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Sabatini? What Else..

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 12-08-2015 - Ore 14:05

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Sabatini? What Else..

(Editoriale) “E’ troppo presto per i tifosi sognare Dzeko o Higuain?” Secco il: “No, non è un problema” del presidente della AS Roma, James Pallotta, pronunciato nella conferenza stampa fiume del 16 giugno alle 8 di mattino. Sono passati esattamente 57 giorni da quella conferenza inedita e la Roma voluta dal presidente di Boston e costruita dall’istrionico DS della Roma, Walter Sabatini, ha iniziato a prendere forma. Non solo è arrivato il bomber bosniaco del City, che porta in dote a Trigoria oltre 185 gol segnati in carriera, ma sono arrivate anche due mezze punte-ali da sballo, Mohamed Salah dal Chelsea (via Fiorentina) e Iago Falque, che numeri alla mano sono i migliori giocatori di quel ruolo, nella scorsa stagione della Serie A.

Ma il vero miracolo del Direttore Sportivo della Roma è stato di vendere due giocatori che nella Roma praticamente non hanno mai giocato: Bertolacci e Romagnoli. Due profili interessanti ma niente di più, due ottimi giocatori che possono fare la differenza in squadre di media classifica (infatti giocavano rispettivamente nel Genoa e nella Sampdoria e non nel Real Madrid e Barcellona) ma che non avrebbero mai trovato spazio nel team che Sabatini sta costruendo per provare ad accorciare le distanze con la Juventus, vera e propria squadra da battere. Oltre 45 milioni di euro incassati per i due giovani prodotti del vivaio romanista sono un vero miracolo: la bottega giallorossa è molto cara, e questo lo sanno anche gli altri club europei o italiani che si avvicinano a Trigoria per negoziare giocatori con Sabatini ed il suo staff. Non a caso vengono venduti giocatori poco propedeutici alla squadra ma che hanno una quotazione “monstre” che permettono alla Roma stessa di poter  mirare e prendere giocatori di grande livello.

Alcune sacche dei media romani e parte dei tifosi contestano questo “metodo” di Sabatini senza prendere in considerazione il fatto che questa risulta essere l’unica soluzione per affacciarsi ai piani alti del calciomercato per negoziare giocatori top senza farsi male da un punto di vista di bilanci e FFP. La differenza di Sabatini è proprio questa: pagare il giusto (aldilà delle metodologie di pagamento) i giocatori in entrata e stra-vendere i giocatori che lo stesso DS (con l’opinione finale di Rudi Garcia) reputa non idonei al progetto. Certamente esistono anche degli errori d’impostazione, come per esempio nello scorso mercato invernale, quando il DS acquistò Doumbia, Ibarbo e probabilmente si giocò lo sprint scudetto con la Juventus, ma in linea di massima il “sistema Sabatini” ha permesso alla Roma, almeno nella storia recente, di essere sempre protagonista in Italia ed affacciarsi timidamente nel calcio europeo che conta.

La proprietà americana della AS Roma ha fatto sforzi impressionanti per potersi allineare ai “Top Club” europei, puntando fortemente sullo stadio senza dimenticare il presente, partendo da una base piuttosto mediocre (eravamo a giugno 2011) ed un parco giocatori inesistente; nell’arco spazio-temporale di soli 4 anni il club di piazzale Dino Viola è riuscito ad entrare nel gota del calcio, sempre tra i primi posti in Italia ed impostando un cammino europeo che la vede comunque presente nelle ultime due edizione della Champions League, adesso bisognerà cambiare marcia ed impostare la squadra per provare a vincere;  e questo Sabatini lo sa benissimo e proprio per questo motivo il DS ha fatto delle scelte precise; via i giocatori cresciuti nel settore giovanile ma mai troppo motivati ed entusiasti di indossare la maglia giallorossa e comprare giocatori e campioni (almeno sulla carta) fatti.

Molti opinionisti rimarcano il fatto che lo stesso Sabatini stia vanificando il lavoro fatto da Bruno Conti con il settore giovanile, senza tenere in considerazione che prima del “deal” di aprile 2011 proprio quel settore giovanile aveva avuto un peso specifico nella negoziazione tra gli americani e l’advisor Rothschild che nel “business plan” presentato agli investitori yankee aveva dato ampio spazio alle importanti caratteristiche del settore giovanile romanista considerandolo un vero e proprio fiore all’occhiello e quindi un “value” importante; quindi nulla di strano se i manager di AS Roma, con Sabatini in testa, abbiano scelto di monetizzare una delle poche cose buone lasciate in eredità dalla passata gestione. Nulla di strano se la direzione sportiva di Trigoria valuta i propri giovani interessanti ma non pronti per essere protagonisti nella squadra che darà del filo da torcere alla Juventus nella prossima stagione; anche perché la vera rivoluzione, in tema di settore giovanile, l’ha fatta e generata lo stesso Sabatini, impostando un lavoro specifico e sorprendentemente anche tecnologico che solo tra pochi mesi vedrà i primi riscontri: uno staff di 10-12 professionisti che, con l’ausilio di tecnologie informatiche e software di altissimo livello (esiste in merito anche una collaborazione di Alex Zecca, prezioso collaboratore di James Pallotta) stanno monitorando tutto il meglio del calcio internazionale e locale.. Un sistema talmente innovativo che la Roma stessa lo sta migliorando in ogni sua struttura, una versione “beta” che comunque sta portando i primi frutti, per quanto riguarda i risultati veri bisognerà aspettare almeno altri 6-12 mesi. Ma intanto il DS Romanista non si è fatto scappare il migliore prospetto mondiale, quel Gerson che solamente fino a pochi mesi fa era l’oggetto del desiderio di molti club mondiali, Barcellona in testa, ma che fortunatamente per i tifosi della Roma, si è accasato nella Capitale italiana.

Fonte: Gabriele Nobile

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