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La Roma non sale sull'ultimo treno per lo scudetto

condividi su facebook condividi su twitter Di: Massimo De Caridi 03-03-2015 - Ore 12:28

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La Roma non sale sull'ultimo treno per lo scudetto

2 marzo 2015. Stadio Olimpico, in campo Roma e Juventus. Doveva esser la gara per rilanciarsi, doveva esser la partita della rivincita rispetto a quella dell’andata decisa dall’arbitro Rocchi, doveva esser l’ultima chance per attaccarsi al treno verso il titolo. Doveva esser tante cose, la verità è che la Roma per 70’ non ha tirato in porta. Di fronte non c’era la Juventus di Conte, cattiva ed arrembante in ogni zona del campo ma una squadra priva di Pirlo e Pogba e con un Vidal in netta crisi di forma e psicofisica. I bianconeri sono arrivati a Roma con l’idea di giocare al gatto col topo: chiudersi tutti ed 11 nella propria metà campo e non far trovare sbocchi veloci alla manovra romanista ma anzi, rubare palla e ripartire in contropiede. Garcia ha schierato la stessa formazione impiegata a Rotterdam contro il Feyenoord con la sola eccezione del cambio della guardia in porta: dentro De Sanctis, fuori Skorupski. Il tecnico francese ha deciso di impiegare nuovamente sia De Rossi che Pjanic, apparsi entrambi lontani dalla condizione migliore. Se per il mediano di Ostia le scusanti sono diverse, come i continui infortuni che lo hanno portato a fermarsi e ripartire diverse volte, una pesantezza fisica evidente ed uno sprint difficile da trovare in queste condizioni, ancora più strana è la scelta di far partire nuovamente Pjanic al posto di Nainggolan, che aveva già riposato in Olanda e che sembrava perfetto per una battaglia a centrocampo con i giocatori muscolari di cui dispone la Juventus. Il bosniaco aveva mostrato qualche cenno di miglioramento ma a fine primo tempo non aveva ancora creato un minimo di pericolo, omettendo il fatto che ormai il tiro in porta è un miraggio, se non da calcio piazzato. In panchina, Garcia aveva a disposizione anche Paredes, certamente in una forma più accettabile del numero 15 giallorosso, per non parlare di Ucan, ormai vero e proprio oggetto misterioso al pari di Jedvaj lo scorso anno. La prima frazione di gioco si chiude col punteggio di 0-0 e con l’idea che solo i bianconeri possano sbloccare l’incontro. C’è un’azione emblematica del match verso la fine del primo tempo: a centrocampo, in prossimità della linea del fallo laterale, zona Monte Mario, Lichsteiner è in possesso palla ma deve fronteggiare 3 giocatori della Roma che lo accerchiano. Lo svizzero inserisce il turbo e nessuno dei giallorossi riesce a fermarlo, fin quando l’ex laziale non entra in area di rigore e calcia fuori alla destra di De Sanctis. L’idea di andare a marcare i giocatori avversari c’è, i movimenti sono lenti ma giusti ma quando la testa e di conseguenza le gambe non girano a dovere, i calciatori delle squadre avversarie vincono rimpalli, contrasti e duelli. Questa è la Roma per trequarti di partita. Poi, succede qualcosa che sveglia la Roma: questa volta la scossa è doppia. Prima, Torosidis atterra Vidal al limite dell’area di rigore giallorossa e, pur essendoci un incrocio di gambe e quindi il fallo non è grave, la seconda ammonizione del greco ci sta. Sul pallone va Tevez, poiché lo specialista Pirlo è infortunato. Palla alta e si ricomincia a giocare? Macché! L’argentino estrae il coniglio dal cilindro e la sua punizione finisce sotto la traversa con De Sanctis impietrito ed arrabbiato con quelli della barriera che non sono saltati. Escono, in rapida successione, De Rossi, Totti e Ljajic e la Roma cambia marcia. La squadra ha meno tecnica in campo ma più ritmo e velocità con l’innesto di Nainggolan, Iturbe e Florenzi, quest’ultimo nel nuovo ruolo di terzino destro al posto dell’espulso Torosidis. Sembra la situazione perfetta per la Juve ma non c’è più Conte in panchina ed i bianconeri invece di azzannare la preda come lupi famelici, appaiono dei micetti spauriti e si rintanano nella propria trequarti a difendere il vantaggio. Nota di merito per Manolas, che annulla Morata dal campo e lo fa anche ammonire. Almeno lui sembra tornato quello di inizio stagione anche se una rondine non fa primavera. La Roma si riversa in massa nella metà campo juventina e guadagna corner e punizioni molto pericolose. Nella prima occasione, Florenzi mette in area un pallone liftato alla perfezione che Manolas colpisce di testa in maniera esemplare ma è altrettanto da manuale la risposta di Buffon. I giallorossi ci credono e non vogliono perdere: altra punizione di Florenzi da destra e pallone che finisce ancora sulla testa di un romanista, stavolta è Keita che da pochi passi supera l’estremo difensore bianconero. La Roma prova a vincere ma come al solito, punta su orgoglio e disperazione e così si affida alle giocate dei singoli. Una di queste è di Juan Manuel Iturbe, che col suo dinamismo crea parecchi grattacapi ad una difesa statica come quella ospite. L’argentino supera in velocità un paio di avversari e dal limite dell’area di rigore, tenta un tiro con la punta del piede che non prende il giro giusto e si spegne al lato. Questa partita è lo specchio della seconda Roma di Garcia nel 2015: lenta e prevedibile finché non riceve uno schiaffo e non si sveglia oppure buona all’inizio ma che pian piano si spegne. La sensazione è che la formazione di Allegri non sia un’armata invalicabile ma la Roma ha dimostrato tanti limiti che non le hanno permesso di lottare per il massimo traguardo. Adesso, però, servirà la massima concentrazione per non perdere anche il secondo posto e proseguire il cammino in Europa League, che deve esser l’obiettivo primario di questa stagione.

Fonte: Massimo De Caridi

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