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Hall of Fame, Tancredi: “Che onore la mia selezione. Ma quel giorno pensai ad Ago…”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 28-06-2013 - Ore 12:00

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Hall of Fame, Tancredi: “Che onore la mia selezione. Ma quel giorno pensai ad Ago…”

La storia della Hall of Fame della Roma comincia da Franco Tancredi. ‘Numero 1’ tra i primi undici eletti nel 2012, il portiere dello Scudetto del 1983 è anche il primo estremo difensore ad essere entrato nella galleria delle leggende giallorosse. “Lo scorso anno superai la concorrenza di Guido Masetti, fu un onore enorme. Devo ringraziare non soltanto la commissione, ma anche i tifosi, visto che anche loro mi hanno preferito al grande Masetti. E’ un portiere che non ho mai visto giocare”, dice Tancredi, “me lo feci raccontare da alcuni vecchi cronisti. A lui sono legato non solo dalla nostra militanza romanista, ma anche da un piccolo aneddoto. Quando giocavo a Giulianova lui, che era osservatore della Roma, mi venne a vedere per una settimana intera e alla fine inviò una relazione alla Società consigliando di acquistarmi. Non si trovò l’accordo, così finii al Milan”.  

Masetti quest’anno è candidato nella categoria ‘Portieri e Difensori’ con Sebino Nela, Christian Panucci, Sergio Santarini e Vincent Candela. “Con Nela ho avuto la fortuna di giocarci, il mio voto va a lui. Sebino era fantastico – dice l’ex numero 1 giallorosso – un sinistro che sapeva giocare straordinariamente sulla destra. Ma soprattutto un amicone, un ragazzo solare, positivo, dotato di grandissima personalità. Poi, naturalmente, quando c’era da difendere qualcuno in campo ci pensava lui. Tuttora mi considero suo amico, ci sentiamo spesso e poi ci accomuna il nostro cammino in nazionale. In azzurro, forse, meritavamo di più”.  

Durante la cerimonia del 7 ottobre 2012, il giorno della festa per i primi 11 eletti nella Hall of Fame romanista, Tancredi e Giacomo Losi furono protagonisti di un momento straordinario. “Ci venne spontaneo prendere la bandiera di Agostino Di Bartolomei che sventolava in Curva Sud. Per me fu naturale, ad Agostino ero legato da una fortissima amicizia. Eravamo accomunati non soltanto dal calcio e sventolare quella bandiera con il suo ritratto fu come mandargli un messaggio. Volevo dirgli che era lì con noi, sotto quel settore, la Curva Sud, a cui si rivolgeva dopo ogni gol”.

Fonte: AS Roma

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