(EDITORIALE) Roma, una vittoria che vale più di tre punti
"Troppo bella per essere vera. Se è un sogno non svegliateci. Quasi non ci credo". E' cosi che dopo la nona vittoria consecutiva in altrettante gare, mentre ripassi la tabellina del 3 come non facevi nemmeno in seconda elementare, tu dici a te stesso: "No, non è vero. Non sta succedendo a me". E' la frase che ripetiamo più spesso a noi stessi quando ci capita qualcosa di bello, inaspettato, desiderato al punto di aver paura a crederci perchè è troppo grande il rischio di vederlo svanire. Come, insomma, se ci fossimo rassegnati al fatto che la bellezza non esiste. Oppure che, se anche esiste, è un inganno. O ancora, che è sempre per qualcun altro. Mai per noi. Come, insomma, se tutto il bello fosse confinato nei sogni e noi fossimo (co)stretti in una realtà pronta solo a punirci. Sì, perchè è un confine talmente labile quello tra sogno e realtà che quasi non riesci a distinguerlo.
Poi però quando al 3° minuto il tiro di Muriel si schianta sul palo o quando Castan toglie dalla porta un gol fatto e gli vedi fare la stessa identica cosa che Capitan Futuro aveva fatto contro il Napoli, capisci che quel gesto non è casuale. Capisci che quest'anno giocano a difesa di una fede e di amore. E' per quello che non ci stanno a far violare la loro porta, fortino di un sentimento che va difeso con ogni mezzo.
Quando poi Lex Luthor Bradley entra e segna il gol del vantaggio a pochi minuti dalla fine in 10 contro 11, nel giorno delle assenze pesantissime del Capitano e di Gervinho, in casa dei friuliani che erano imbattuti tra le mura amiche da un anno, allora si, in quel momento, capisci che forse ti puoi fidare. Forse, stavolta la grande bellezza è davvero qui per te. Questa Roma è bella. E' bella da impazzire. E non tradisce. Perchè questa Roma siamo tutti noi. E nessuno tradisce se stesso.
Basterebbe De Sanctis, professore e insieme teoria di questa rivoluzione tutta giallorossa, per convincerci che il nostro oro sta là. Sta esattamente là, quando li vedi tutti insieme, correre verso quello spicchio giallorosso che sa di casa, e in un attimo capisci che quello è "solo" amore che corre verso se stesso. E per quello è una corsa che non puoi fermare.
E' la Roma nostra. E' la Roma che un giorno, chissà perché, ha deciso di andare a correre fino alla fine della strada, e una volta lì ha pensato di correre fino alla fine della città. Poi, visto che era arrivata fino a lì ha continuato a correre fino all'oceano e, una volta davanti all'oceano si è detta: visto che sono arrivata fino a qui tanto vale continuare a correre ancora. Alla scoperta di un altro oceano. Non ti fermare, Roma. Corri attraverso questo tempo. Un tempo tutto nostro. Un tempo solo nostro. Un tempo che non è nè sogno nè realtà. Perchè questo tempo, in realtà, non esiste. Esistiamo noi.
Forza Roma.
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