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Caso Helena Costa, in Francia il mister è donna. Ulivieri: "Le donne alleneranno anche in Italia"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 07-05-2014 - Ore 21:00

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Caso Helena Costa, in Francia il mister è donna. Ulivieri:

«E se qualcuno dovesse avere problemi con l'autorità femminile, quella è la porta: se ne può andare»: ben cosciente di aver azzeccato l'unico colpo possibile per portare il suo Clermont, anonima squadra di B francese, sulle prime pagine di tutti i giornali, il presidente Claude Michy non si ferma più. Da oggi, l'attrazione è in panchina: Helena Costa, 36 anni, portoghese, una Mourinho in rosa. «Nel calcio sembrano tutti sorpresi - spiega il focoso presidente, 65 anni, organizzatore di eventi sportivi e legatissimo a Clermont-Ferrand, centro industriale della Francia - ma le donne sono ormai ovunque, dalla formula 1 alle grandi imprese, alla politica. In Germania la cancelliera è una donna oppure no? Bisogna avere il coraggio di provocare!». Quattordicesimo posto, il vecchio tecnico Regis Brouard già messo al corrente che il contratto non sarebbe stato rinnovato, ecco che Michy e i suoi collaboratori si sono trovati a selezionare il nuovo tecnico fra una rosa di tre candidati. Il curriculum di Helena Costa è sembrato il più interessante. La giovane allenatrice, da sempre patita di calcio e ammiratrice di «Mou», è stata proprio in patria paragonata da subito al celeberrimo collega maschio per la passione e la competenza nella tattica. Da Mourinho, al Chelsea, andò per un mese come stagista, a studiare, nel 2005: «voglio dedicare la mia vita al calcio - spiegava la Costa nel 2008 quando era allenatrice dei giovanissimi del Benfica - farne il mio lavoro. Che siano squadre di donne o di uomini, non considero chiusa nessuna porta». Non ha mai smesso di studiare dopo essersi diplomata in Scienze dello Sport con il massimo dei voti. Dal Benfica, dove per anni ha seguito i ragazzini fino a 10 anni, è diventata vice-allenatrice della squadra maschile under 17. Poi la panchina dei dilettanti (sempre maschi) del Cheleiros, che vincono il titolo della regione di Lisbona, quindi le chiamate sulla panchina dell'Iran e del Qatar, nazionali femminili. La sua competenza le ha fatto ottenere anche, dal 2008 al 2010, l'incarico di osservatrice in Spagna e Portogallo per gli scozzesi del Celtic Glasgow. Il grande salto nel calcio professionistico, però, è quello con il Clermont, che ha lasciato oggi di stucco tutto il mondo del calcio francese, che ha ripescato il precedente italiano di Carolina Morace, brevemente in panchina in serie C con la Viterbese nel 1999. In Francia, l'unico precedente riguarda la pallamano, con la rumena Elena Groposila diventata allenatrice del Digione tre mesi fa.

Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori, ha commentato la vicenda così: «Le nostre allenatrici sono bravissime. Arriveranno prima o poi nel calcio maschile».  Anche da noi, dice all'Adnkronos, prima o poi una donna riuscirà a sedersi su una panchina di una formazione di Serie B, come accade in Francia, o addirittura di Serie A. Nella seconda divisione transalpina, il Clermont Foot ha affidato la guida della squadra alla 36enne portoghese Helena Costa. «Da noi qualcosa del genere è già successo», dice riferendosi, appunto, all'esperienza di Carolina Morace sulla panchina della Viterbese, in Serie C1. L'ex calciatrice, nel 1999, fu ingaggiata dal presidente Luciano Gaucci ma rassegnò le dimissioni dopo 2 sole partite. Dopo l'eccezione di 15 anni fa, i tempi sembrano maturi per una svolta reale. «Al corso che tengo qui a Coverciano ho avuto diverse ragazze, alcune davvero brave. Ne sanno davvero molto», dice soffermandosi in particolare su Milena Bertolini e Manuela Tesse, i tecnici di Brescia e Torres che domenica si sfideranno nel big match del campionato femminile. «La crescita delle donne nel ruolo di allenatore mi sembra una cosa normalissima. Se una persona è valida, troverà spazio ed è destinata ad avere una chance. Non credo alle corsie preferenziali, penso che le quote rosa siano una sciocchezza», aggiunge.

«Le nostre allenatrici sono bravissime» ribadisce. Le loro qualità, però, finora non sono riuscite a far breccia nell'universo maschile del pallone. «Non direi che siamo indietro a livello di cultura, questo discorso rischia di diventare una scusa. È più corretto, a mio avviso, dire che dobbiamo trovare la chiave per lanciare il calcio femminile. Le donne stanno trovando ruoli di importanza in tutti gli ambiti, non vedo per quale motivo non debba succedere anche nel calcio», afferma ancora. «Magari -evidenzia- può essere penalizzante un altro elemento: le allenatrici hanno alle spalle carriere del calciatrici in club femminili e, di conseguenza, in campionati che non non sempre sono competitivi ad altissimo livello. Questo fattore può rallentare la crescita, ma non è comunque determinante. Anche in campo maschile ci sono tanti tecnici affermati che non hanno avuto una carriera da calciatore di primo piano»

 

Fonte: Ansa

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