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Bilancio della prima parte di stagione: sei mesi positivi..in attesa del cambio di marcia e di un calciomercato incisivo, per puntare allo scudetto

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 18-01-2015 - Ore 17:30

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Bilancio della prima parte di stagione: sei mesi positivi..in attesa del cambio di marcia e di un calciomercato incisivo, per puntare allo scudetto

(Editoriale) - Il girone di andata è terminato ed è tempo di bilanci (parziali) per i primi 6 mesi di stagione agonistica della Roma, che ha accumulato in queste 19 giornate la bellezza di 41 punti, 3 in meno di quelli fatti al giro di boa della stagione 2013/14 – Una media punti interessante, 2,15 a partita, con 2 sconfitte ( Napoli e Juventus) 5 pareggi, di cui 2 in trasferta (Palermo e a Genova con la Sampdoria) e 3 pesantissimi tra le mura amiche dello Stadio Olimpico (Sassuolo, Milan e Lazio nel Derby) oltre alle 12 vittorie, quasi tutte limpide con l’esclusione di quella ad Udine vinta forse per più per inerzia e per degli episodi favorevoli. In questi primi sei mesi di campionato, la Roma ha dovuto affrontare anche l’impegno della Champions League, 6 partite molto dispendiose, sia dal punto di vista fisico che mentale, un ritorno dignitoso nella coppa dalle grandi orecchie, con pochi alti (la vittoria contro il CSKA di Mosca) e molti bassi, oltre alla voragine del match contro il Bayern Monaco dell’Olimpico che ha portato in dote, oltre ai 7 gol incassati, anche tanta insicurezza e la perdita di quella autostima rimasta sul prato dell’Olimpico in quella “maledetta serata” d’Ottobre. Il cammino in Champions ha visto la Roma vincere solo contro i Russi a Roma, poi 2 pareggi (contro il City a Manchester e nel ritorno a Mosca contro il Cska) e 3 sconfitte. Magra consolazione, i quattrini entrati nelle casse di Trigoria ed una partecipazione da comprimari che aiuterà i giallorossi a crescere come esperienza, per le prossime avventure in Europa, a partire da ½ Febbraio quando la Roma si troverà di fronte gli olandesi del Feyenoord, squadra più umana ed alla portata, di quella guidata da mister Garcia.

Più o meno i numeri sono questi, decisamente positivi se letti in maniera asettica, ultra positivi se la posta in palio fosse una partecipazione in Lega di Serie A per arrivare secondi e riprendersi automaticamente l’iscrizione automatica ai gironi di Champions, drammatici se vengono esaminati, alla luce delle dichiarazioni di Rudi Garcia e della società che ci hanno sempre raccontato di come il club di Piazzale Dino Viola, punti decisamente allo scudetto. La differenza sottile sta lì, ma con una piccola e sostanziale sfumatura, la Roma di quest’anno è fortissima ma non ha lo spunto necessario per fare quel salto di qualità decisivo, utile a vincere lo scudetto, nonostante che la Juventus post Conte abbia lasciato almeno un paio di occasioni per raggiungerla e magari superarla, cosa inedita ma che andrebbe sottolineata.

Il Gap di questi 5 punti (dando per scontato che la Juve stasera vinca contro il Verona) può essere colmato solamente con un investimento in sede di calciomercato; mancano infatti pochi giorni alla chiusura della finestra invernale ed il management romanista, con in testa il DS Walter Sabatini, dovranno fare miracoli per trovare quella pedina mancante utile a sistemare le lacune fin qui dimostrate in questi 6 mesi di campo, poi che sia una punta, un difensore laterale o altro, non possiamo saperlo, questo è compito del vulcanico Sabatini, ma le chiacchiere stanno a zero, la Roma necessita di un colpo di genio, di una scossa positiva che possa ridare entusiasmo ad un gruppo spento.

Questi 6 mesi di campionato ci dicono questo, che la Roma ha sbagliato parzialmente la sua campagna acquisti con l’investimento più oneroso (Iturbe) mai incisivo, con Manolas che è sicuramente un ottimo elemento ed in prospettiva un campione, ma che almeno dal punto di vista caratteriale non vale il Benatia dello scorso campionato, che i vari Ucan & co, sono stati utili solamente a svuotare le casse della società, sperando che poi l’investimento sia fruttuoso in futuro (vedi operazioni finanziariamente eccellenti come quelle di Dodò, Marquinos, Jedvaj etc) ma che dal punto di vista del presente sono completamente inutili, che l’operazione Cole è stata una follia ( 2,3 milioni di ingaggio netto) e solamente l’intuizione (frutto della non fiducia di Garcia sull’inglese dopo la prima fase di precampionato) di prendere il greco Holebas ad una manciata di secondi dal “gong” del calcio mercato estivo, ha salvato la storia della stagione almeno per la fascia sinistra; discreti ma nulla di più Yanga-Mbiwa e Astori, che costeranno un totale di 15 milioni a fine stagione. Per non parlare poi della non individuazione di strategie legate alla gestione di Totti e conseguentemente di Destro, vero e proprio enigma di questi ultimi mesi; giocatore valido o bomber di riserva? Garcia ha optato per questa seconda variante, lui non si fida di Mattia, forse a parole si, ma nei fatti non ha mai affidato, almeno con continuità, le chiavi dell’attacco al marchigiano..

