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Equilibrio quanto ci manchi

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 01-05-2015 - Ore 16:33

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Equilibrio quanto ci manchi

Borriello, Osvaldo, Destro, Ljajic, Pjanic. 5 giocatori che hanno risposto a critiche e chiacchiericcio con gesti dopo gol o parole a fine gara o in ritiro. Da quando il calciatore risponde alle critiche o agli insulti, in automatico scatta la battaglia, volta a distruggere il giocatore e a ripudiarlo. Chi va allo stadio e urla, canta, tiene uno striscione si auto elegge unico autorizzato a critica o replica. Anzi. Solo lui, nessun'altro, perché "voi non avete mille anni di abbonamento come me". Il nuovo nemico di questa gente si chiama Doumbia: ha avuto l'ardire di ruotare la mano alla Toni dopo il gol. Acquisto particolare, e ci siamo. Condizione fisica particolare, e ci siamo. Questo però autorizza a demolire un giocatore che ha segnato grappoli di gol in carriera? C'ha la pancia, è inconcludente (sono solo 3 partite giocate da gennaio, 1 gol, di testa, su azione), il tutto dopo quel video infame fatto girare. Possibile che in questa città un giocatore non abbia il diritto di contestare il trattamento che riceve senza esser messo sulla graticola o sul patibolo?

Borriello - Arrivato come puntero, arriva in un momento delicato, l'anno della vendita della società. Schierato 40 volte titolare in 2 anni e mezzo con 14 gol e 6 assist totali (26 volte nel 2010/2011 con 11 gol e 3 assist, 8 volte con 2 gol e 4 assist nel 2011/2012, parentesi al Genoa con 12 gol e 3 assist in 26 partite nel 2012/2013 e 1 gol e 1 assist nelle 6 da titolare nel 2013). Ostaggio di uno stipendio pattuito dalla gestione precedente, non viene mai preso in considerazione più di tanto, arrivando a bruciarsi in panchina o tribuna.

Osvaldo - 24 da titolare, 11 gol e 5 assist nel 2011-12, 25 da titolare, 14 e 2 assist nel 2012-13, è l'unico assieme a Destro ad aver inciso anche da subentrante (2 gol, Fiorentina e Napoli, portando il totale a 16 in A. Situazione incandescente dal post Sampdoria-Roma: rigore strappato a Totti, che in realtà glielo concede. Lo calcia male, lo sbaglia. Sassi sulla macchina. In ritiro preso di mira. (Che sia una testa calda nessuno lo mette in dubbio).

Destro - C'ha la gobba, non è Higuain, non corre, è storpio. Ma lui segna e soprattutto non gioca da titolare, ma sono dettagli. Non va bene. Le ultime partite le gioca svogliato, scontento di dover giocare poco in un contesto non più lineare quanto prima. Come atteggiamento si può non condividere, ma segna ugualmente a Palermo. In totale 5 gol, su azione, tutti realizzati giocando titolare (8 presenze totali). A Roma ne ha segnati 18 in 22 presenze da titolare, 23 gol e 4 assist in 33 partite calcolando anche la prima stagione giocata con infiltrazioni al ginocchio e condizione fisica precaria (1 gol da subentrante contro il Palermo, arrivando a 24 gol totali). Non va bene.

Ljajic - è serbo, incostante, alza le mani alle orecchie e mette dito di silenzio davanti alla bocca. Incostante. 17 da titolare nel 2013-2014, 6 gol e 6 assist. 22 presenze, 8 gol e 2 assist quest'anno, capocannoniere. Senza una posizione precisa.

Pjanic - è bosniaco, segna col Napoli e polemizza con chi gli ha lanciato un accendino in testa dopo Roma-Fiorentina. Incostante, da cacciare. 29 da titolare nel 2011/12 3 gol 9 assist, 20 da titolare nel 2012/13 con 3 gol e 6 assist, 32 da titolare, 6 gol e 6 assist nel 2013/14,  5 gol e 8 assist finora in campionato, giocando da mediano, intermedio, incontrista, con un infortunio da 4 mesi. 17 gol 29 assist in 4 anni. Nemico pubblico.

