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Non solo Totti e Spalletti, la Roma si rinnova anche sul mercato e nella dirigenza: analisi della stagione giallorossa

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 15-05-2016 - Ore 20:00

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Non solo Totti e Spalletti, la Roma si rinnova anche sul mercato e nella dirigenza: analisi della stagione giallorossa

EDITORIALE - Stagione 2015-16 archiviata. La Roma di Luciano Spalletti non è riuscita nel miracolo di qualificarsi per la Champions diretta, ma dovrà giocarsi l’iscrizione ai gironi che contano, passando attraverso lo spareggio che si giocherà a  metà agosto.  Attraverso il preliminare passeranno molti soldi, quelli che l’Uefa garantisce ai club che entrano di diritto nel tabellone principale, circa 55-60 milioni di euro; se la Roma non dovesse riuscire a superare il turno, per il club romano saranno previsti i 10 milioni di euro di paracadute, oltre ai denari che arriveranno dalla partecipazione all’Europa League.

SPALLETTI vs GARCIA – Impietoso il confronto tra il tecnico di Certaldo e quello di Nemours, i numeri sono tutti a favore di Spalletti con 14 vittorie, 4 pareggi ed una sola sconfitta (quella contro la Juventus, giocata allo “Stadium”) che hanno portato in dote 46 punti contro i 34 di Rudi Garcia.  Non bisogna dimenticarsi però anche dell’immenso lavoro svolto dal tecnico francese, che nei due anni e mezzo alla guida della Roma, oltre a rimettere la “chiesa al centro del villaggio” ha riportato nella Capitale una certa mentalità ed una metodologia di lavoro che mancava da Trigoria da molti anni. Senza dimenticare che da giugno 2015 al tecnico francese era stato affiancato un nuovo staff di preparatori, voluti direttamente da Boston, mossa che in pratica ha tolto potere al bravo Garcia che si è ritrovato a dover gestire una formula di lavoro nuovo. Onore al merito anche per l’ex allenatore del Lille, che nella sua permanenza romana ha collezionato 118 panchine totali con 61 vittorie, 35 pareggi e solamente 22 sconfitte. Non bisogna dimenticarsi che non esiste una controprova e quindi nessuno può escludere che Garcia in sella alla Roma poteva fare lo stesso percorso di Spalletti, visto anche gli acquisti di fine gennaio. Certamente il trand era negativo e probabilmente era giusto che la dirigenza giallorossa abbia deciso di virare sul mister toscano. Ultimo dato: la Roma con Garcia è sempre arrivata 2a.

Spalletti ha fatto un lavoro mostruoso, in condizioni ambientali (ne parleremo dopo) difficilissime. Da un punto di vista tattico, dopo la prima partita giocata in casa contro il Verona, è riuscito a sistemare la squadra in maniera splendida. Il nuovo ruolo di Nainggolan è un miracolo tattico, con El Shaarawy e Perotti impiegati con costanza, oltre all’esclusione di Dzeko ed una sana (!!?) gestione di Totti. Ma quello che ha caratterizzato di più i primi 5 mesi del tecnico toscano sono il piglio e l’abnegazione al lavoro: pochi giorni di riposo per il gruppo, allenamenti rinforzati e nuove regole che hanno consolidato un gruppo di giocatori, troppo deboli mentalmente ed ora decisamente più forti nell’affrontare le partite decisive della stagione. Rammarico per l’ottavo di finale di Champions League contro il Real Madrid; Spalletti non ha avuto il tempo per preparare a modo il match, il campo ha detto che le distanze (almeno in quel preciso momento storico) non sono sembrate così eccessive.

