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DE SANCTIS: "Garcia ha capito cosa era successo a questa squadra, è un grande comunicatore"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 20-12-2013 - Ore 18:22

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DE SANCTIS:

Il portiere giallorosso Morgan De Sanctis sarà il prossimo protagonista dello speciale di Skysport, I signori del calcio. Ecco un estratto delle parole pronunciate nell'intervista, che andrà in onda domani alle ore 23.30: 

 

Morgan che idea ti sei fatto in questi mesi di Garcia? Al mister Garcia ho sempre riconosciuto fino ad oggi, e l’ho fatto anche adesso, il merito più grande dei risultati di questa Roma. Perché è stato in maniera velocissima, brillantissimo, rapidissimo a capire in che contesto lavorava, con che tipo di giocatori, con che tipo di società, con che tipo di tifosi. Cosa non facile per un allenatore straniero al primo anno, nonostante lui avesse avuto delle esperienze importanti con il Lille ed ottenuto grandi risultati. Lui ha, secondo me, la qualità più spiccata nella cultura e nell’intelligenza. E’ una persona che, indipendentemente dal tipo di interlocutore che ha di fronte, riesce ad essere chiara ed efficace. E poi è un allenatore che sa preparare bene le partite, considera l’avversario nella maniera giusta, lavora tantissimo sulla sua squadra e lo fa in maniera divertente, perché i suoi allenamenti sono divertenti e sono funzionali a quello che poi chiede durante la partita. Quindi un allenatore completo che speriamo dia alla Roma, così come sta facendo, opportunità di crescere, ottenendo grandissimi risultati.

Gli obbiettivi di questa Roma? Credo che questa squadra possa continuare a fare le cose importanti che ha fatto. Poi mi sono dato un tempo perché, nella sostanza siamo tutti d’accordo all’interno del gruppo che vogliamo fare grandi cose, nella forma bisogna essere attenti a comunicare questa cosa, perché non vogliamo illudere chi ci segue, la linea è sottile. Quando all’inizio dell’anno parlavamo di grandi obiettivi, molto probabilmente si parlava del fatto che la Roma, dopo tre anni, potesse tornare a giocare nelle coppe europee. Adesso è chiaro che per merito nostro, per merito di questo gruppo, si alza l’asticella.

Una parola sugli Arbitri...Se c’è qualcosa di veramente complicato nel mondo del calcio, così come lo è il ruolo del portiere, è il ruolo degli arbitri. Dei portieri e degli arbitri, la maggior parte delle volte, non vengono considerate tutte le cose belle che si fanno ma soprattutto gli errori. Gli arbitri fanno il loro lavoro, lo fanno legittimamente. Io poi, tra l’altro, sto facendo i “Signori del Calcio”, sono vent’anni che gioco a calcio, ho vissuto anche un altro tipo di atteggiamento arbitrale e l’ho vissuto in anni in cui non giocavo nella Roma, nella Juve, nel Milan o nell’Inter, li ho vissuti giocando nell’Udinese. Quindi viva questa classe arbitrale di giovani che pur sbagliando, lo fa nella completa onestà intellettuale, con la completa libertà. Questi sono arbitri liberi.

Ci speri in una chiamata di Prandelli? In Brasile potevo andarci questa estate a giocare la Confederations Cup però ho deciso, a marzo, di lasciare la Nazionale per tutta una serie di motivi. Abbiamo toccato un tasto familiare, e non è secondario. Poi c’è il fatto che in quel periodo, a 36 anni, stavo giocando nel Napoli e l’anno successivo avrei dovuto fare la Champions League ed avevo bisogno di energie da spendere per il Napoli e questo discorso, vale anche ora che sono in un grande club come la Roma. Quindi, ho fatto questo tipo di scelta. La grande soddisfazione, del fatto che si possa parlare di un mio ritorno in Nazionale, è una soddisfazione che mi prendo perché qualcuno a marzo aveva ironizzato sulla mia scelta, dicendo che me ne andavo perché dopo poco sarei stato cacciato. E questo non è vero perché all’interno di quel gruppo ero un giocatore importante e di riferimento, chiaramente non dal punto di vista tecnico, visto che c’è Buffon, però lo ero sotto tanti altri punti di vista, e in caso di necessità anche sotto l’aspetto del gioco. E’ andata così, si fanno delle scelte. Io sono una persona coerente e, molto probabilmente, questa coerenza ci sarà fino in fondo. Il mio auspicio più grande è che, insieme a Buffon, due miei grandi amici, due grandi professionisti come Sirigu e Marchetti, continuino a fare bene il loro lavoro nelle loro squadre di club, perché sarà così anche in Nazionale.

 

 

 

 

Fonte: Skysport

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