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QUI NAPOLI - Benitez: "E’ un momento difficile ma resto positivo. Ci aspetta il riscatto contro la Roma,uniti si è più forti e si vince!”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 04-02-2014 - Ore 11:51

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QUI NAPOLI - Benitez:

Rafa Benitez è stato ospite della trasmissione In casa Napoli in onda su Piuenne Tv: “È sempre  difficile analizzare una pesante sconfitta. Il primo episodio ha cambiato tutto, Mertens poteva pareggiare, e per me questo episodio è stato determinante perché poteva cambiare tutto. La reazione della squadra non è stata cattiva dopo lo svantaggio  ma poi c’è stato il secondo e il terzo errore. Se dovessi decidere la formazione adesso  rifarei le stesse scelte che ho fatto ieri, dobbiamo gestire la rosa per vincere tutte le partite non solo una. Non credo la partita ieri sia stata bruttissima, la squadra stava gestendo. Dal punto di vista psicologico la sconfitta della Fiorentina non ci ha condizionati, non puntavamo al pareggio, l’atteggiamento è sempre mirato alla vittoria. All’’inizio della partita loro non hanno avuto occasioni, è stato il primo gol a cambiare tutto. Il turnover non è centrale quanto gestire la rosa. Higuain è un giocatore determinante, Zapata deve crescere, gli altri hanno esperienza e gestire la rosa in partite come questa significa arrivare con la squadra in condizione di vincere qualcosa. Se si va male devo accettare l’idea che sia colpa mia. Iniziare con una formazione per mettere dopo in campo le seconde linee no, noi decidiamo guardando gli allenamenti. L’aspetto psicologico è positivo, ma ripeto ancora una volta che è importante sfruttare tutta la rosa per vincere. Avere una filosofia di lavoro significa rispettarla fino alla fine. Ci sono state altre partite che abbiamo vinto adoperando tutti i giocatori, adesso siamo un po’ in difficoltà. Contro la Lazio  la squadra ha mantenuto il suo carattere. Per questo momento non cerco scuse, ma abbiamo perso diversi giocatori importanti, sono 5 titolari! Significa che gli altri devono giocare di più, sempre nel discorso di gestire la rosa. Lavoriamo anche sull’aspetto psicologico, tanti giocatori hanno fatto benissimo e non si può giudicare un giocatore solo per un errore. Personalmente continuo a essere positivo e continuo a dire che coi nuovi acquisti abbiamo nuova energia e che la squadra ha mentalità e fisicità per far bene. Tra poco torna Behrami oltre Hamsik due giocatori importantissimi. In attacco abbiamo fatto bene, in difesa tutta la squadra, non solo la difesa, deve lavorare meglio. Ma ieri era difficile inserirsi negli spazi di una squadra corta. Contro la Lazio la fase difensiva è andata meglio. L’Atalanta ha fatto solo tre tiri in porta, nel secondo tempo abbiamo rischiato di più perché perdevamo ma non ricordo particolari parate di Reina. Abbiamo fatto tre errori importanti dai quali dobbiamo imparare. Le altre squadre ci conoscono e ci aspettano dietro la linea della palla, non è un problema e contro altre squadre che hanno fatto così abbiamo vinto lo stesso. Anche il Barcellona fa fatica magari a fare il primo gol e poi dopo il primo va facile. Il bilancio si fa alla fine e per ora il bilancio per me è positivo. I giocatori che abbiamo sono di livello, il campionato non è facile dobbiamo continuare a lavorare. Dare più fisicità alla squadra e cambiare il modulo con un centrocampo più consistente?  Henrique ha velocità e Ghoulam è alto, è forte e ha corsa. Poi Jorginho ha qualità in un ruolo che mancava. Al presidente non rimprovero nulla, ha fatto gli sforzi per fare una squadra internazionale, una squadra giovanissima, di livello internazionale; stiamo preparando il futuro che sarà ancora meglio. Se la squadra cresce, cresce anche il monte ingaggi, il che è positivo: significa che abbiamo soldi e la gestione è buona. A gennaio è difficile spendere perché i buoni giocatori restano dove sono perché possono vincere nelle loro squadre. Cambiare il modulo di gioco? I giocatori sono più importanti del modulo: i giocatori devono capire quello che devono fare in campo al di là del modulo dell’altra squadra. Mettere al centro del discorso il modulo e cambiarlo significa rendere più importante l’allenatore, mentre i più importanti sono i giocatori. Perché dell’esclusione di Jorginho: per la Uefa ci sono 25 giocatori in lista: 4 nel vivaio + 4 in Italia + 17 tra italiani e stranieri, tra questi puoi cambiare solo tre nomi per l’Europa League. Abbiamo perso Armero, Cannavaro e Mesto: questo significa che dobbiamo per forza mettere i difensori. Henrique è un difensore centrale ed era una scelta obbligata tenere fuori Jorginho. Dobbiamo adesso prepararci per mercoledì: sarà difficilissimo con la Roma che gioca una volta alla settimana. È una sfida per dimostrare il nostro carattere. Behrami si è allenato bene oggi ma è presto per lui. Lui è importante perché si fa sentire a centrocampo. Il mio motto è “sin prisa pero sin pausa”. Cioè bisogna sempre continuare, nel calcio la testa è importante, specialmente con le partite difficili. Ad esempio ricordo un Everton contro Liverpool e noi eravamo in superiorità numerica e sull’1-1: sostituii Gerrard e tutti mi criticarono ma proprio il sostituto segnò e vincemmo. Morale: bisogna giocare con la testa. Sono il primo ad essere dispiaciuto dopo ogni partita non vinta; i tifosi vogliono vincere come noi, ma io sono uno tranquillo e cerco di dare sempre tranquillità. Per questa città il calcio è più di uno sport e per quello devo essere più tranquillo, certo mi “incazzo” quando perdo ma devo dare sicurezza alla squadra specialmente a quelli che sbagliano. Inler per esempio: stamattina gli ho detto che ha fatto un lavoro perfetto, che ha fatto cose che non faceva prima. Ha dimostrato carattere nonostante gli errori e può fare ancora bene perché  lavora e dà sempre il 100%;  potrà dare ancora tanto fino alla fine. In Inghilterra aspettano 3 anni per vedere i frutti del lavoro,  qui si vuole tutto subito. Quest’anno la squadra è più giovane, più forte e più esperta a livello internazionale. Oggi il nostro obiettivo è la Champions e possiamo raggiungerlo perché  la squadra ha energie e qualità. Vogliamo far bene quest’anno e l’anno prossimo saremo ancora più forti.

