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Il Grande Fratello del calcio

condividi su facebook condividi su twitter Di: Eduardo Barone 10-04-2014 - Ore 11:00

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Il Grande Fratello del calcio

"E' la tecnologia, bellezza": direbbe chi difende a spada tratta il ruolo che essa ha nel calcio di oggi. Un calcio che si sta evolvendo sempre più in una dimensione digitale. La tecnologia ha accresciuto così tanto le sue chele da dividersi in due fasi.

La prima: quella passiva, ovvero l'occhio robotico che guarda, scruta, spia.  E' incarnato dalle telecamere, posizionate dovunque e in numero elevato. Una telecamera negli spogliatoi, una nel tunnel all'ingresso del campo, un'altra puntata sull'allenatore, e molte altre ancora sui giocatori. Chiunque può vedere qualunque cosa succeda sul rettangolo di gioco, al bordo di esso e sugli spalti. E fin qui, sia chiaro, questo primo aspetto non sembra destare preoccupazione, anzi, il fatto di poter godere di un evento sportivo in tutte le sue declinazioni sicuramente affascina.

Ma da questo momento nasce il secondo lato della tecnologia nel calcio. Da strumento passivo si tramuta in attivo, da occhio avalutativo a giudice critico. L'apparato televisivo diventa così appendice dei poteri decisionali, diventa moviola e prova tv. La televisione in questo modo può, indirettamente, squalificare un calciatore o un allenatore, chiudere una curva, e, cosa più potente di tutti, processare ed emettere sentenze.

Uno strumento così efficace può risultare tanto utile quanto pericoloso. Le ultime vicende hanno dato dimostrazione di quanto la tecnologia al servizio della televisione possa influenzare, e addirittura integrarsi con i poteri del calcio. E in un ambiente, in particolare quello italiano, fortemente amico di polemiche arbitrali e discussioni infinite, l'introduzione della cosidetta moviola in campo potrebbe definitivamente far incorporare la tecnologia al calcio. Un elemento da inserire tra i pro della tecnologia e sopratutto della moviola è la sua introduzione efficiente già in molti altri sport come nel tennis e nel rugby.

Il problema però potrebbe essere proprio la condizione di adesso, cioè quando la tecnologia è in parte accettata e in parte no dall'ordinamento sportivo. Per il suo utilizzo occorre prima porre delle norme chiare che al momento non ci sono. E' ovvio però che la sua introduzione può partire solamente da un contesto internazionale, spetta quindi a Fifa e Uefa dare il via a questo movimento di rinnovamento, se si intende veramente introdurre la tecnologia in tutte le sue accezioni. Ma siamo sicuri che finché l'immobilismo di Blatter sarà al comando qualcosa si muoverà?

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