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Una Roma allo sbando fallisce il controsorpasso

condividi su facebook condividi su twitter Di: Massimo De Caridi 20-04-2015 - Ore 12:06

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Una Roma allo sbando fallisce il controsorpasso

Finisce 1-1 la gara tra Roma ed Atalanta allo stadio Olimpico. Il clima non è dei migliori: curva sud squalificata ed aria di contestazione al presidente Pallotta ma la squadra in campo sembra aver perso ogni tipo di motivazione. La Lazio aveva perso il giorno precedente contro la Juventus e la possibilità di tornare al secondo posto in solitaria doveva regalare grandi stimoli alla formazione di Garcia, così non è stato. Eppure tutto si era messo per il verso giusto: dopo 3’, l’arbitro Gervasoni aveva concesso un calcio di rigore ai giallorossi per un fallo di mano in area di Stendardo. Dal dischetto, capitan Totti aveva portato in vantaggio la Roma (a proposito: sono 241 reti in maglia giallorossa in campionato!) e da lì in poi doveva esser tutto in discesa. L’Atalanta si era rintanata nella propria metà campo e nonostante la rete subita, non appariva in grado di impensierire la retroguardia romanista. Reja aveva tenuto al riposo Zappacosta e Maxi Moralez, entrambi in diffida, poiché nel prossimo turno i bergamaschi si sarebbero giocati la salvezza contro il Cesena ed anche l’atteggiamento degli orobici era piuttosto remissivo. La Roma, però, invece di spingere sull’acceleratore e tentare di raddoppiare, ha cominciato a fare un tiki taka noioso quanto inutile e quando la palla era nei piedi dei giocatori ospiti, sembrava intimorita. Al 25’, le paure della retroguardia romanista si concretizzavano: Astori contrastava Emanuelson in maniera troppo energetica e vistosa in area: per Gervasoni era calcio di rigore. Dagli 11 metri Denis spiazzava De Sanctis (l’ultimo penalty parato da un estremo difensore romanista risale al 2012, ndr.). Se prima l’Atalanta non superava la propria metà campo con grande entusiasmo, raggiunto il pari le ripartenze ospiti diventavano quasi vicine allo 0 ma la grinta e la voglia degli uomini di Garcia di recuperare palla, erano pari a quelle dei nerazzurri di allontanarsi dalla propria porta e così di azioni pericolose se ne vedevano veramente poche ed il primo tempo finiva nella noia ed apatia generale. La seconda parte del match si sviluppava sulla falsariga del primo con Ibarbo entrato dopo 10' dall'inizio della ripresa al posto di Iturbe, che cercava qualche dribbling in più e provava a far valere fisico e velocità in spazi strettissimi e con l’ingresso di Keita al posto di uno spento Paredes, che almeno dava un minimo di geometrie alla manovra offensiva romanista. Rigore a parte, De Sanctis ha svolto poco più di un’ordinaria amministrazione nella prima frazione ed ancora meno nella seconda parte dell’incontro, mentre Sportiello dall’altra parte ha fatto 3 ottime parate su Florenzi (1 al primo tempo e 2 nella ripresa) ed un intervento, allungandosi sulla propria sinistra sull’unico tiro in porta di Ljajic, che ha salvato il risultato grazie anche a Migliaccio che ha evitato il tap-in vincente di Torosidis. Oltre ai tiri da tutte le posizioni di Nainggolan, alla grinta di Florenzi, a qualche giocata geniale di Totti ed alla caparbietà di Torosidis (sempre al posto giusto al momento giusto ma con i piedi sbagliati), la Roma non sembra più esser una squadra e la partita termina in parità tra i fischi dell’intero stadio che ha visto l’ennesimo pareggio interno del 2015. Le recriminazioni del tecnico francese per le troppe assenze o le scuse dei giocatori che si sentono intimoriti dai fischi dei tifosi durante la gara sono reali ma non possono assolutamente diventare un alibi tantomeno contro squadre del calibro di Parma, Chievo, Sassuolo, Empoli ed Atalanta. Questa Roma ha regalato punti a quasi tutte le piccole in maniera molto democratica e così non solo è a rischio il secondo posto ma anche la terza piazza appare in bilico con un Napoli in ripresa e la Fiorentina che vuole giocarsi le sue chance sino all’ultima giornata. Il gioco di Garcia ha subìto un’involuzione inspiegabile non solo rispetto a quello armonioso e concreto dello scorso campionato ma anche paragonato a quello della prima parte di questa stagione e lì i vari Castan, Balzaretti, Maicon, Benatia e Strootman erano già partiti o ai box. Il mister giallorosso non riesce a trovare le contromisure ad una situazione che appare ormai insostenibile. I reparti sono molto slegati tra loro, l’unità d’intenti è un ricordo lontano, i singoli non lottano più l’uno per l’altro e davanti si tenta la giocata personale e non si vedono più schemi. Forse, i provvedimenti severi andavano presi quando ancora la barca poteva esser salvata, in questo momento la società dovrebbe pensare a come ricostruire la squadra del prossimo campionato partendo dalla mentalità ed andando a prendere giocatori e probabilmente anche un nuovo allenatore in grado di non esaltarsi troppo nelle vittorie e non deprimersi nelle avversità. Molti calciatori alla Keita, magari con qualche anno in meno e meno calciatori alla Pjanic o Ljajic, certamente di tecnica sopraffina ma non altrettanto in grado di combattere quando il fioretto deve lasciare il posto alla spada.

Fonte: Massimo De Caridi

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