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Sabatini ospite a Roma Tre: "La Roma con Monchi ha fatto una scelta straordinaria. Spalletti?ha voluto forgiare l'idea che una squadra forte può vincere a prescindere da lui"(FOTO + VIDEO)

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 28-03-2017 - Ore 18:13

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Sabatini ospite a Roma Tre:

DAI NOSTRI INVIATI DAVIDE APRILINI E RICCARDO FILIPPO MANCINI - Giornata universitaria per Walter Sabatini. A breve, alle ore 16, l’ex ds della Roma sarà ospite presso l’aula 4 della Facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre per l'evento "Sport e Lavoro" dove verranno analizzate le dinamiche dirigenziali e le figure che agiscono in collaborazione con i dirigenti sporitivi, come i procuratori sportivi.

Prende la parola l'ex ds giallorosso:

"La Roma ha fatto una scelta straordinaria, nel momento che sarà ufficiale. Lo rispetto come uomo e come professionista. Ha fatto cose importanti al Siviglia, generando plusvalenze. Ha una grande competenza. In questi anni a Roma hanno riportato le mie parole con interpretazioni personali. Accetto l'idea di aver sbagliato. Il 28 marzo è una data infausta per me, giorno in cui non sono più ds della Roma. Lo sono stato formalmente fino a ottobre, ma fino a oggi ho pensato alle cose della Roma. Ora non lo sono più. Odio aver perso la Roma, non c'è partita che non guarda con sofferenza estrema. Guardo sempre i miei giocatori, come se fossi ancora parte in causa. Da oggi cercherò di dismettere questo mio stato d'animo”.

"Tu puoi essere presentato, come nel caso di Monchi, come uno dalle grandi gesta, e io sottoscrivo. Però mi è capitato di leggere che io sono stato presentato a Roma con una denuncia. L'incipit è quindi diversa, io presentato da ex squalificato, Monchi come un dio. Faccio quindi un applauso alla Roma che ha migliorato il rapporto con la stampa, perché prima venivano presentati malino. Le plusvalenze sono degli strumenti importanti in una società di calcio. Io l'ho sempre fatto nella Roma con molta fortuna. È un primo requisito ma non l'unico, perché non devono incidere sul patrimonio, anche tecnico, della società. Quello fatto in questi anni a Roma è stato molto importante, sono state fatte delle plusvalenze che hanno regolato gli standard chiesta dal UEFA. […] Piris? Mi dispiace offenderlo perché ha giocato in ottime squadre ma forse per la Roma non bastava (ride, ndr), anche se la migliore partita fatta da un terzino giallorosso l'ha fatta lui a Genova. Molti vengono indotti da un'informazione tossica”.

“L'algoritmo della vita sapete qual'è? Quello che non farà passare una macchina sotto un ponte quando crolla. Frequentare tempi e spazi evitando tragedie. Un altro algoritmo che auspico è quello che produca armonia nel gioco del calcio. Qualcosa che renda i movimenti leggeri, quasi un quadro. In quel caso sarei un sottoscrittore dell'algoritmo. Uno dei motivi per cui sono andato via è che la statistica sta sovrastando la bellezza del calcio. L'errore è una cosa umana. Il compito principale di un direttore sportivo è riuscire a coniugare il mantenimento di una squadra forte. La Roma da 3,4 anni è una squadra forte. Purtroppo è incappata in un ciclo incredibile della Juventus, ma la Roma è competitiva”. 

“Plusvalenze, assets e competitività sono alla base di una società di calcio e questo deve perseguire un direttore sportivo. Competitività significa conoscenza del mondo del calcio, scouting e acquisizione. Lo scouting dovrebbe essere arricchita da un lavoro di intelligence, chi muove certi giocatori, come quello sud americano”.

“Io che sono un romanista malato, perché la Roma è una malattia, sono stato contagiato. Per quelli meno fortunati però ho sempre rispettato la Lazio. Nel derby spero che la Roma giochi la sua miglior partita, una partita prepotente e arrogante, non stando a guardare di fare solo 2-0, ma anche 4 o 5”.

