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(Editoriale) Roma, tutti gli uomini del presidente. Ma il presidente dove sta?

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 08-03-2015 - Ore 19:55

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(Editoriale) Roma, tutti gli uomini del presidente. Ma il presidente dove sta?

(Editoriale - Francesca Ceci - Gabriele Nobile) - Ci eravamo (ri)promessi di aspettare le 3 partite decisive di questa seconda parte di campionato: Verona, contro l’Hellas, la trasferta di Rotterdam e la sfida (ex) scudetto con la Juventus di lunedì scorso dell’Olimpico, per dare un giudizio quantomeno  parziale sulla stagione della Roma sin qui.  Dopo l’ennesimo pareggio di oggi, sempre a Verona, stavolta contro il Chievo,  è inutile aspettare altri giorni per analizzare quanto successo in questi ultimi mesi.

Il direttore Sportivo, Walter Sabatini, qualche settimana fa, davanti ai primi malumori, aveva provato a portarsi avanti con il lavoro, prendendosi le colpe, mettendo le mani avanti e parlando di come avesse sbagliato il “timing” sulla finestra di calciomercato invernale.  A nostro, modestissimo, avviso gli errori erano iniziati prima, molto prima, quando con molta presunzione i manager di Trigoria non avevano capito che questa squadra, complici anche i mille infortuni, aveva perso un’anima, di gioco, ma, più grave ancora, la voglia di dimostrare di essere un gruppo unito, pronto al sacrificio collettivo, indispensabile per raggiungere il target prefissato in estate dalla società: lo scudetto.

Per vincere uno scudetto in Italia servono tanti fattori: tecnici, mediatici, la spinta della tifoseria e la consapevolezza che il cammino sarà lungo.

L'ANTEFATTO – QUEL “VINCEREMO IL TRICOLOR” DI GARCIA

La pressione data dalle parole di Garcia nel post match contro la Juventus voleva essere da sprono sia per il gruppo di giocatori che per la tifoseria stessa. E’ stato, invece, un boomerang talmente clamoroso che anche i giocatori stessi, oltre al tecnico che quelle parole le aveva pronunciate con coscienza, si sono svuotati in un attimo.  Adesso bisognerà interrogarsi su quanto sia stato maledettamente sbagliato il “format” di questi mesi passati.

Ora più che mai, la palla dovrà inevitabilmente passare tra le mani del presidente Pallotta, colui che questo “format” l’ha cercato da quando 4 anni fa e decise, inizialmente in compartecipazione con altri “investor” americani, di sborsare molti USD trasformandoli in preziosi euro, utili a metter su un team di primissimo livello. Questo non è bastato per realizzare quanto in precedenza solamente altri 3 presidenti nella storia della Roma avevano realizzato. Per vincere lo scudetto serve altro, se non ti chiami Juventus e quindi non parti con 5-8 punti di vantaggio a bocce ferme, bisogna non sbagliare nessuna mossa, sia in chiave di politica sportiva-mediatica che dal punto di vista tecnico, rendendo ben chiari ruoli operativi, gestionali e decisionali ma soprattutto provando a trasformare le cose difficili in facili e cercando di portare in dote armonia e sicurezza dei propri mezzi ma lasciando al check-in dell’aeroporto di Boston, la parola “presunzione”, ovvero l’aggettivo che in questi primi 4 anni non ha reso vincente un progetto che sulla carta lo era.

Il Calcio non è il Basket o il Football, qui si vince con altri fattori che spesso possono sembrare insignificanti ai più ma decisivi per vincere ed alzare trofei; si parla di alchimia di spogliatoio e micro-fattori di comunicazione, dove la Roma è stata carente sempre, senza se e senza ma. La mancanza di un controllo specifico su questi argomenti, non premetterà mai alla Roma di poter competere per il trionfo finale. La stagione è ancora lunga ma il grosso è stato compromesso proprio per non aver mai preso posizione su quanto descritto. La Romaè in buone mani per quanto riguarda la proprietà però non lo è per i ruoli operativi e decisionali, non esiste sveltezza nelle decisioni ed in alcuni compartimenti regna il caos più assoluto; parliamo del settore medico, la colpa degli infortuni non può non riguardare chi si cura delle ossa e dei muscoli dei preziosi calciatori; della gestione del patrimonio dei calciatori, sia in entrata che in uscita, con il DS Sabatini sul banco degli imputati, in primis per aver concesso rinnovi contrattuali a giocatori senza motivo apparente ed in seconda battuta, per aver permesso l’acquisto di giocatori scadenti come Cole ed i suoi 2,5 milioni di ingaggio netto, come i giovani mai impiegati (vedi Paredes, Ucan e Sanabria) e per quanto fatto a gennaio con Ibarbo, Doumbia e Spolli, con la cessione di giocatori di grande personalità come Benatia e per aver scelto (su richiesta del mister Garcia) un nuovo preparatore atletico come Rongoni, arrivato non dal RealMadrid o dal Chelsea, ma da altri club che sul piano dello stato fisico sono sempre apparsi mai quadrati.

