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Auguri Ago: quel silenzio assordante lungo 61 anni

condividi su facebook condividi su twitter Di: Lorenzo Imperiale 08-04-2016 - Ore 15:20

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Auguri Ago: quel silenzio assordante lungo 61 anni

61 anni fa, nasceva calcisticamente nel quartiere di Tor Marancia un ragazzo silenzioso, schivo, che non amava e non ha mai amato apparire in pubblico. Dall'oratorio San Filippo Neri alla Garbatella all'OMI ha sempre avuto la stigmate del leader. Un leader atipico, silenzioso appunto. Non avrebbe mai immaginato quel bambino così timido, che da lì a poco sarebbe diventato uno dei più grandi giocatori della storia della Roma e uno dei capitani più piacevolmente ricordati dai tifosi giallorossi. "Ho sempre sognato di portare a Roma lo scudetto. Mi sarebbe piaciuto vincerlo con qualsiasi squadra, ma sapevo che vincerlo a Roma sarebbe stato diverso. Eccomi qui, capitano della Roma, che dopo 41 anni è campione d'Italia". 

La cosa straordinaria di questo calciatore di un'elegenza sopraffina dentro e fuori da campo, è che le sue gesta, le sue parole, i suoi gol vengono ricordati tuttora anche da quella generazione che, per sua sfortuna, non ha potuto assistere dal vivo a questo signore. L'immensità del personaggio era anche in questo: sapersi far ascoltare e rispettare senza alzare mai la voce, far parlare di sè quelle persone che di lui hanno solo immagini sfocate proiettate alla tv. L'immensità dell'uomo è pari alla tragicità di come se ne è andato da questo mondo che, possiamo tranquillamente dire, non era il suo e che non lo ha mai appagato veramente. 

E quel trade union ulteriore che unisce "Diba" al passato e al presente, ce lo offre la cabala:  era una domenica pomeriggio del 7 aprile del 1973. La Roma sta giocando alo Stadio Olimpico ed il risultato è inchiodato sull'1-1. Al 72' ci pensa lui, Ago, con un tiro al volo che si insacca alla destra del portiere. Si trattava del suo primo gol in Serie A, e l'ha messa a segno con la maglia della sua squadra del cuore: la Roma. Al termine dell’incontro, il futuro capitano si fece consegnare il pallone della gara e lo regalò al padre: un trofeo, un ricordo da conservare con affetto. E sapete chi era l'avversario di all'ora? Il Bologna di Pesaola e del trio d'attacco Savoldi, Bulgarelli, Ghetti. E chi verrà a fare vista allo stadio Olimpico lunedì sera agli uomini di Spalletti? Proprio il Bologna.

Non solo la memoria dei tifosi. Non solo quella fascia di Capitano. Non solo quella Curva che sventola ancora il suo vessillo. Anche il destino ha reso omaggio ad un campione romano e romanista, dentro e fuori dal campo. Auguri Ago. 

 

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