Questione Totti - 2011/2012 8 gol (2r) 8 assist in 26 da titolare. Doppiette con Chievo, Cesena e Catania, contro Udinese e Fiorentina i restanti 2 gol. Luis Enrique lo impiega da punta, seconda punta e trequartista. 33 da titolare nel 2012/13 con 12 gol (3r) e 14 assist, al centro del gioco, sponde e spazi con Osvaldo e Lamela (gol a Samp, Genoa, Parma, Palermo, doppietta con la Fiorentina, Inter (r), Cagliari, Juventus, Genoa, Parma, Lazio). Nel 2013/14 con 8 gol (2 r) e 10 assist in 20 da titolare; 6 assist e 3 gol nel primo mese e mezzo di campionato. 6 gol (3r) e 5 assist quest'anno. Nello specifico primo mese ottimo, presente, fisicamente ok, imbastisce il gioco e si vedono i risultati. Inizia il declino fisico ma continua ad essere titolare, scelta tecnica che non paga e il gioco ne risente, ma non cambia il registro. Si rifà nel derby, dove segna una doppietta su azione, nel secondo tempo, quando gli viene chiesto con veemenza di stare alto (fare la punta): in quella occasione risponde presente e segna. Dire che abbia 38 anni quasi 39 equivale ad essere laziali o non essere in diritto di parola, non si sa per quale motivo. Ci sono diversi esempi che illustrano quanto non sia obbligatorio avere per forza una punta di statura mondiale per vincere, basti prendere in considerazione Matri, Bendtner su tutti nella Juve degli ultimi due anni di Del Piero. Si può rispondere con un modulo di gioco diverso, un sistema diverso, non in rapporto 1:1 giocatore-giocatore. 
Detto ciò, est modus in rebus: è la storia del club, l'ultima bandiera del calcio italiano. Sta all'allenatore decidere chi far giocare, quindi il destinatario di questa polemica non può essere il giocatore, non esiste. Non è una punta, lo sanno anche i muri, ma viene costantemente schierato in quella posizione. 

De Rossi - Ormai da anni non fornisce prestazioni di livello, il suo livello, è fa rabbia. Anche in questo caso, sta all'allenatore decidere chi far giocare, quindi più che attaccare (in modo anche esagerato e sulla vita privata) un giocatore, basta capire quale sia il motivo. Questo tipo di scelte agli occhi esterni forse non ha altro motivo che il legame romantico con la piazza, perché in quanto a prestazioni non è più in grado di fornire prove maiuscole. Anche lui ostaggio di uno stipendio spropositato, deposito ereditario della gestione precedente, un ricatto bello e buono per la gestione americana.

In conclusione. Non prendere delle decisioni in merito a posizioni che legano parte dell'ambiente a figure rappresentative del popolo porta a fratture ambientali inevitabili, che sfociano in guerra intestina ridicola agli occhi di Roma stessa e di tutto il mondo. Veder giocare uno più di un altro solo per spirito di appartenenza, nello sport, non è una cosa molto diffusa, e per fare il salto in avanti a livello di mentalità forse serve proprio il distacco, il taglio del cordone ombelicale. Ciò che ha sempre caratterizzato il tifo romanista è il ricordo, il pensiero all'indietro. Capita con Totti: il mondiale vinto (2006, 9 anni fa), la scarpa d'oro di Totti (2007, 8 anni fa), lo scudetto (2001, 14 anni fa). Capita con la Roma: la finale col Liverpool (1984), il parametro con gli acquisti dell'era Sensi per vincere uno scudetto, dopo 7 anni dal suo arrivo di 7°, 5°, 5°, 12°, 4°, 5° e 6° posto. "Eh ma Sensi nel 2000 investì": 15 anni fa, senza progettare, facendo investimenti di cui già abbiamo abbondantemente parlato. 

Gli anni seguenti, tra Franco e Rosella? 

  • 01/02 2° e vince supercoppa
  • 02/03 8° e finale persa coppa italia
  • 03/04 2°
  • 04/05 8° e finale persa coppa italia
  • 05/06 2° e finale persa coppa italia
  • 06/07 2° e vince coppa italia, finale persa supercoppa
  • 07/08 2°, vince supercoppa e coppa italia
  • 08/09 6° e finale persa supercoppa italiana
  • 09/10 2° e finale persa coppa italia
  • 10/11 6° e finale persa supercoppa italiana. 


Vittorie C.I.: 2  VIttorie S.I.: dal 2001 al 2011 2 Finali perse C.I.=4, finali perse S.I.=3. 
Gestione di 19 anni, 1 scudetto, 2 coppe italia 2 supercoppe italiane.

Negli anni di gestione americana (4 incluso quello in corso), i bersagli sono stati un po' tutti i calciatori. La colpa è non essere altri. Chi rende non viene valorizzato ma bocciato, chi ha bisogno di tempo non può averne, l'imperativo è vincere tutto e subito. Eppure la tradizione non è questa, ma l'ansia da risultato improvvisamente pervade il pubblico romanista.

Fonte: Riccardo Caliendo - blog Fuori dal coro

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Claudio 02/05/2015 - Ore 15:37

Bravi pezzo interessante e condivisibile!

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