TOTTI – Capitolo a parte merita il rinnovo del contratto di Totti; sono passati diversi mesi dall’intervento del capitano giallorosso al TG1 e la situazione sembra essere mutata di poco.  E’ radicalmente cambiata la strategia della società, con le parole del presidente rilasciate in nottata a Il Tempo: “L'offerta gliel'abbiamo fatta più di una settimana fa, ma è strano che non l'abbia accettata perché io pensavo che volesse continuare a giocare ancora. La nostra è un'offerta generosa, se penso che alla fine firmerà? Avrebbe dovuto già farlo, probabilmente non sta ricevendo buoni suggerimenti dai suoi consiglieri”.  La palla adesso passa al numero 10 romanista poiché le parole di Pallotta hanno messo Totti nella condizione di uscire allo scoperto e di prendere finalmente una posizione ufficiale, aldilà di quanto lui stesso abbia dimostrato sul campo, vero ed unico territorio di caccia dell’eterno capitano.  Spesso nelle negoziazioni contrattuali può capitare che le parti possano stuzzicarsi in maniera reciproca, resta il fatto che stavolta Pallotta è riuscito a riprendersi il coltello dalla parte del manico. Certamente il popolo è dalla parte di Totti, ma il portafoglio è del presidente americano e non dei tifosi, quindi l’offerta dell’uomo di Boston per la bandiera giallorossa sarà parametrata con quelle che sono le disponibilità del club, nel rispetto della storia e di quanto fatto negli ultimi 24 anni dallo stesso Totti, per la Roma e per la sua gente.

Fa sorridere, ma neanche troppo, il fatto che l’offerta arrivata dagli “States” al capitano, sia sicuramente più alta di quella che veniva rilanciata e mai smentita dallo stesso calciatore, ovvero di giocare gratis per un’altra stagione: a Roma si è parlato per giorni di questo argomento, in molti se lo sono dimenticato, noi no.

AMBIENTE - CALCIOMERCATO – SOCIETA’ – L’idea di accorpare questi 3 argomenti potrebbe sembrare surreale, ma probabilmente non lo è; sono infatti concatenati uno con l’altro, cercheremo di spiegare il concetto: dire che a Roma l’ambiente non conta è una fesseria. Quando in una città ci sono 2-3 radio ed un paio di quotidiani che tutti i giorni mistificano la realtà non è facile. Qui non si parla di fare opinione in maniera sana, qui si tratta di manipolare informazioni false e farle passare come se fossero vere. In una città come Roma dove la passione è realmente popolare, il ricevere flussi d’informazioni mistificate genera confusione e rabbia. Un autogol clamoroso perché a pagarne in prima persona è la stessa Roma e la sua proprietà USA, che non è mai stata digerita da chi si occupa di media in città. Con questo discorso non si vuole assolutamente creare un alibi alla squadra o alla società che di errori ne ha fatti molti. Il fatto è che questa proprietà americana, a parte i primissimi mesi, non è mai stata accompagnata da una stampa favorevole e non è mai esistito da parte degli stessi media la volontà di creare un percorso comune, questa è storia. Gli intrecci di calciomercato ne sono la logica conseguenza: voci, esclusive, indiscrezioni ma sempre in termini negativi.

Per molti professionisti del settore, la Roma avrà difficoltà ad avere una rosa qualitativa nella prossima stagione, con Pjanic già venduto, con Nainggolan che organizza riunioni carbonare con il CT della Nazionale e prossimo allenatore del Chelsea, Antonio Conte in “noti hotel della Capitale”; improvvisati opinionisti che parlano di regole del FFP spiegando che la stessa Roma, se non dovesse vendere un giocatore top prima del 30 giugno, rischierebbe il fallimento, siti nazionali che danno per concluse negoziazioni di calciatori (Pjanic verso la Juve) omettendo che sia la Roma che la stessa Juventus sono società quotate in borsa.

