Breaking News

Graziani e quel 30 maggio: "Ago, perchè l'hai fatto?"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 30-05-2014 - Ore 18:54

|
Graziani e quel 30 maggio:

A venti anni da quel tragico marzo del 1994, quando Agostino Di Bartolomei decise di togliersi la vita nella propria casa di Castellabate, molti suoi ex compagni hanno voluto ricordarlo. Tra i tanti che l'hanno fatto, c'è anche Francesco Graziani. Queste le sue dichiarazioni riportate da sslaziofans.it:

"Quando sono arrivato a Roma, il primo compagno di camera è stato proprio Agostino. Tra compagni di stanza si impara a conoscersi bene, ma a distanza di 20 anni ancora non capisco che cosa gli sia scattato in testa ad Ago, perché dopo aver smesso di giocare ci siamo un po’ persi di vista. Quello che so, è che la prima cosa che farò quando ci incontreremo dopo questa vita, sarà quella di dargli subito un calcio in culo. La seconda sarà quella di abbracciarlo forte. Perché io non so che cosa sia successo, però se lui avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa, se avesse avuto bisogno di parlare e di confrontarsi con qualcuno o se avesse avuto bisogno di un aiuto per risolvere alcune sue situazioni, tutti noi gli avremmo dato una mano. Tutti. Mi fa male pensare che in modo solitario lui abbia deciso di togliersi la vita in quel modo. Io sono sicuro che se avesse parlato con me, con Bruno, con Carletto, con Righetti, con Chierico o con qualcun altro di quelli che hanno fatto con lui la storia della Roma e che gli hanno voluto veramente bene, una via d’uscita l’avremmo trovata”.

Non si può morire così. Non doveva fare tutto da solo. Anche se avesse avuto problemi finanziari, avremmo trovato il modo di fare una raccolta tra di noi e di trovare una soluzione. Se oggi viene fuori che c’è un nostro ex compagno che è in grandissima difficoltà, ma chi è che si tira indietro e gli nega un aiuto? Qualcuno ha detto che lui è andato in depressione perché, appesi gli scarpini al chiodo, sperava e credeva di poter entrare a far parte della dirigenza della Roma all’epoca della famiglia Sensi, mentre qualcuno gli avrebbe negato questa possibilità. Altri dicono che invece non sia mai arrivata una sua richiesta per rientrare nella Roma, altrimenti i Sensi  l’avrebbero presa in considerazione.  Io non lo so qual è la verità. Ma sta di fatto che quando tu hai condiviso momenti straordinari con un compagno di squadra e poi la situazione va a finire in tragedia come è successo con Agostino, è inevitabile sentirsi in qualche modo responsabili. Tutti noi ci sentiamo in colpa e ci siamo detti tante volte in questi 20 anni che forse potevamo fare qualcosa che invece non siamo riusciti a fare, per evitare quella tragedia. E resteremo per sempre con il dubbio sui motivi che lo hanno spinto a farlo, su cosa gli sia scattato dentro per convincerlo che premere quel grilletto fosse ’unica soluzione”.

Con Agostino c’è un episodio che riguarda il momento dei calci di rigore di quel Roma-Liverpool che non dimenticherò mai, perché quella è una partita che ricorderò probabilmente fino ad un momento prima di lasciare questo mondo. Perché è una ferita che dopo 30 anni fa ancora male e farà sempre male. Nel momento in cui inizia la serie dei rigori, Agostino è il primo a dover andare sul dischetto. Liedholm lo ha designato come primo rigorista, ma lui si avvicina e mi dice: ‘Ciccio, non ce la faccio, io non lo tiro per primo, perché ho le gambe pesanti. Per favore, lo tiri tu il primo rigore al posto mio?’ Io gli ho risposto che non ero io che facevo un favore a lui, ma che era lui a farlo a me il favore, perché prima lo tiravo quel maledetto rigore e meglio era. Perché io sono sempre stato ansioso, mentre lui era uno pacato. ‘Allora vai prima tu’, mi ha detto, ed io sono andato a prendere il pallone, l’ho sistemato sul dischetto, ma nel momento in cui mi sto concentrando per prendere la rincorsa, mi si avvicina Agostino e mi dice: ‘Ciccio grazie, ma lascia stare, ha detto il Barone che lo devo tirare per forza io il primo rigore, per un discorso di scaramanzia’. Io allora mi faccio  da parte, lui va lo calcia e segna. Io, invece, tiro per terzo, sbaglio e perdiamo la partita. Ma io l’ho superata quella delusione, lui, no"

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

chiudi popup Damicom