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Calimero giallorosso, un tifoso per sempre. Roma mia, comunque vada sempre ti amerò

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 05-08-2013 - Ore 19:00

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Calimero giallorosso, un tifoso per sempre. Roma mia, comunque vada sempre ti amerò

Marzio Gestra - In queste notti romane calde e appiccicose con grande felicità mi ritrovo a pensare alle freschissime serate passate a Riscone di Brunico. E allora come non raccontarvi questa storia, la quarta per esattezza.

Di quelle che ho avuto il piacere di ascoltare la storia di Francesco è veramente unica nel suo genere. Francesco, lo chiameremo così per tutelare il suo anonimato, è la vera essenza di quello che dovrebbe essere un tifoso. Attenzione non un tifoso della Roma, ma semplicemente un tifoso.

Stavamo assistendo insieme, io e Francesco, alla contestazione messa in atto da uno sparuto gruppo di facinorosi ai danni del perseguitato (a torto o a ragione, ai posteri l’ardua sentenza) Osvaldo. Gli esagitati si contavano davvero sul palmo di una mano, e con fare molto calmo e disinvolto il tifoso Francesco, sconosciuto a me fino a quel momento, si rivolse a me così “io questi proprio non li capisco”. Al che abbastanza interdetto risposi quasi amichevolmente “non dirlo a me, se penso che hanno pagato anche il viaggio…” e lui “guarda non è tanto per il viaggio”. “E per cosa allora?”

Qui comincia la nostra storia, anzi la storia di Francesco. All’età di sette anni, lui, piccolo tifoso romanista, viene sradicato dalla capitale e portato dal padre con tutta la famiglia, per ragioni di lavoro, in una fredda e lontana città del nord: Brescia. Mi racconta che non è affatto facile per un “bambino romanista” dover passare giorno dopo giorno, anno dopo anno, una vita intera solo, anzi per meglio dire unico, in terra straniera. Quasi un Calimero, ma non nero, giallorosso, perché sin da subito il nostro amico si è reso conto di doversi confrontare con manciate di tifosi che alla peggio erano del Brescia, ma che nella maggior parte dei casi tifava Milan, Inter o Juve. E come dice lui quelle si che vincono. Interdetto, gli chiedo di approfondire questo concetto e lui quasi punto nell’orgoglio mi dice che si sentiva incredulo nel vedere tanto sconforto nel popolo giallorosso per la sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio. Dice proprio: “quante storie per aver perso una Coppa anche se contro la Lazio, un tifoso non può buttare anni e anni di fede per una partita. Quando vedevo da bambino i miei compagni di classe festeggiare scudetti e coppe campioni mi bruciava, ma una coppa Italia…”.

Cercai di capire meglio, anche perché la ferita è abbastanza fresca e comunque parecchio sanguinante. Ma il nostro super tifoso, avendomi visto alquanto interdetto, ha aperto il suo portafogli e con l’onore negli occhi mi ha mostrato tutti e diciassette gli abbonamenti  da lui sottoscritti da quando aveva diciotto anni per seguire la sua Roma, allo stadio Olimpico. Già Francesco tutte le domeniche che la sua squadra, veramente, del cuore giocava in casa, partiva senza dubbi alla volta della Capitale.

E allora come non dare credito ad un tifoso così…Chissà quanti dei delusi e dei contestatori hanno sostenuto negli anni la propria squadra come questo ragazzo, sicuramente ci saranno, ma non troppi…

Cari amici, questa è una storia vera che non vuole offendere nessuno perchè ogni tifoso esprime la sua passione a suo modo. Ho voluto raccontarla semplicemente così come mi è stata raccontata. Non c’è nessuna morale. Solamente tanto amore.

Fonte: c

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franky 06/08/2013 - Ore 17:07

da paura !!!! complimenti

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