Potremmo parlare all’infinto delle cose negative, ma poiché la Roma è solamente a 2 punti ( forse 5 da stasera) dai rivali scudetto, vogliamo essere positivi e pensare che il successo immediato dipenda da mille altri fattori, la fiducia in questa dirigenza ed in questo allenatore restano un punto fermo di chi, come noi ritiene che il lavoro fatto fino ad oggi, nel complesso, sia mostruosamente positivo.

Ma arrivare secondi no….la differenza tra lo sprofondare all’inferno (calcistico ovviamente) e salire in paradiso passa attraverso la convinzione dei propri mezzi, dalla consapevolezza che la Roma è veramente una bella squadra, che per vincere lo scudetto in Italia servono probabilmente anche altre cose, ma certamente la convinzione e l’abnegazione quotidiana al lavoro, sono alla base del segreto di vittoria. Il salto di qualità dovrà essere proprio questo, affrontare il girone di ritorno con quella “ferocia agonisticaspesso assente in questo primo scorcio di stagione, dove, questo aspetto, sommato agli approcci troppo leggeri in match delicati, hanno fatto si che la Roma partisse sempre con l’handicap.

La società ha provato a fare il massimo per mettere nelle migliori condizioni il trainer di Nemours, errori di calciomercato a parte, creando i presupposti per la vittoria: successo che passerà incondizionatamente anche attraverso le intuizioni di Garcia ed alla voglia di raggiungerli del gruppo. Ma si può sempre migliorare; per lo stadio sono stati compiuti importanti passi in avanti, ma ancora non c’è nulla di definitivo, manca ancora il “Main Sponsor” e questo ci sembra una stonatura per un team che mira a diventare un “Top Club” specialmente perché quei soldi saranno benedetti anche per i meccanismi del “Fair Play Finanziario”, dove ricordiamo la Roma risulta sotto osservazione. Cresce il fatturato, con una previsione di sfiorare i 200 milioni alla chiusura del prossimo bilancio, anche grazie agli introiti della Champions, i debiti diminuiscono lentamente, ma il trend ci sembra quello giusto. Una società, quella di Trigoria, che ci sembra stia vivendo una certa stabilità anche nel turnover dei manager, con l’uscita di Claudio Fenucci come unica eccezione. Da individuare bene e capire il ruolo di Italo Zanzi, “Manager” da oltre un milione di Euro di emolumento annuale ma che sinceramente non vediamo così incisivo e presente (almeno in apparenza) nelle strategie del club. Bene il lancio dei canali tematici come Roma Radio ed il consolidamento di Roma Tv (Ne abbiamo già parlato, in passato)

Molti fans ed addetti ai lavori chiedevano un “Front Man” qualificato, per poter fronteggiare alla sovraesposizione mediatica dei competitors, ebbene dopo una prima fase di studio ci sembra che il Direttore Generale Mauro Baldissoni si sia calato perfettamente in questo ruolo così delicato; in questa prima parte di stagione non ha praticamente mai sbagliato una dichiarazione, il suo stile molto “british”  ha spesso fatto la differenza in un settore delicatissimo come il rapporto con i media, specialmente nel clima da battaglia, tipico di questa città. Non sarà facile essere profeta in patria (chiedere a Totti) ma Baldissoni e tutto il suo staff hanno dimostrato che anche a Roma non è impossibile diventare un “manager” qualificato; cosa che a Roma mancava da tantissimi anni, forse dal primo Baldini.

Discorso più o meno simile per quanto riguarda la presidenza, ovvero James Pallotta; l’imprenditore di Boston, mai come in questa fase è stato così vicino alla squadra, i suoi tour nella capitale sono sempre più frequenti, così come le dichiarazioni ed i comunicati incisivi. Da non dimenticare che proprio in questo semestre analizzato (eravamo ad Agosto 2014) Pallotta ha rilevato la quota della Roma in mano ad Unicredit, liberando il club dal vincolo fastidioso di avere come partner una banca.

Potrebbe sembrare un passaggio secondario, ma evidentemente non è così. La Roma ha un proprietario e questo si chiama James Pallotta

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