Breaking News

La grande lezione del rugby e la sconfitta del calcio

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 11-11-2013 - Ore 15:20

|
La grande lezione del rugby e la sconfitta del calcio

Il calcio ha toccato il fondo con la vergognosa sceneggiata di Salerno. I giocatori della Nocerina, minacciati dagli ultrà, minacciati pesantemente, hanno fatto in modo di "chiudere" la partita, tra sostituzioni immediate e finti infortuni, dopo pochi minuti. Gli ultrà criminali (perché non bisogna mettere sul banco degli imputati tutto un movimento) avevano ordinato, sì ordinato, ai calciatori della Nocerina di non andare a Salerno, visto che a loro, ai sostenitori più caldi e ottusi, era stata vietata la trasferta per motivi di ordine pubblico. Impauriti, terrorizzati gli atleti hanno scelto, come soluzione finale, una commedia grottesca. Nuovi fango sul dio pallone. Oltre alle partite truccate, al razzismo, alla violenza, ecco un altro capitolo dolente, assurdo, inaudito.

Seguo il football, da cronista e da appassionato, da anni e anni: mai avevo visto un fatto simile. Mai. Sabato scorso, invece, ho visitato il paradiso. Sono andato con mio figlio Santiago allo stadio Olimpico di Torino per il test-match di rugby tra Italia e Australia. È stata una festa! Tanta gente felice e colorata, le bandiere, le magliette, i panini e le birre, la condivisione di una passione, i sostenitori australiani accolti come fratelli; durante la disfida non un fischio, un buuuu, un lacrimogeno, una carica della polizia, la pipì lanciata nel settore ospiti, l'offesa ai morti, striscioni offensivi, cori beceri. E al momento dei calci di punizione o liberi, il silenzio assoluto: per permettere al giocatore di concentrarsi. Io e mio figlio (altra bella esperienza) abbiamo cantato insieme l'inno di Mameli. È finita 50 a 20 per i Wallabies, una brusca caduta, ma nessuno ha contestato, nessuno ha chiesto all'allenatore francese Jacques Bruel di farsi da parte, il popolo del rugby ha proseguito con la sua allegria e il "terzo tempo" che tutti unisce.

Certo, nel nostro paese la palla ovale non è ai livelli del calcio, sport popolare. Al lunedì, negli uffici o nei bar, a scuola o in fabbrica, si discute su quel rigore, su quel fuorigioco, sulla prodezza di Pogba e sulle punizioni-meraviglia di Conti. Ma non è una questione di numeri o di ingaggi, è una questione di cultura. Il rugby resterebbe tale anche di fronte a un fenomeno come quello calcistico. Perché è rimasto "sport" nel senso più alto, nel senso più vero, nel senso più autentico.

Fonte: Huffington Post

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

chiudi popup Damicom