La preparazione atletica: lavoriamo 80% con la palla, in campo, facendo le cose che si fanno in partita e questo è un vantaggio. Non è vero che corriamo di meno degli altri. Contro la Lazio la squadra ha corso. Il Chelsea ha vinto l’Europa League alla fine del campionato. È una preparazione che non ti fa iniziare forte per poi avere una flessione a metà e riprendere quota verso la fine, anzi dobbiamo evitare questo. A Bologna la partita era vinta eppure abbiamo pareggiato. La psicologia cambia tutto; a livello fisico stiamo bene e mancano ancora tante partite. Commettiamo tanti errori, ma l’atteggiamento della squadra è stato perfetto, con  tanto lavoro, subire un gol all’ultimo minuto è stato negativo, è stata colpa nostra  non averne fatto un altro.

Il mio messaggio ai tifosi è che non ci possiamo fermare e lamentare, sarebbe solo perdere tempo: come professionisti dobbiamo cambiare le cose con le opportunità che abbiamo a disposizione, cioè come ad esempio adesso contro la Roma. Quando ero nel Real il mio punto di riferimento era Sacchi anche oggi molto preciso, con le sue domande ti mette in difficoltà. Aragones ha cambiato la nazionale, lo stile di gioco, peccato, la sua perdita è una perdita per il calcio mondiale. Ho fatto l’assistente di Del Bosque al Real e dico che mi piacerebbe allenare la nazionale un giorno ma tra 5 o 10 anni. Mi piace lavorare ogni giorno e la nazionale non te lo permette, è buono quando hai una certa esperienza e una certa età. Il calcio non è unico, devi avere la tua personalità. Io ascolto tutti e analizzo tutto, poi faccio le mie scelte.  In Italia ci sono grandi allenatori.

Oggi la Juventus sta facendo benissimo ma la mia esperienza mi dice che il Valencia ha vinto: con un lavoro preciso: settimana, mercato, mentalità. Col Liverpool abbiamo fatto 82 e 86 punti. Lavorando bene il gap si può colmare. La Roma ha 15 giocatori di livello ma gioca una volta  a settimana, questa è la differenza. Mi dispiace che i napoletani non conoscano la loro città. Io promuovere la Campania? Non ho molto tempo. A me piace vincere le partite ma se ho tempo per le visite culturali, che è importante, per rendere più famosa Napoli, lo faccio. Negli scacchi devi anticipare quello che fa l’avversario, saper prevedere le sue mosse e questo si può applicare  anche al calcio: anticipare è la chiave. Il Napoli ha un’opportunità per crescere ancora di più, meglio se si vince anche qualcosa nel frattempo.

Di cosa ha bisogno il Napoli per diventare forte? Questa società è nuova e deve ancora crescere tanto: ci vuole una struttura e un settore giovanile per far arrivare tanti giocatori napoletani alla prima squadra. L’Academy (come si dice in Inghilterra) ti permette di risparmiare tanto e avere dei campioni in squadra.

Non potrei andare ai Quartieri Spagnoli mi riconoscerebbero subito. I calzini di mia figlia sono una leggenda, me li ha regalati solo due volte. Sono scaramantico ma non troppo. Scudetto? Proviamo a vincere qualcosa, daremo il 100%. Riti scaramantici non ne ho, piccoli gesti quotidiani: la penna, gli occhiali. Quando ho visto il Palazzo Reale ho visto l’influenza e noi spagnoli soprattutto del sud, il calcio anche in Spagna si vive così. Quando sono per strada le domande sono sempre le stesse. A Pompei mi fermai un momento si fermarono 50 persone…

Nei momenti di difficoltà, la chiave per superarli e vincere dopo è essere uniti e lavorare insieme. Uniti saremo più forti”.

Fonte: ilnapolionline.com

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