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Quando Falcao tirava i calci di rigore e Ago alzava la coppa solo al cielo

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 10-04-2015 - Ore 18:10

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Quando Falcao tirava i calci di rigore e Ago alzava la coppa solo al cielo

Torino-Roma adesso sembra quasi perfetto per ricordare qualche etto della nostra storia, fatta di tre scudetti e di tante tante – sono 9 – Coppa Italia. E che Coppa Italia. Quelle che vanno dagli Anni 60 alla bellissima Roma di Spalletti del XXI secolo, passando soprattutto attraverso i tempi di Krol, Maradona, Rummenigge, Junior, Platini, con un capitano nostro -sempre nostro- che si chiamava Agostino Di Bartolomei. Nessuna squadra finora ne ha vinte di più, nessuna squadra ha fatto più finali di noi (visto che ultimamente si festeggiano anche quelle). Col Toro c’è una storia, lunga, antica e, spesso di gloria. Prima e oltre quel 15 maggio 1983 tricolore si ricorda spesso la Coppa vinta nel 1980 (stagione 1979/80, 17 maggio 1980) quella in maglia bianca, finita 1-1 e poi ai rigori in un Olimpico infinito, e il pallone di Zaccarelli tra le mani di Tancredi. Giusto ricordo. La festa con i piumini della pouchain, la fiaccolata, l’inizio di una lunga lunga lunghissima camminata che avrebbe fatto di quella Roma la Roma più forte di sempre e che si sarebbe interrotta soltanto cinque stagioni dopo, in un’altra serata di maggio in maglia bianca finita ancora 1-1 ma ai rigori 3-5 per quelli con la maglia rossa. Molto più raramente nei racconti riaffiora il ricordo di un’altra Coppa Italia della Roma, quella vinta l’anno successivo, stagione 1980/81, giugno 81. Eppure in quest’altra Coppa Italia c’è molto, quasi tutto. C’è la data innanzitutto: era il 17 giugno. C’è la stessa maglia bianca indossata, lo stesso avversario, il Torino, lo stesso risultato, anzi pure con la eco, doppiato, 1-1 all’andata, 1-1 al ritorno perché dopo la Coppa vinta a Roma dalla Roma nella finale unica la stagione prima si decise di cambiare. Il ritorno si giocava al Comunale. Cuttone, un terzino che si chiamava Agatino, fece un gol da Roma.

La Roma se ne fregò, con la sua bellezza, con i suoi calzerotti, con i calzettoni bianchi cerchiati rosso e giallo-arancio, continuò a fare gioco, più o meno a dominare, con la consapevolezza che prima o poi avrebbe segnato: segnò, con Ago, su rigore. Poi ricordo Birigozzi e sarà che avevo 9 anni come le Coppe di adesso, mi ricordo che fece una cosa fantastica e lunare sulla sinistra, forse è per questo che quella finale è particolarmente nel cuore, anche perché poi Birigozzi non so che fine abbia fatto. Forse non è solo per Birigozzi però. Perché poi si arrivò nuovamente ai rigori, dopo l’1-1, e ai rigori successe una cosa strana: sbagliò Agostino. Poi – dopo l’errore di Graziani per loro, ad annunciare un ancora più strano e ingratissimo destino - il rigore decisivo per la Roma e per la Coppa lo andò a tirare un certo Paulo Roberto Falcao. Era la sua prima stagione, un mese e una settimana prima in quello stadio c’era stato il gol annullato a Turone, sarebbe stato il primo trofeo, il sigillo della sua venuta. Segnò. Tirò.Vincemmo 5-3 quella sera. A Roma si fece festa per il secondo anno consecutivo , il Corriere titolò “Roma padrona di Coppa” e i giocatori fecero festa sul prato del Comunale, Agostino alzò la Coppa. Ecco. Ecco forse perché è particolarmente bella quella coppa, perché, senza fare citazioni sgradite ma senza fare finta di niente, nella curva Maratona del Toro c’era in basso uno striscione lunghissimo, quello degli Eagles Supporters all’epoca gemellati coi torinisti. Dire che alzammo la coppa in faccia a loro forse è esagerato, ma solo perché non ce ne importava niente.

 

Fonte: AS Roma match program - T.Cagnucci

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