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Stadio della Roma: Equilibrio elettorale, la regione lavora per il si definitivo

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 17-06-2017 - Ore 12:00

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Stadio della Roma: Equilibrio elettorale, la regione lavora per il si definitivo

ANDREA DE ANGELIS - Alla fine potremmo dire che la montagna ha finalmente partorito il topolino. Questo non per sminuire il risultato raggiunto, che è tutt'altro che banale e scontato. Quanto per sottolineare come la novazione approvata dall’Assemblea di Roma Capitale mercoledì scorso sia solo l’ennesimo inizio di un iter che si preannuncia niente affatto breve e i cui esiti appaiono ancora non scontati.

SITUAZIONE ATTUALE - Ma andiamo con ordine. Mercoledì scorso l’Assemblea di Roma Capitale, quello che una volta si chiamava molto più semplicemente Consiglio Comunale, ha approvato la proposta presentata dalla giunta guidata dalla Sindaca Virginia Raggi per il nuovo Stadio della Roma. Si è arrivati al voto finale dopo tre giorni di esame e dibattito in aula, passaggi nelle commissioni preposte del Comune, nel IX Municipio di Roma, e lunghissime ed estenuanti trattative tra proponenti ed amministrazione capitolina. Al voto hanno partecipato 41 dei 48 consiglieri eletti. Di questi solo 38 hanno realmente votato. La delibera è stata approvata con una maggioranza di 28 favorevoli. Di questi 26 consiglieri del Movimento 5 Stelle (su 29 eletti), Davide Bordoni di Forza Italia, ed ovviamente la Sindaca Raggi. E qui arrivano le prime note dolenti, se non delle vere e proprie preoccupazioni. Oltre al voto contrario di Fratelli d’Italia e Partito Democratico (di cui pure parleremo più avanti), va registrata l’assenza della “ribelle” Cristina Grancio, che venerdì della scorsa settimana era stata sospesa dai vertici del Movimento per aver abbandonato la Commissione Urbanistica, e di Monica Montella e Gemma Guerrini, pure loro storicamente contrarie allo stadio. La posizione del Movimento nei confronti dello stadio è per alcuni mutata nel corso dei mesi, per altri invece si andata semplicemente definendo, fatto sta che all’interno del variegato e variopinto mondo a 5 stelle la costruzione dell’impianto voluto da James Pallotta e soci provoca ancora qualche mal di pancia. Malesseri che hanno messo in dubbio il buon esito di questa (nuova) prima fase fino al voto di mercoledì scorso, ma che ora preoccupano poco, se non in termini di tenuta della giunta, affare questo però più complesso e che va ben oltre la vicenda dello stadio.

Nel frattempo è anche venuto meno il vincolo architettonico sull’area di Tor di Valle. Vincolo che a dire il vero non è mai realmente esistito. Quello di cui abbiamo discusso in questi mesi è infatti solo l’avvio di una procedura, portata avanti dalla ex soprintendente Margherita Eichberg, che finché non concluso non va considerato come un vero e proprio vincolo. E giovedì, il giorno dopo l’approvazione della delibera di pubblico interesse, la Commissione dei Soprintendenti regionale ha deciso che questa procedura non aveva i presupposti per essere confermata. Superati quindi questi due ostacoli si va verso una (nuova) seconda fase, che nelle speranze di molti porterà alla conclusione di tutta la procedura amministrativa e di approvazione del progetto per il nuovo stadio.

PROSSIMI PASSI - Sono stati già trasmessi alla Regione Lazio la nuova delibera e il nuovo progetto. In realtà in questo caso si è deciso di avvalersi di un piccolo escamotage tecnico per accorciare i tempi ed evitare un ulteriore passaggio negli uffici tecnici del Comune. I documenti sono stati infatti presentati come controdeduzioni al procedimento di chiusura della Conferenza dei Servizi decisoria precedente, nella speranza quindi (avallata in qualche modo dalla Regione che in passato aveva fissato al 15 giugno la scadenza per non dover ripartire da zero) di proseguire il lavoro precedentemente svolto. Ora gli Enti presenti alla CDS hanno 15 giorni di tempo per analizzare quanto prodotto e richiedere ai proponenti eventuali chiarimenti o integrazioni.

La palla passa quindi agli uffici tecnici regionali che hanno 90 giorni per decidere come procedere. Al netto delle possibilità che la legge riserva in questi casi (compresa l’approvazione del progetto così come è stato presentato senza ulteriore ricorso a conferenze o la bocciatura dello stesso progetto) l’ipotesi più probabile è che si faccia ricorso ad una nuova Conferenza dei Servizi decisoria (anche se non si escludono sorprese). Conferenza che molto probabilmente sarà avviata secondo le nuove procedure previste dal Governo Gentiloni. Entro il 26 giugno infatti con tutta probabilità sarà convertito in legge il decreto che modifica e semplifica l’iter delle conferenze dei servizi decisorie, eliminando (aspetto questo non da poco visti i problemi all’interno della maggioranza 5 Stelle in Campidoglio di cui vi abbiamo parlato) il passaggio dell’approvazione della Variante al Piano Regolatore, che invece verrebbe inglobato dalla conferenza stessa.

Da qui partiranno i 180 giorni previsti per legge entro i quali la Conferenza deve arrivare ad una decisione finale. Immaginando un iter spedito per tutta questa fase non è pensabile comunque un avvio della Conferenza prima della seconda metà di luglio, ed una sua conclusione prima di novembre. Questo volendo essere oltremodo ottimisti. Perché indipendentemente dalla volontà politica condivisa (al di là delle dichiarazioni di facciata) di portare a conclusione il progetto, esistono delle criticità procedurali che non possono essere sottovalutate.