 

 

 

Sabatini riprende la lezione dopo la pausa:

“Spalletti è un uomo un po' polemico ma non ha mai detto una cosa inutile. Ha voluto ipotizzare una Romanway, riferita però ai comportamenti, al decoro. Cose messe tutte insieme che hanno dato in parte qualcosa che è sempre mancato a Roma. Ha dato vita a un'officina permanente, portando la Roma dentro un percorso che non è mai stato frequentato. Per fare questo ha dovuto dire cose negative, andando in rotta di collisione con Totti. Troppo facile definirlo un fenomeno, tanti campioni hanno smesso sentendone la mancanza, ma nessuno riprodurrà più le sue giocate. Però è un problema gestire un calciatore così nella fase finale della carriera. Spalletti ha voluto forgiare l'idea che una squadra forte può vincere a prescindere da lui. Ha fatto qualcosa di poderoso, però guardate cose succede. Ho premesso che ha uno spirito polemista, come quasi tutti i toscani, ma lui ha coraggio vero, virtù di pochi. Un uomo che si spende per tutti, è generoso. È un grande patrimonio, spero ci siano le condizioni perché lui rimanga, mi dispiace che Spalletti venga insultato da persone che non possono permetterselo. Il nostro allenatore è stato affrontato come lo si farebbe con un uomo da marciapiede 'Spallè, nun fa cazzate'. Mi è stato chiesto di non dire chi fosse, ma è uno del mondo della comunicazione. Ci sono persone che danno della merda a Spalletti. Che cosa è questa città?”.

“Dovete studiare, dovete combattere. Non ho tutt'ora la maniera di affrontare le cose in maniera tecnologica, io dico che voi dovrete essere ragazzi liberi, ma dovete evitare l'ignoranza, che è l'unica cosa che ci sdraia. Com'è nata l'idea di diventare ds? Essendo a 30 un calciatore ignobile, io non c'ho nessuna foto perché mi imbarazza, per una serie di coincidenze fortunata, la fortuna non è una cosa periferica, sono stato fortunato perché ho giocato anche in Serie A. Non avrei mai pensato di fare questo mestiere, ma ho provato a fare tutto, ho fatto anche l'allenatore un periodo, da giocatore conoscevo 120 finte implacabile (ride). Sono stato al Perugia, alla Lazio di Pinzi e Domizzi. Quando non sono stato confermato dalla Lazio, mi sono messe a ridere e sono andato a fare un colloquio con la Triestina. Senza il mio mestiere, mi sono trovato con grande imbarazzo con il nulla fare, mi sono andato a ricercare libri, testi che non ho potuto leggere perché impegnato e mi sono confrontato con la mia incommensurabile ignoranza, non so niente". 

"Iturbe? Fu un errore prenderlo, quando lo acquistai fui un beniamino di Roma e dei giornalisti. Quando sono entrato a Trigoria, l'ho fatto per merito. Ho voluto tirare gomitate sul naso di altre societa che hanno e avevano presupposti e possibilità diverse. Volevo far riconoscere la Roma a livello internazionale. Iturbe era fortemente voluto e ho dato un segnale di forza per la Roma, per far vedere che dovevano superare noi per competere. Allo stesso modo sono andato a farmi aiutare da Roberto Cappelli per prendere Lamela: volevo che tutti facessero i conti con la Roma e ancora oggi la mia pretesa è che quando c è la Roma di mezzo non ci sia trippa per gatti, non quelli maculati"

"Quando sono arrivato a Trigoria non dovevo essere il ds, non avevo ancora il contratto, ma dovevo proteggere DiBenedetto. Sono successe delle cose che mi hanno fatto ammalare di Roma, ho sentito il sentimento popolare che rompe le strade. È stato un virus a cui ho ceduto subito e sono andato in sala stampa per tutelare il trapasso societario".

 

“Non si può togliere Roma ai romanisti. La Roma ha vinto quasi tutte le partite in casa, non è che abbia sofferto senza i tifosi ma una squadra è tale senza i tifosi? Lo sport non esiste senza tifosi, quando io vedo che i bambini festeggiano sono felice, il calcio è fatto per questo. Quanto incide la lontananza di Pallotta? Non rispondo. Fare acquisti in Sudamerica? Sul tema del Sudamericana devi chiedere a più persone, io ho visto giocatori forti ma le società detengono quote, le famiglie stesse e diventa difficile in certi casi fare acquisti e si cercano alleanze, vedete quello che è accaduto con Marquinhos”.

