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Keita raccontato da un giornalista spagnolo: "Un leader dalla mentalità vincente"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 06-06-2014 - Ore 11:59

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Keita raccontato da un giornalista spagnolo:

Un “Re Leone” a Roma? Qualche tempo fa’ forse. Argentino, attaccante. Altri tempi. Questo, è Maliano. Keita. Un cognome comunissimo in patria, come il classico Rossi italiano. Eppure Seydou lo chiamavano “El Rey Leon”, alla spagnola. Come Sundjata. Un altro Keita, eroe nella tradizionedel popolo Mandinka. Primo “mansa” dell’impero del Mali.

Seydou Keita sbarca a Roma, senza troppi clamori reali. Lui, è abituato a parlare sul campo. Coi fatti. Primo acquisto dell’epico Barcellona di Guardiola (14 milioni nelle casse del Siviglia), squadra con cui il maliano ha vinto tutto, ma proprio tutto: tre campionati di Liga, due Champions e due coppe del mondo per club luccicanti, in bacheca. “Può bastare” si sarà detto tra se e se nell’estate del 2012. Keita vola in Cina, per un’esperienza tutta nuova al Dalian Aerbi. Ma… “Amo il fútbol e giocare a livelli alti. Ho bisogno di altra pressione” ha dichiarato Seydou qualche mese fa. A gennaio, quando il Valencia è diventata la sua nuova casa. Intervistato in esclusiva per Gianlucadimarzio.comVictor Lluch,giornalista di Onda Cero molto vicino alle vicende del Valencia, ci racconta l’ultimo Keita.

Quello degli ultimi quattro mesi, prima dell’arrivo a Roma. “Al suo arrivo, eravamo tutti un po’ dubbiosi sul suo stato di forma e sulla sua utilità. Sai, in Cina non c’è lo stesso ritmo”.Eppure Keita “ha dimostrato di poter giocare ancora ad alti livelli, nel calcio europeo”. Per il Valencia “è stato un giocatore importantissimo, nonostante sia rimasto solo 4 mesi. Pensa, al termine della stagione i tifosi cantavano ripetutamente “Keita quedate, Keita quedate (resta)”. Entrare nel cuore della gente in così poco tempo ti fa capire molte dinamiche”. Un tassello preziosissimo, sia in campo che fuori. Victor continua “Keita era l’esempio numero uno per tutti i giovani”. La caratteristica più marcata? “La sua personalità. Era il leader del gruppo.Ricordo ancora quell’episodio prima della semifinale d’andata di Europa League contro il Siviglia. Pizzi riunisce tutta la rosa in mezzo al campo e decide di far parlare i veterani, quelli più esperti. Keita ha preso la parola, con carisma. “Siete ancora giovani, ma potrebbe non capitarvi mai più” diceva il maliano. “E’ la partita più importante della vostra vita”. E quando c’era da dimostrare, Keita non si è mai tirato indietro. “Centrocampista difensivo molto duttile, il ragazzo ha giocato spesso in coppia con Parejo. Insieme, Dani rendeva di più. Perché libero da quel “lavoro sporco” tanto ben curato dall’ex Barcellona”. Ma fisicamente come sta? “Bene, è stato bene tutta la stagione. In queste ultime due settimane il giocatore ha avuto un problema al ginocchio destro, ora non sarà al 100% sicuramente. Ma c’è tempo davanti”.
Valencia non trova difetti, innamorata dalle qualità del ragazzo. Ma non si è provato a trattenerlo? “Certo, il club lo voleva tenere e farlo rinnovare perché Keita si è dimostrato un professionista incredibile. Forte in campo, educato con la stampa e sincero. Uno che faceva la differenza. Ci è stato detto che inizialmente il giocatore preferiva una città che lo amasse, in cui la famiglia si trovasse a suo agio. Poi, ha scelto di competere ad alti livelli, in Champions”. Ecco la Roma di Rudi Garcia. “Lo vedo bene” conclude Victor. Perché nonostante i suoi 34 anni Seydou ha ancora tanta voglia di ruggire. Come un leone. Con la corona da Re.

Fonte: gianlucadimarzio.com

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