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Un Capitano di 15anni

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 28-10-2016 - Ore 19:42

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Un Capitano di 15anni

Toscana. Empoli, Firenze, Livorno, Siena. Daniele De Rossi. C’è un filo che lega tutto questo e dà un senso romanista alla storia. Un filo di destini e incroci particolari. Ma è bene partire con la notizia. Domenica saranno quindici anni esatti dall’esordio in gare ufficiali di De Rossi con la maglia della Roma. È il 30 ottobre 2001, allo stadio Olimpico, i giallorossi ospitano l’Anderlecht per una partita di Champions League. Finisce 1-1. A parte i gol di Mornar e Delvecchio, sul tabellino viene riportato un nome nuovo, mai apparso prima tra i giocatori in campo. Al posto di Ivan Tomic, nella ripresa entra De Rossi. 18 anni, maglia numero 27 caschetto biondo. È l’inizio di una storia di grande amore e forte passionalità. Da allora sono trascorsi 5479 giorni. Un percorso di vita lunghissimo, dove lui nel frattempo è diventato papà nella vita e un capitano acquisito per la Roma. Toscana, Empoli. È sicuramente un caso che di mezzo ci sia di nuovo l’Empoli. Di mezzo, sì, perché negli ultimi anni DDR ha celebrato due ricorrenze del suo trascorso calcistico proprio contro la formazione toscana. Le 500 presenze con la Roma lo scorso anno (festeggiate con un gol di testa a Skorupski), i quindici anni giallorossi stavolta. Al termine di Roma-Empoli 3-1 di un campionato fa, disse queste parole. Così attuali, così perentorie e così giuste: “I tifosi sono quelli che mi hanno fatto innamorare del calcio e della squadra, avrei preferito non avere uno striscione celebrativo e averli qui allo stadio. La situazione che si è creata è fastidiosa, lo è per loro e per noi. Non sono per l’anarchia in curva, ma le regole che ci devono essere, non devono mai attaccare diritti e dignità dei tifosi. Spero si trovi punto di incontro a metà strada per trovarli più forti e numerosi, ne abbiamo bisogno non per ruffianeria. Con i miei compagni ne parliamo spesso, ci mancano molto”. Toscana, Firenze. Qui per la prima volta Daniele va in panchina con i “grandi”, nella sfida di campionato Fiorentina-Roma. È il 2001, anno del terzo scudetto romanista. È la partita del 3-1 viola, ma pure del “semo tutti parrucchieri” perché fu giocata di lunedì pomeriggio per motivi di ordine pubblico. “Quella partita dovevo andare in tribuna. Prima del match il dottore ci chiese dei medicinali presi, un mio compagno si era preso una cosa per il raffreddore e il dottore gli disse che rischiava di essere dopante. Capello era più interessato ai giocatori della prima squadra, si girò per dire di portare me, era preso dai campioni che ci diedero la gioia gigante dello scudetto. Perdemmo, girava voce che Capello fosse scaramantico, pensavo non mi avrebbe più portato. Abbiamo visto che grande allenatore è, ha smentito questa sua scaramanzia e mi ha tenuto fino a farmi diventare quello che sono”. Toscana, Livorno. Il primo gol vero dopo il 26 maggio (2013). Ma, soprattutto, la casa che fu di suo padre Alberto per tre anni e dove Daniele andò in più di un’occasione. C’è anche una foto d’epoca a testimoniarlo. “Mia moglie ha vissuto con me a Livorno, prima durante la gravidanza e poi dopo la nascita di Daniele. Daniele è nato a Roma, ma è venuto a Livorno a soli quarantacinque giorni. Solo due volte, in occasione della nascita dei miei due figli (dopo Daniele anche per la nascita di Ludovica), la mia famiglia si è trasferita con me, normalmente io andavo a giocare fuori e mia moglie rimaneva a casa perché impegnata con il lavoro”, raccontò ADR in un’intervista di qualche anno fa sul match program di Roma-Livorno del 2014. Toscana, Siena. Il 12 febbraio 2006, al Franchi, De Rossi segna uno dei gol più belli di sempre. Un destro imprendibile dai trenta metri per il portiere Fortin e per qualsiasi altro portiere del mondo. C’è il toscano Spalletti in panchina ed è la nona vittoria di fila delle undici che significheranno record. Segna e decide di andare ad esultare sotto al settore ospiti con quattromila anime al seguito. La corsa per raggiungere la sua gente è più veemente della conclusione in sé. “Gooooooooooooo”. “Andiamooooooo, andiamoooooo”. “Dajeeeeeeeeee”. Corre, corre, corre, si sbraccia, fino ad arrivare davanti alla scritta “Brigata De Falchi”. “Ho tirato da casa mia, praticamente. Segnare davanti a tutta questa gente è un’emozione unica, che mi resterà a vita dentro. Quando siamo usciti dall’albergo e ho visto tutti quei romanisti là fuori, sembrava di stare a Piazza Clodio”. Piazzale Clodio, Roma. Quindici anni oggi. Quindici anni di De Rossi: 531 presenze e 54 gol.

Fonte: Matcj Programm

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