambiate, ma puntano allo stesso obiettivo: fare dello sporto uno strumento di pressione geopolitica, per dare un'immagine negativa di Paesi e popoli". "Il rapporto McLaren - ha spiegato il portavoce della Wada, Ben Nichols - ha evidenziato un abuso di potere in Russia più deliberato e sconvolgente mai visto nella storia dello sport. Il ricorso al doping in 30 sport significa che non può esistere più la presunzione di innocenza".

Fonte: Il Tempo -

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