Insomma, sarà difficile per il trainer giallorosso, Luciano Spalletti, riuscire a mettere in campo 11 titolari nella prossima stagione. Le cose probabilmente sono differenti, con il club di Trigoria che dovrà fare delle scelte drastiche e scegliere di sacrificare o un “Top Player” come il belga o il bosniaco  o trovare strade e quindi risorse alternative, scegliendo di mettere sul mercato alcuni giovani come Sadiq, Paredes, Sanabria,  magari riuscendo nel miracolo di cedere anche quei giocatori non propedeutici al progetto come Doumbia, Iturbe, etc.  Ovviamente, esistono delle differenze ma il mercato non lo fanno né le radio né i giornali ma un management convinto delle proprie scelte, anche drastiche. Il compito dei media è di criticare, non di diffamare. Queste le parole riprese anche dal decano dei giornalisti italiani, Mario Sconcerti, mai troppo tenero con la Roma in generale. Recentemente, l’editorialista del Corriere della Sera era entrato nella discussione in questi termini: "Non capisco l'atteggiamento dell'ambiente di Roma nei confronti delle romane e in particolare della Roma. A Napoli sono ipercritici con società e giocatori, ma se qualcuno da fuori si permette di toccare la squadra o la società, non ce n'è uno che non la difenda. A Roma, invece, sembra che ci si goda nel vedere massacrare la società, i giocatori o a sentir sparlare della propria squadra".

Comunicazione e mercato sono argomenti che viaggiano paralleli, infatti per un team di calcio, i giocatori in entrata sono come la merce da esporre ai propri clienti, se si è bravi nella scelta poi, si aumentano i ricavi commerciali o magari salgono gli abbonamenti, aldilà dei risultati in stagione, che per questione di “timing” arrivano (o si spera che arrivino) 7-8 mesi dopo, quindi il “Supporter” lavora sulla fiducia di quello che il proprio club del cuore svolge. Certamente, se il messaggio che si vuole far passare è sempre quello di negatività, il tifoso viene preso dallo sconforto ed agirà di conseguenza.

La storia recente ci ha detto che ogni giocatore venduto è stato sostituito da altrettanti molto forti, con la Roma sempre regina del calciomercato estivo; probabilmente per vincere, la Roma dovrà essere meno regina e più concreta, magari conservando i giocatori che attualmente fanno parte della rosa, dando un senso di continuità, puntando tutto sul tecnico, vero valore aggiunto di questa 5a stagione americana.

La dirigenza della Roma sarà orfana di Walter Sabatini, che lascerà i giallorossi alla conclusione del calciomercato nei primi di settembre 2016, sono pochissimi i margini per poter convincere il DS Umbro a rimanere a Trigoria, con Spalletti in prima fila nel provare a far cambiare idea allo stesso dirigente giallorosso.

Ma Pallotta ha già deciso di creare un pool di professionisti con il vice di Sabatini, Frederic Massara, individuato come coordinatore di questo innovativo gruppo di lavoro. Massara ha avuto il nulla osta “morale” da parte del suo mentore; questo è anche il motivo per il quale il mercato in entrata ed in uscita lo sta curando lo stesso Sabatini. Far gestire operazioni così complesse ad un DS dimissionario, con una soluzione differente, sarebbe stata una scelta folle.

A fine ciclo anche Italo Zanzi, ex direttore della CONCACAF e Ceo di AS Roma dal 2012; per l’avvocato e dirigente sportivo statunitense si profila un nuovo incarico all’interno del progetto dello stadio della Roma, stesso iter di Mark Pannes, sperando che lo stesso Zanzi non faccia la fine dell’ex co-manager del fondo Raptor, liquidato da Pallotta con un tweet (“Stadio della Roma ha annunciato oggi di aver formalmente concluso la sua relazione con Mark Pannes”). Possibile accorpamento della qualifica di Ceo con quella di Direttore Generale, con Mauro Baldissoni pronto ad assumersi l’incarico. Pallotta ed il suo staff stanno ancora valutando di poter inserire nell’organico un “frontman” qualificato: un manager spendibile sul terreno (minato) dei media: di nomi ne girano molti, come ad esempio quello di Zibi Boniek, che è un candidato solido, visto che in autunno scadrà il suo mandato con la federazione calcio polacca.. auguri!

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Romanista vero 15/05/2016 - Ore 19:03

Questo articolo é di parte. La realtà é che da quando ci sono gli amercani ogni anno la Roma ha venduto i giocatori piú forti, ha rivoluzionato la squadra con un solo risultato: non ha vinto nulla! (senza considerare le figuracce ed umiliazioni subite in Coppa dei Campioni..) Anche la Lazio di Lotito ha vinto una coppa italia nel frattempo.. I fatti sono incontrovertibili, il resto sono solo chiacchiere.

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