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VISTI DALLA CURVA: Roma-Sampdoria 3-0

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 16-02-2014 - Ore 22:59

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VISTI DALLA CURVA: Roma-Sampdoria 3-0

La botta è stata forte, c'è ancora il livido. Credi che la sconfitta Ti ha lasciato fuori da una finale che questa Città meritava. Devi e puoi ripartire. Ripartire semplicemente dall'orgoglio di rappresentare un Vessillo. Ripartire per cancellare, senza dimenticare. Ripartire come hai sempre fatto. Avrai barcollato, ma di certo non ti sei mai arreso e anzi, ogni colpo ha rafforzato la Tua corazza fatta di passione e di sentimento. Che questi Colori non abbiano amici intorno, questo lo sapevi, ma vedere l'accanimento con cui hai scoperto hanno tifato contro Ti da quel qualcosa in più. Quel che ti ha sorpreso non sono stati i dirimpettai, sempre pronti ad alzar nuova bandiera, ma tutto il resto. Possono aver vinto tutti i trofei che vogliono, ma lo stile, il modo, il senso di appartenenza, quello non puoi spiegarglielo. Godere delle sconfitte altrui? Questo è ciò che qualifica e quantifica qualcuno. Ma attenzione, più si sale e più cadendo ci si può far male. E quando la loro nave fatta di rabbia e invidia sarà spazzata dall'urlo di gioia e di passione che sai arriverà, non ci saranno scialuppe spazzate dal peso della loro delusione. Poi c'è quello che ti trovi ad affrontare oggi. Un divieto. Assurde regole, assurde decisioni con assurde motivazioni. Ti vogliono togliere tutto ma non ce la faranno. Con Te no, è troppo tardi. È per i più piccoli che devi guardare avanti. Come si pensa di poter avvicinare un bambino a questo gioco se ogni giorno si fa di tutto per allontanare il padre. Come può un padre spiegare al proprio figlio che la bandierina che ha in mano rischia sempre di non poter essere sventolata. Come può un padre regalare l'ingresso allo stadio al proprio figlio se comprare un biglietto, per chi può permetterselo, è come richiedere un passaporto. Come si può privare un bambino di quei Colori, di quei suoni, di quelle emozioni che hanno fatto innamorare il padre ancor prima del gioco. Come spiegare a un bambino che per Lui i cancelli oggi saranno chiusi. Ricordi quella volta, quel bambino. Era la Tua prima volta. Tuo Padre ti teneva in braccio davanti a quel cancello verde. Poi le scale e i suoni sempre più forti. E dopo i Colori, quella Curva. L'hai fissata fino a quando non ti sei reso conto che la partita era iniziata. Tornado a casa dentro di Te sapevi, per quanto piccolo potessi essere, che non lo avresti mai dimenticato. E a volte ci ripensi, ci ripensi adesso che sei Tu che guidi e che porti Tuo Padre allo Stadio. Ci ripensi adesso che in quella Curva sta a Te far innamorare un altro bambino per far si che tutto questo continui ad aver un senso, una tradizione. Vorresti che il padre potesse spiegare a quel bambino il perché di tutto questo affinché Lui, crescendo, non dimentichi quelli che sono i valori, il privilegio e il brivido di poter occupare questo posto e cercare di farlo diventare un costoso seggiolino in plastica. Perché non è un oggetto, ma è la dimostrazione, è la certificazione, che finché non sarà vuoto tutto ha ancora un senso. E oggi che è   vuoto? Chi può spiegarglielo? Chi può dirgli che qui è in discussione una delle cose più spontanee che il tifo può dare. Non troverai una risposta a tutto questo, perché risposta non c'è. Devi comunque tornare a continuare a guardare a stasera. Ancora i blucerchiati dopo una sconfitta. Man mano che il calcio d'inizio si avvicina il pensiero di mercoledì va svanendo lasciando il posto alla voglia di vincere, alla voglia, nonostante tutto, di credere ancora nel sogno. Si parte e vedere i Tuoi Colori in casa e sapere il Tuo Posto vuoto è un colpo al cuore. Infatti si fatica, manca una parte fondamentale, quella che da un senso a questo pallone che continua a rotolare sul campo senza andare a trovare la rete. Poi sembra fatta, soli davanti al portiere. Ma la mano ci arriva e l'urlo è strozzato. Ti senti come rinchiuso, privato di un Tuo diritto e la partita che non si sblocca ti rende ancor più nervoso. Adesso una azione convulsa, è angolo. Il cross nel mucchio e il colpo di testa. Il portiere blucerchiato proteso non ci può arrivare e sei in vantaggio. 1-0 e fine primo tempo. Si ricomincia con il brivido poi vedi la palla posizionata vicino all'area avversaria. Il fischio, la battuta. Ancora il portiere blucerchiato proteso e ancora una volta non ci arriva. 2-0. Cominci a sentire la vittoria in pugno ma sempre con quella sensazione di chi è stato privato di una emozione. Subito dopo un nuovo urlo quando il passaggio al centro è seguito da un tiro pieno di rabbia che va a scuotere la rete avversaria. 3-0. Questa volta il conto alla rovescia dei minuti che mancano sembra più dolce. Si arriva al triplice fischio e un'altra battaglia finisce. Ancora il rammarico per non essere stato presente. Ma poi ripartirai da quanto trovato scritto oggi fuori dallo Stadio....

MEGLIO UNA CURVA CHIUSA CHE UNA CURVA AMMAESTRATA.

Fonte: Alessandro Capone

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