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Roma, squadra a rapporto da Spalletti niente alibi

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 24-08-2016 - Ore 23:35

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Roma, squadra a rapporto da Spalletti niente alibi

REPUBBLICA.IT - PINCI – Un film già visto. L’immagine che la Roma restituisce di sé è quella di una pellicola ripetitiva. Non è un caso forse se le ultime tre gare a eliminazione diretta, all’Olimpico, sono finite tutte nello stesso modo: 0-3 con Porto e Fiorentina(Europa League, nel 214), 0-2 col Real. Tre gare e nemmeno lo straccio di un gol. Quando serve qualcosa di diverso dall’ordinario, la squadra senza alcun preavviso smette di rispondere ai comandi, s’inceppa e precipita. Li chiamavano black out già durante la prima gestione Spalletti: perché non è una questione di allenatore o di presidente, forse nemmeno di giocatori. E’ come se il dna della squadra le impedisse di elevarsi dalla mediocrità quando farlo diventa indispensabile. La Roma è la stessa che batte la Juve alla seconda di campionato o il Napoli alla quartultima: quando non si gioca il tutto per tutto, può battere chiunque, salvo squagliarsi quando il gioco si fa duro per davvero. Il problema è che il black out rischia di lasciare al buio pure l’ultima fase del mercato. Col rischio che qualcuno ne approfitti per darsi alla fuga.

IL RISCHIO CESSIONI: MANOLAS SCRICCHIOLA – Il risultato dell’Olimpico le toglie un jackpot da circa 30/35 milioni, restituendole un paracadute da 11. Sabatini giura che “sul mercato non cambia niente“. Ma già da ieri sera si sono intensificati i tentativi delle big per le star della Roma: Manolas, il meno convinto di restare, ha un motivo in meno per farlo, senza i gironi di Champions. Tra gli incedibili, è l’unico che possa partiredavvero: nonostante la clausola Olympiacos che garantisce ai greci la metà del gruzzolo di una cessione entro il 31 agosto. la Roma aveva stimato il valore della qualificazione intorno ai 35 milioni, e perderli non può lasciare le cose inalterate. Per comprare Borja Valero, ora, rischia di servire davvero quel sacrificio. Illustre. E la partita ha detto che Borja Valero – o comunque un centrocampista che sappia dare idee alla mediana romanista – è assolutamente indispensabile: troppo acerbo Paredes, troppo imprevedibile De Rossi.

DE ROSSI, NIENTE MULTA – Ecco, De Rossi: la notte col Porto ha riproposto una scena vista troppe volte. La Roma perde, Daniele perde il controllo. Per la decima volta in carriera un arbitro gli ha sventolato davanti al naso il “rosso” diretto. L’entrata killer su Maxi Pereira, poi sostituito, conferma per l’ennesima volta la fragilità nervosa di un campione sempre costantemente appeso al rischio di deragliare fuori dai binari della ragione alla prima increspatura del percorso. A qualcuno è bastato vederlo partire per capire come sarebbe finita. A Trigoria De Rossi ha girato di essersi scusato con Maxi Pereira (ha riportato una lesione, all’aeroporto di Oporto s’è presentato sulla sedia a rotelle). E il club, non trattandosi di un gesto violento o premeditato, ha deciso di non multarlo.

SPALLETTI ALLA SQUADRA: NIENTE ALIBI – Pure Spalletti ha deciso di non farne una questione personale. L’allenatore però ha voluto analizzare la disfatta con la squadra. L’ha “processata“, senza giudicarla. Ma spiegando cosa è accaduto davvero all’Olimpico. Le ha ricordato che ha buttato via quello che aveva costruito nei 6 mesi precedenti e che ora dovrà riprenderselo. Che la sconfitta contro il Porto resterà dentro, che sarà un nemico da affrontare ogni giorno, e da sconfiggere. Che cercare pretesti, dalle espulsioni (contro cui si era scagliato Pallotta, ad esempio) alla sorte, è da falliti. Che la sconfitta la squadra se l’è cercata giocando più di 100 minuti in inferiorità numerica (40 addirittura in 9 contro 11), ma che nonostante ciò la Roma ha tirato in porta più del Porto. Ha chiesto ai suoi di avere la responsabilità del nome che portano, il nome di Roma. Pure Fazio ha preso la parola: per dire ai compagni depressi che l’Europa League può essere gratificante. Detto da uno che l’ha vinta due volte con il Siviglia, mica col Real, c’è da crederci.

Fonte: Repubblica.it

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