Breaking News

Youth League, lo Shakhtar sogna un trionfo per dimenticare la guerra

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 08-04-2015 - Ore 20:37

|
Youth League, lo Shakhtar sogna un trionfo per dimenticare la guerra

Una volta era diverso: il centro di Kirsha grande come un paese, le giovanili con campi dedicati, tremila metri quadrati di foresteria e personale in abbondanza. Poi la guerra si è abbattuta come un maglio su Donetsk e sul suo calcio, l’ha incrinato ma non l’ha rotto: venerdì l’Under 19 dello Shakhtar si giocherà a Nyon contro l’Anderlecht la prima semifinale di Youth League (l’altra è Roma-Chelsea). Un cammino fuori pronostico e impervio, come 4 ore di macchina sulle strade ghiacciate dall’inverno: col Donbass ostaggio di mortai e fucili, se lo Shakhtar di Lucescu ha spostato sede a Kiev e il campo a Leopoli anche il resto dell’attività è frazionato. Quindi se uno dell’U19, per esempio, viene chiamato a giocare con la squadra B deve sobbarcarsi le 4 ore di cui sopra che separano la capitale, dove di base i ragazzi si allenano, da Poltava, sede degli altri.

Succede spesso, perché nell’organizzazione dell’Academy dello Shakhtar i migliori 96 e 97 sono destinati a fare esperienza nella squadra B, nel campionato riserve (un torneo U21 con un massimo di 4 senior, struttura molto interessante per gestire la fase del passaggio al professionismo) o direttamente in prima squadra. Si tratta della crema di un’attività di reclutamento che coinvolge tutto il paese e non solo la regione del Donbass e che costituisce anche la spina dorsale dell’Ucraina U19, che spesso li chiama in blocco «togliendoli» a Lucescu che durante le pause organizza tante amichevoli per provare e sperimentare. Da due anni a capo della struttura c’è Miguel Cardoso, portoghese di Braga, già assistente di Sporting e Deportivo, che si è posto come prima missione l’applicazione dei dettami tecnico-tattici del guru romeno alle giovanili. E i risultati si vedono, non solo sul campo.

Arrivati alle Final Four con due sfide vinte ai rigori contro Olympiacos e Benfica ("Mica è facile, serve tanta forza mentale", fa Cardoso), un po’ di fortuna (il Benfica ai quarti ha sbagliato un rigore a cucchiaio che si è praticamente spento sulla linea) e tanta organizzazione, lo Shakhtar dei ragazzi ha già dato una bella pedina ai pro. Cioé Viktor Kovalenko, classe ‘96, 7 gare e un gol da trequartista con i ragazzi, mediano in prima squadra un po’ perché Lucescu è leggendario nel ruotare i talenti in tutti i ruoli per erudirli sul sistema un po’ perché dalla cintola in su ci sono i brasiliani. Che Viktor l’hanno già preso a ben volere, specie Teixeira. Alto, due-piedi-due, Kovalenko non è velocissimo ma tecnicamente completo e molto rapido di pensiero, "e non è solo un fatto di mezzi - aggiunge Carlo Nicolini, preparatore atletico del club -, ma anche di serietà e voglia di migliorare. Ha un futuro sicuro da professionista". Stesso destino per il centrale Mikola Matviyenko, non un armadio ma rapido e aggressivo, e per il portiere Oleh Kudryk, eroe delle serie-rigori, alto e magro come un giunco e cresciuto col mito di Buffon. La dinamo in mediana invece è Beka Vachiberadze, piccoletto mai domo, primo per falli fatti e subiti e bravissimo sui calci da fermo. Li allena Valeriy Kryventsov, che ha fatto la loro stessa esperienza (vivaio Shakhtar e poi dieci anni di mediana a Donetsk) e che cambia spesso capitano per sviluppare la leadership dei suoi. Ora hanno l’Anderlecht, poi magari la Roma, poi magari un gran futuro. Il presente intanto dice che Donetsk c’è, e a dispetto di tutto ha una gran voglia di giocare a pallone.

Fonte: Gazzetta.it

commentiLascia un commento

Nome:  

Invia commento

chiudi popup Damicom