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99 gol in Champions. Parla Vincenzi, l’autore della prima rete europea: “Un’emozione unica”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 20-10-2014 - Ore 09:56

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99 gol in Champions. Parla Vincenzi, l’autore della prima rete europea: “Un’emozione unica”

Traguardo della tripla cifra più che vicino. Con il gol messo a segno da capitan Totti a Manchester, la Roma conta 99 gol fatti in Champions LeagueFrancesco Vincenzi, ex giallorosso nella stagione 1983-84, ricorda così il primo gol nell’Europa che conta contro il Goteborg, che porta la sua firma:  «Certo che mi ricordo quel gol. L’Olimpico stracolmo, il palo di Falcao, io che entro in scivolata e segno. E poi 80.000 tifosi che esplodono di gioia, la corsa sotto la Curva Sud… Sul momento nemmeno mi resi conto di quello che avevo fatto, a distanza di tempo resta un’emozione grandissima, anche perché dopo un primo tempo frenato dall’emozione, quella rete ci sbloccò».

«Avevo cominciato benissimo la stagione, segnando 4 gol in Coppa Italia. Liedholm mi dette subito fiducia e io feci del mio meglio - le parole di Vincenzi – Dopo il Goteborg segnai anche in campionato contro il Milan. Un periodo splendido, che però non durò a lungo. Mi feci male in amichevole, restai fermo qualche settimana e dopo non trovai più il mio spazio, anche se poi contribuii alla vittoria della Coppa Italia. In quella Roma comunque la concorrenza era straordinaria. In attacco c’era gente come Graziani, Pruzzo, Bruno Conti…Avevo voglia di giocare, di mettermi in mostra, e pensai che a Roma non potessi più farlo. E così accettai la proposta dell’Ascoli, dove rimasi per tre stagioni». 

Ma oltre al momento dell’addio, Vincenzi ricorda anche quello del suo arrivo, in una Roma fresca di scudetto: «Nel 1982 giocavo a Pistoia, in serie B. A Natale avevo già segnato tanti gol, e così a gennaio mi convocò in sede il presidente: “Francesco – mi disse – ti vogliono due squadre importanti, la Fiorentina e la Roma. Tu che ne dici?“ Scelsi la Roma perché stava andando alla grande e poteva qualificarsi per l’Europa. Poi seppi che era stato Dino Viola in persona a volermi. Fui colpito dall’autorevolezza di Viola, l’educazione di Falcao e la bravura di Liedholm, capace di insegnare calcio ma anche di sdrammatizzare». 

Un pensiero va anche a quel Roma-Liverpool:«Liedholm nella ripresa mi fece anche scaldare, poi cambiò idea e non entrai. Ma non era facile prendere decisioni, in quel contesto. Dopo la partita mi ha colpito il silenzio al rientro negli spogliatoi, nessuno parlò almeno per un’ora. E poi il rifiuto di Falcao al momento di tirare i rigori, per il problema all’alluce».

Lo riporta l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport. 

Fonte: corsport

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