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Lettera a Miralem Pjanic

condividi su facebook condividi su twitter Di: Lorenzo Imperiale 14-06-2016 - Ore 14:00

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Lettera a Miralem Pjanic

Ora che è ufficiale, caro Miralem, vorrei scriverti due parole. No, tranquillo, non saranno insulti o altri beceri commenti sulla tua persona o sulla tua famiglia, sarà solo una riflessione pacifica e pacata. In questo tempo dove vanno di moda lettere private, parole al vento o altro, mi sento in dovere di dire la mia da tifoso, prima che da giornalista (quale ancora non sono).

Da sempre hai professato, caro Mire, amore per questa maglia e per questa città, facendoci innamorare ad ogni tuo gol. Ricordo ancora quella domenica del 20 novembre del 2011, quella notte contro il Lecce. L’inizio di quello che per noi sembrava essere una favola. E che dopo 5 anni è diventato il nostro peggior incubo. Perché Miralem, perché.

Perché dire queste parole il 9 dicembre 2015: “In questo caso non scelgo una singola persona, ma voglio scegliere i tifosi della Roma. Questa è la mia quinta stagione qui e mi hanno insegnato cosa vuol dire essere un romanista. Anche i compagni di squadra con cui gioco da tanto tempo mi hanno fatto capire che questa non è una maglia qualsiasi: la maglia della Roma è una cosa molto importante per la nostra città. Ora sono un tifoso di questa squadra: ora sono un romanista”. E poi andare nella squadra dove, da romanista, ci abbiamo lottato le battaglie più atroci, che loro hanno vinto anche disonestamente. Perché Miralem, perché.

Eppure c’eri anche te quella notte del 5 ottobre 2014 a Torino. C’eri tu in campo quella sera. Hai provato sulla pelle cosa vuol dire essere defraudati, derisi, umiliati, battuti non da una squadra ma da un insieme di fattori che non sto qui a ricordarti perché già li sai. Eri te che eri intervenuto su Pogba fuori dall’area di rigore (ed oltre i minuti di recupero concessi) ma che l’arbitro ha visto magicamente dentro ed ha fischiato il penalty. Perché Miralem, perché.

Eri sempre tu che lo scorso anno, alla seconda giornata, l’avevi schiaffata dentro in faccia a Buffon e Chiellini e che li avevi mandati a -6 dalla vetta. Partita dove c’era anche un rigore su di te nei primi minuti di gioco, ovviamente non dato. Che gioia abbiamo provato Mire quel giorno eh, la ricordi? Bene, perché ormai saranno solo un ricordo per te. Queste sensazioni Mire non le proverai più, lo sai? L’ebbrezza di una vittoria contro qualcosa più grande di te, contro il potere, contro i cattivi, contro gli invincibili, non la proverai mai più. No, perché ora sei dalla loro parte. Hai scelto la via più semplice per vincere e questo lo rispetto. Ma non sempre la strada più semplice è quella più giusta.

In questo calcio fatto di soldi, di ambizioni, di successi, bisogna riuscire ad andare un po’ oltre a tutto questo e rimanere un secondo a pensare a ciò che c’è dietro. E non parlo di losche trame per vincere, parlo della passione che ogni singolo tifoso mette per la propria squadra e che, il più delle volte, si vede calpestata dal Dio denaro.

Ecco Mire, tu hai seguito il Dio denaro abbandonando la Dea Roma, che come una lupa ti aveva allattato prelevandoti da Lione e facendoti diventare uno dei giocatori più forti nel tuo ruolo. Da oggi sarai nostro nemico (sportivo), come lo sono da sempre quelli per cui adesso farai il tifo e di cui indossi in maniera fiera la maglia. 

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gianfranco leoni 23/06/2016 - Ore 09:11

la risposta è semplice, glie ne avete fatto passare la gana

Maurizio 14/06/2016 - Ore 22:14

Purtroppo e' bello veder scrivere quello che si pensa ma rimane solo una prerogativa di chi e' abituato a lottare nella vita, quando in questo caso si perdono i valori morale ecc. la preferenza va sempre dalla parte del piu' forte perche' "il dio denaro prevale". Questo dimostra ancora una volta che se non sei romano non hai la giusta grinta. Un saluto a tutti "FORZA ROMA"

Fabrizio 14/06/2016 - Ore 16:17

Vivere lo sport, vivere il calcio, praticarlo da professionista e guardarlo alla tv o allo stadio per sentirti qualcuno che altrimenti non si è... sono due cose totalmente diverse. Questo divide te che hai scritto questo articolo e Miralem. Lui fa ciò che è meglio per la sua carriera e fa bene a farlo. Le emozioni che prova lui, che vive lui e che spingono lui come ogni calciatore a fare le proprie scelte sono tante e sono cose che un tifoso non può capire, come allo stesso modo lui non può capire quello che prova realmente un tifoso. Se lui fosse stato una pedina fondamentale di un progetto qui a Roma, la società l'avrebbe trattenuto. Il valore di un giocatore può salire, crescere. Se la società non puòvuole soddisfare i requisiti necessari per tenere il giocatore, vuol dire che non è interessata a tenerlo. E lui va dove c'è la possibilità di VincereValorizzarsi il più possibile. Punto. Possibile che si debba parlare così tanto di una cosa così ovvia e semplice?!

gix 14/06/2016 - Ore 14:41

chi ha scritto questo articolo, forse, vive in un mondo irreale; da sempre i calciatori parlano, giudicano criticano e tifano perché d'altronde sono uomini come noi; ci stupiamo dell'atteggiamento avuto da Pjianic ma non è il primo e non sarà l'ultimo; in passato altri calciatori hanno fatto e detto le stesse cose quindi perché stupirsi? il mondo di oggi è pieno di sognatori è vero ma alla fine sono i pragmatici che vanno avanti....e non mi stupirei se lo stesso atteggiamento lo adotterà Najgoolan.....ma spero di no

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