RISCHIO RICORSI - Il progetto, la delibera e l’iter scelto per questa nuova fase si prestano infatti a numerose interpretazioni. E dove c’è un’interpretazione la storia del nostro Paese ci insegna che c’è un possibile ricorso. Tralasciando il progetto, la delibera presenta alcuni aspetti controversi, in particolare riguardo le scelte sulla viabilità. La decisione di rinunciare al biforcamento della Metro B a vantaggio del potenziamento della Ferrovia Roma-Lido (scelta questa che pure ci sentiamo di condividere pienamente) comporterebbe, delibera e progetto alla mano, un impegno finanziario considerevole per la Regione Lazio (proprietaria della ferrovia in questione), stimabile (se si volesse procedere risolvendo tutte le criticità della ferrovia) in non meno di 250 milioni di euro, come dichiarato dall’Assessore regionale Michele Civita in commissione al Senato alcuni mesi fa. Di questi solo una piccola parte verrebbero finanziati dai privati. Ripetiamo che indipendentemente dalle volontà politiche, il rischio in questo caso è che qualcuno possa impugnare la delibera approvata dal Comune perché potenzialmente illegale nella forma (un Ente non può impegnare nella spesa un altro Ente “concorrente” o “superiore”). La questione della viabilità tutta è a rischio per l’incidenza di un opera così grande in un quadrante della capitale già a rischio congestione. Aspetti questi che nel progetto precedente pure erano stati affrontati e in qualche modo risolti.

Inoltre sembra che forti perplessitàà sarebbero state espresse dalla Prefettura in merito alle procedure adottate in questa fase. Verrebbe contestata la scelta di procedere ad una novazione (modifica) della delibera di pubblico interesse approvata nel dicembre del 2014, a fronte di un iter ex novo di tutta la procedura (riportando di fatto i proponenti al 2013 o quasi). Anche in questo caso, indipendentemente da cosa decideranno di fare a Palazzo Valentini, il rischio che chiunque possa impugnare davanti a un tribunale la delibera esiste e non va sottovalutato.

Infine la questione del (mancato) vincolo di Tor di Valle. Oreste Rutigliano, presidente di Italia Nostra, ha già preannunciato ricorso contro la decisione del soprintendente Francesco Prosperetti. Ricorso questo che non sembra avere grandi possibilità di successo ma che potrebbe rallentare il processo di approvazione o (speriamo presto) costruzione.

RISCHI POLITICI - A tutto questo va aggiunta l’analisi della complessa situazione politica che il nostro Paese sta attraversando. Cominciamo dalla situazione a casa di Beppe Grillo. Le recenti elezioni amministrative hanno evidenziato un calo (o quantomeno una mancata crescita) del Movimento 5 Stelle, effetto questo, secondo molti dei maggiori analisti politici italiani, degli insuccessi amministrativi proprio della giunta capitolina. L’effetto Raggi insomma rischia di costare caro ad un movimento che si candida alla guida del Pese nelle prossime elezioni politiche (presumibilmente nel prossimo febbraio). Da più parti arrivano spifferi che vorrebbero il leader genovese pronto a mollare la giovane sindaca romana ed a sacrificarla sull’altare del movimento, procedura questa non nuova tra i 5 Stelle. Le intemperanze poi di alcuni consiglieri (di cui vi abbiamo già parlato) e di una fetta piuttosto consistente della base non fanno dormire sonni tranquilli a chi ha a cuore i destini della Raggi. Se la giunta cadesse cosa accadrebbe? Nuove elezioni in tempi rapidi sono da considerare improbabili. Si andrebbe piuttosto verso un commissariamento che poco inciderebbe sulle sorti dello stadio.

Ben più importante è invece la situazione all’interno del Partito Democratico, realtà questa che rappresenta la maggioranza sia in Regione che al Governo, almeno fino al prossimo febbraio. Infatti sia il Parlamento nazionale che il Consiglio regionale sono chiamati al rinnovo il prossimo anno, e le sorti dello stadio sembrano essere legate a doppio filo alla campagna elettorale del partito di Matteo Renzi,  e soprattutto del governatore Nicola Zingaretti. Vale la pena ricordare che nella Conferenza dei Servizi decisoria due delle quattro poltrone sono occupate proprio da Regione e Stato. Come pure occorre ricordare i rapporti tra la società di Pallotta e le istituzioni del nostro Paese, testimoniati dai numerosi incontri della dirigenza giallorossa con il Ministro Luca Lotti. Il Partito Democratico (che pure ha votato in Campidoglio contro la nuova delibera) non ha mai nascosto il proprio interesse a che lo stadio di faccia, ed una approvazione del progetto (magari con qualche piccola modifica in modo da ricondurre la paternità del tutto non alla Sindaca) entro novembre o al massimo dicembre permetterebbe a Zingaretti di presentarsi ai propri elettori con un “trofeo” non di poco conto da esibire. Filtra dalla Pisana che questa sia l’intenzione del Governatore, che proprio in queste ore avrebbe affidato all’avvocatura della Regione l’intero dossier stadio, nel tentativo di trovare la via (legalmente inattaccabile) più veloce per l’approvazione del progetto. Panem et circenses, nella buona tradizione della politica romana. 

Fonte: a cura di Andrea De Angelis - Vice caporedattore Radio Radicale

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Alfio 18/06/2017 - Ore 12:39

Per la procedura di verifica impatto ambientale e la licenza commerciale è necessaria la verifica dei flussi di traffico che la viabilità pubblica è in grado di sostenere. E anche considerando la grande massa dei romani che arriveranno in bicicletta, mi sembra molto improbabile che la verifica sarà positiva.

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