In sintesi qui servono uomini di calcio, gente esperta che possa controllare e portare a termine una “mission” aziendale che prevede, ad un certo punto (o come diceva Pallotta entro i 5 anni di sua gestione) di poter alzare qualche trofeo. Ruoli e competenze che devono arrivare da curriculum sportivo e gestionale e non da pressioni politiche o lobbistiche. Servono manager che sappiano che qui siamo in Italia, dove la parola giusta detta al momento giusto, porta in dote punti e vittorie. Serve urgentemente un “frontman” che possa padroneggiarsela davanti alle Tv mai amiche e non un dirigente che “pesa” oltre un milione di euro, utile solamente a presentare i nuovi giocatori arrivati a Trigoria... Per non dire altro, che sarebbe spiacevole. In poche parole qualcuno che controlli il “controllore”; sono tornati gli spifferi a piazzale Dino Viola, il compartimento stagno voluto dal presidente è divenuto uno “scolapasta”con troppi buchi.

L’esperienza di gestire dall’altra parte dell’oceano un “carrozzone” come un team di calcio, non è cosa per il nostro malandato calcio, forse potrebbe andare bene in Inghilterra, ma qui serve la presenza del padrone, che quando serve, deve fare la voce grossa; tenga in “Usa” tutto la parte relativa al marketing (a proposito a che punto siamo con lo sponsor ?) ma si trasferisca urgentemente a Roma, che le ricordo essere una bella città, forse la più affascinante al mondo (anche se gli olandesi, recentemente hanno provato a distruggercela) e se questo non rientra nei suoi piani futuri, per motivi di altri business e per situazioni personali, affidi la “nostraRoma a qualcuno che abbia gli attributi e le capacità per farlo. Per le cose tecnico-societarie va benissimo l’avvocato Baldissoni, uomo sensibile e capace a districarsi nei meandri dei codici e delle procedure ma probabilmente troppo poco “uomo di campo”.

Fin qui quanto attiene alla parte societaria, non meno importante la “questione Garcia”. Inizia a tirare decisamente una brutta aria per il tecnico giallorosso, messo in discussione da una parte della stampa e anche della tifoseria. E, azzardiamo, anche da qualche giocatore?

Noi di Insideroma lo diciamo subito e lo diciamo forte e chiaro: NOI STIAMO CON GARCIA. Stiamo con Garcia non per partito preso, noi stiamo con Garcia perchè, e lo diciamo senza troppi giri di parole, è ora di finirla con la filosofia  del“paga 1 per tutti” specie se quell'uno non va in campo.  Filosofia molto in uso qui a Roma, la stessa  che negli ultimi anni ha letteralmente generato una “diaspora” di allenatori: Ranieri, Spalletti, Luis Enrique, solo per citarne alcuni. Uno era romano ma vecchio, l'altro era toscano e calvo, l'altro ancora era scarso e spagnolo, figuriamoci. Insomma, c'era sempre una giustificazione valida. Via gli allenatori. E intanto nessuno metteva in discussione i giocatori.

Stavolta no.  Stavolta proviamo a fare il contrario: mettiamo in discussione tutta la rosa e ripartiamo da Garcia, con Garcia. Provocazione? Anche. Ma non solo. Il campionato è ancora lungo e c'è un secondo posto da difendere dall'assalto del Napoli, in Europa League c'è un trofeo da vincere e viste le candidate, la Roma che conosciamo (se torna a fare la Roma) ha buone possibilità. Per fare questo però occorre che i giocatori scendano in campo con la consapevolezza che sul terreno di gioco ci vanno loro e che in panchina non c'è un  Dead man walking, quello che vedono seduto in panchina non è il fantasma di Garcia, è Garcia. Devono sapere che sarà lui l'allenatore anche il prossimo anno e devono prendersi la responsabilità di giocare come facevano lo scorso anno. Sapevano farlo. Sanno ancora farlo. E devono tornare a farlo. 

Qualcuno ricorderà che, al suo arrivo, Garcia iniziò la sua avventura con una giornata di rafting tra rapide, onde e ostacoli. Sintesi perfetta delle ultime stagioni giallorosse. Come dire, neanche troppo metaforicamente, siamo tutti sulla stessa barca. Una barca che negli ultimi anni aveva perso la rotta. Come ora. Cerchiamo di ritrovarla. Possiamo. Dobbiamo. Tutti insieme. Società, squadra, allenatore e tifosi che mai hanno fatto mancare il loro sostegno e il loro amore.

La statistica insegna che è più facile cambiarne 1 e ricominciare da capo. Questione di numeri, questione di logica. Ma la Roma non è logica, è amore. E allora per una volta proviamo a continuare invece di disfare sempre tutto.  Per questo noi di Insideroma stavolta ci ribelliamo alla statistica. Noi stiamo con Garcia.

Forza Roma

Fonte: Francesca Ceci e Gabriele Nobile

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