 

“Caratteristica principale di un ds? Quando vuoi riconoscere uno stato d'animo, io tiravo giù dei pezzi di carta e ci perdevo mezz'ora. Il mio ufficio è stato sempre aperto a tutto e a tutti, preferivo che le persone si affacciassero, mi creavo delle mie cose. Mi manca il mio ufficio perché avevo tutte le mie protezioni, sapevo di cercare una cosa che mi avrebbe tranquillizzato, ora non so come orientarmi. La Roma mi ha dato una grande occasione, se dovessi tornare a fare calcio in una società meno importante della Roma, sarei contento e lo farei con la stessa passione".

 

“Ibarbo? Sono state raccontate stupidaggini vergognose, era arrivato in prestito per 2 milioni di euro, ha fatto una percussione contro la Lazio... ma quando un giocatore è gratis e ti fa vincere quella partita lì (partono gli applausi, ndr), una partita che ti manda in Champions League diretto, beh... Per me quando si mettono la maglia della Roma i giocatori sono più belli, anche Iago Falque. Yanga-Mbiwa? Ci serviva una riserva, il mercato è sempre molto ostico e faccio un conto, riuscendo a fare un accordo con il Newcastle, con Yanga-Mbiwa che sarebbe diventando nostro dopo 20 presenze, un giocatore contraddittorio, non sapevi mai cosa stesse per fare, era un ragazzo amato da tutti. Ebbi la possibilità di venderlo alla stessa cifra ed ebbi questa situazione con il Lione. Convocai il giocatore, la presi un pochino larga e gli ho parlato per 10 minuti. Si è alzato e poi è uscito e in quei 10 minuti ero un uomo morto, sono stato ucciso da tante cose, come il 26 maggio, ma lo sguardo di Yanga-Mbiwa mi ha distrutto"

"Perché non ha funzionato Luis Enrique? È un uomo eccezionale che è venuto a Roma a portare il suo calcio. Non avevamo una grande squadra, era incompleta e l'ho fatta io. Ci fu una partita di dicembre, quella di Napoli in cui ho pensato che quello fosse il modo corretto, dopo quella prestazione non è stata sempre confermata. Il suo calcio ha funzionato altrove, abbiamo cercato di trattenerlo ma ha voluto concludere il contratto".

 

 “Nainggolan? La Roma spero non lo voglia vendere, lui è dell'88 e ha 29 anni, sarebbe un investimento folle. Il dato di fatto è che sia il giocatore più forte d'Europa. Cinesi? Contento di aver venduto Gervinho a 18 milioni”.

 

"Cessioni? La Roma aveva bisogno di cedere Benatia a 30 e prendere Manolas a 13. Fuori escono notizie frammentate, ma quando i calciatori si impongono di giocar male non vengono a dire di decurtarsi lo stipendio, ma se giocano bene diventano incontrollabili dal punto di vista salariale. A prescindere dalla forza economica della Roma, il rapporto costi-ricavi deve sempre essere tenuto presente".

 

"Gerson? È molto forte, gioca un calcio sublime. È un ragazzino del '97 venuto in un ambiente che non lo ha accolto bene, ma rientra in un contesto di prendi e lascia che la Roma deve fare. Ci sta che un giocatore funzioni meno di un altro, ma la cosa importante è che la squadra sia competitiva. La Roma non ha ancora vinto ma sono 3-4 anni che ha creato i presupposti per vincere e lo farà. Forse anche quest'anno".

 

"Doumbia? È un giocatore fortissimo, ho sottovalutato le sue condizioni dopo la coppa d'Africa. Ignobili, avrei fatto meglio io. Nessuno però ricorda che Doumbia, nel momento di difficoltà della Roma, ha segnato a Sassuolo e col Genoa. È andata male ma è una mia responsabilità".

 

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