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Lo sconforto e l'orgoglio - Garcia indica la via

condividi su facebook condividi su twitter Di: Paolo Valenti 20-03-2015 - Ore 12:45

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Lo sconforto e l'orgoglio - Garcia indica la via

E così la Roma esce anche dall’Europa League. La terza eliminazione stagionale, dopo quella in Champions a dicembre e la successiva rimediata in Coppa Italia a febbraio sempre per mano della Fiorentina, arriva dopo l’altrettanto bruciante sconfitta casalinga di domenica scorsa contro la Sampdoria. Due partite, quelle contro la Samp e i viola, che avrebbero dovuto rilanciare immagine e ambizioni dei giallorossi, reduci da settimane di grigi pareggi. Gli impegni all’Olimpico, che avrebbero dovuto dare una sterzata positiva alla stagione, hanno in realtà fatto precipitare gli uomini di Garcia in una crisi profondissima dalla quale, come ha affermato l’allenatore francese nel post partita, sarà possibile uscire solo con carattere e orgoglio.

I precedenti non sono confortanti per la Roma. Stagione 1986-87, terzo anno di Eriksson sulla panchina: il 22 marzo 1987, a sette giornate dalla fine, i giallorossi sono a tre punti dal Napoli capolista. Il gioco non è brillante come nell’anno precedente ma i risultati arrivano. La sfida a Maradona e compagni sembra lanciata ma nelle ultime sette giornate la Roma raccoglie la miseria di due punti, frutto di altrettanti pareggi casalinghi contro Fiorentina e Ascoli, chiudendo la stagione fuori dalle coppe al settimo posto.

Nel 1996-97, l’anno di Carlos Bianchi, il 15 marzo 1997 la Juventus stende i giallorossi con tre gol. Da lì alla fine della stagione la squadra, in rotta con l’allenatore argentino (che verrà poi esonerato), molla tutti gli obiettivi raccogliendo sei punti nelle ultime dieci partite, chiudendo l’annata con una sconfortante prestazione casalinga (0-3 con l’Udinese).

Nel 2004-05, l’anno dei quattro allenatori che si succedono vorticosamente a Trigoria (Prandelli, Voeller, Del Neri e infine Bruno Conti), dal 28 febbraio 2005 alla fine del campionato la squadra colleziona la miseria di  una vittoria, tre pareggi e otto sconfitte, di fatto eliminando il rischio di non vedersi coinvolta nella lotta per non retrocedere solo alla penultima giornata con la striminzita vittoria di misura a Parma firmata da Cassano.

Per evitare che anche questa stagione si trasformi in un incubo sportivo forse anche peggiore dei precedenti (nelle stagioni prese in considerazione la Roma non aveva una rosa della qualità di quella attuale) sarà necessario ritrovare la strada della vittoria a partire dalla trasferta di Cesena. Ma come, con una squadra che sembra ormai contorta su se stessa, incapace di ritrovarsi persa com’è nelle sue paure? Rudi Garcia ha indicato la via: non saranno la condizione atletica o la classe dei giocatori a salvare la Roma. La medicina per guarire ha un solo nome: orgoglio. L’orgoglio di giocatori che non ne possono più di chinare il capo dopo il triplice fischio. L’orgoglio di giocatori che sono stanchi di giustificare prestazioni avvilenti. L’orgoglio di uomini che hanno la maledetta voglia di riappropriarsi di se stessi e del loro valore.

Si perché, nonostante tutto, i fischi di questa sera non sono che una disperata richiesta di tornare applausi.  

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