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Carpanesi:"Roma penalizzata dai troppi impegni ravvicinati"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 18-03-2015 - Ore 18:17

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Carpanesi:

Sergio Carpanesi, ex di Fiorentina e Roma, ha rilasciato un'intervista pubblicata sull'AS Roma match program:

Ci racconta come è arrivato al calcio giocato? Lei ha iniziato nella Carpanesi Boys, solo un’omonimia con il suo cognome?

“No, era la squadra di mio padre. Era un appassionato di calcio e rilevò la piccola società subito dopo la guerra. Io cominciai lì a quattordici anni, feci con loro la prima divisione e continuai a studiare. Fino a quando, durante l’ultimo anno di liceo ricevetti la chiamata della Fiorentina. Io non ero convito di voler fare il calciatore, avevo in mente di fare il medico, l’architetto… Durante il provino segnai tre gol contro la prima squadra viola e impressionai Bernardini”.

Poi cosa avvenne?

“Nonostante mi volessero Genoa e Juve, firmai con la Fiorentina. Passai velocemente dalle giovanili alla prima squadra, fino all’esordio in A. Un esordio fortunato, a Ferrara, coronato anche dal gol. Era una formazione molto forte con una rosa ampia… si giocava tanto allora, infatti c’era anche il campionato riserve… per quelli che non giocavano la domenica, si giocava con lo stesso calendario, solo il mercoledì”.

Come mai poi arrivò nella Capitale?

“Ai tempi il cartellino era di proprietà della società e contro il mio volere venni mandato a Palermo. Feci una buona stagione, e a fine anno venni riscattato dalla Fiorentina. Pensai che sarei tornato a Firenze, invece venni girato alla Spal”.

E la Roma?

“Fu un caso. Infatti giocavo in nazionale militare con molti giocatori della Roma Losi, Zaglio, Pestrin, si infortunò Guarnacci e loro consigliarono al presidente di acquistarmi. Fu un acquisto molto oneroso, 110 milioni più un giocatore. Arrivai nel ’61 e rimasi in giallorosso per sei anni”.

Cosa ricorda di quel periodo?

“Erano anni particolari. Io ebbi qualche problema di ambientamento, c’era la stampa di sinistra che mi criticava perché mi acquistò Evangelisti, allora vicepresidente operativo, uomo di destra. Eravamo un gruppo importante che fece bene nonostante i problemi economici. Furono gli anni della famosa colletta del Sistina, io non andai ma molti dei miei colleghi si diedero da fare. Comunque abbiamo sempre avuto il pubblico vicino, anche nei momenti in cui le cose non andavano benissimo. Nell’ultimo periodo non ebbi un gran rapporto con Pugliese e divenne presidente Marini Dettina. Rispetto al presidente Gianni, Marini Dettina era molto diretto e diventò difficile rinnovare i contratti a fine anno”.

Quindi lasciò la Roma?

“Sì, fu un grosso errore lasciare Roma. A Genova trovai un ambiente diverso, una città diversa, con una partecipazione più distaccata dei tifosi. A Roma ci allenavamo al Tre Fontane sempre con qualche tifoso sugli spalti, la Sampdoria aveva dei tifosi un po’ più freddi”.

Parliamo un po’ di attualità, cosa ne pensa di questa Roma?

“Oggi è un altro calcio, dove prevale il denaro. Per motivi economici si gioca ogni tre giorni, bisognerebbe avere una rosa più ampia, ma poi non va bene perché se esci ti trovi ad avere troppi giocatori. La Roma infatti in questa stagione è stata penalizzata proprio da tanti impegni ravvicinati, dove la naturale flessione di alcuni elementi non gli ha permesso di riposare”.

Che partita prevede?

“Sarà una partita molto combattuta, alla morte. La gara dell’andata lascia aperta la qualificazione anche se la Roma parte avvantaggiata dal gol in trasferta e dal fatto che gioca in casa. Una gara da dentro o fuori con un gran coinvolgimento psicologico”.

Quanto conta il fattore psicologico?

“È determinante. L’ultimo turno di campionato ha visto impegnate entrambe le squadre. Con due facce diverse… La Roma ha fatto la partita e poi ha perso. La Fiorentina ha subito il Milan per tutta la gara, ma poi ha portato a casa i tre punti. E fa tanto morale”.

Chi passa il turno?

“Io penso si possa qualificare la Roma. Sarà importante andare in campo determinati e affrontare la partita con autorità e personalità. La Fiorentina soffre se aggredita e la Roma non deve aspettare che loro impongano il gioco”.

Chi tra le due squadre è più forte?

“La Fiorentina non ha le qualità della Roma. Ha tanti giocatori in rosa e ha potuto far riposare chi in flessione fisica. Poi l’arrivo di Salah ha dato ulteriore freschezza. Ma la Roma può fare bene con le ripartenze di Iturbe Liajic e Gervinho. Posso dire una cosa a proposito di Ljajic?”.

Prego.

“Peccato per l’errore dal dischetto, se avesse segnato la gara sarebbe finita 2-1 e il ritorno sarebbe stato diverso. E poi se non fosse arrivato il gol di Keita, partire dallo 0-1, sarebbe stato davvero dura. Io non avrei mai fatto andare sul dischetto un ex, che il portiere conosce alla perfezione per essersi allenati insieme. Ljajic aveva già fallito una chiara occasione dal gol nel primo tempo e non era al massimo psicologicamente”.

Fonte: AS Roma match day program

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