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Vendo per ricomprare, la nuova moda della serie A

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 30-01-2015 - Ore 19:21

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Vendo per ricomprare, la nuova moda della serie A

In principio furono le comproprietà, che servivano a dividere il cartellino di un giocatore tra due società per poi valutare col tempo il suo reale peso e mettersi d'accordo. Oppure, in caso contrario, finire alle buste con esiti a volte surreali e un po' offensivi nei confronti di calciatori scaricati al minor offerente pur di non riportarli a casa. Ora che le comproprietà sono in via d'estinzione, i club italiani (ma non solo) si sono ingegnati per cercare di aggirare le norme e costruire un percorso che permetta di muovere cartellini e i pochi soldi dando ossigeno ai bilanci ed evitando di saturare le rose che, sempre per regolamento, dovranno progressivamente asciugarsi sempre più.

Benvenuti nel calciomercato 2.0, quello dell'epoca della crisi, dove un bomber 17enne può valere subito una plusvalenza importante e magari un domani essere riacquistato al doppio. Un controsenso? No, perché i bilanci hanno fame di denaro contante e la crescita dei giovani talenti non offre sufficienti garanzie. Quindi meglio continuare a dividere il rischio con qualcun'altro provando a garantirsi una via preferenziale in caso di esplosione definitiva. Una strada stretta e pericolosa, ma sempre più battuta. La Juventus lo ha fatto con Zaza qualche mese fa, l'Inter ha imbastito una trattativa con al centro Federico Bonazzoli, il più giovane convocato nell'under 21 di sempre, e potrebbe ripetere l'esperimento in futuro.

A volte si tratta solo di obblighi pro forma; ad esempio sempre l'Inter ha preso Dodò con l'impegno a riscattarlo dalla Roma al primo minuto in campo. Pagamento pluriennale e a partire dal 2016. Altre volte il vincolo scatta secondo il numero di presenze, gol o altre variabili. E qui la storia recente del calciomercato dice che il diavolo ci ha messo la coda, perchè chi compra può anche fermarsi a un certo punto pur di evitare che si arrivi all'ora 'x'. Lo fece il Milan con Aquilani: 23 presenze fino a marzo e poi stop per evitare la numero 25 che avrebbe reso automatico il pagamento di 6 milioni di euro. Da allora, ma non solo, chi vende si è fatto più furbo. I soldi continuano a girare, ma sempre meno e sempre più virtuali. Ultimo esempio, i prestiti a scadenza sempre più lunga: 18-24 mesi. Quasi un leasing, ma i dirigenti preferiscono così piuttosto che tenere a libro paga attaccanti e difensori che non servono più.

Fonte: Panorama.it

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