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Zemanlandia, la terra utopistica che chiunque vorrebbe (ma non esiste)

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 06-01-2015 - Ore 19:20

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Zemanlandia, la terra utopistica che chiunque vorrebbe (ma non esiste)

Odiosamato è un termine abbastanza obsoleto per indicare una persona che è al tempo stesso amata e odiata. Anche se ormai poco usato, fa bene ogni tanto rispolverare questa parola carica di significato. Fa bene rispolverarla soprattutto quando davanti ci sono personaggi come Zdenek Zeman. Il tecnico boemo, appena esonerato dal Cagliari del neo presidente Giulini, che gli ha preferito la vecchia conoscenza Gianfranco Zola, ha ricevuto la decima cacciata dalla panchina in carriera, lasciando la squadra sarda al terzultimo posto in classifica con 12 punti. Non sono bastate le parole apparentemente rincuoranti di Giulini alla stampa per tenerlo nella panchina di una squadra che ha vissuto la prima parte di campionato sulle montagne russe.

Zeman, ceco di nascita ma italiano di adozione calcistica, è l’uomo dell’utopia, del sogno, dell’incanto e della favola. Così almeno lo è per chi lo segue appassionato, cullato nel torpore dellaZemanlandia, una terra utopistica dove tutto è felicità e bellezza. E come Thomas More ha raccontato la sua Utopia, Tommaso Campanella la Citta del Sole e Francis Bacon la Nuova Atlantide, così Zeman ha “dipinto” la sua Zemanlandia, il paese delle meraviglie del calcio. Un calcio “fabuloso” fatto di 4-3-3, gradoni, verticalizzazioni, movimento costante e tanti gol. Un calcio dove il portiere è libero dalle catene della porta e si avventura beatamente tra le lunghe e curve linee bianche del campo, dove i terzini svolazzano lievi come angeli superiori a tutti e gli attaccanti rimbalzano come flipper da un lembo ad un altro del campo in assoluta spensieratezza. I gol sono molteplici, le preoccupazioni poche. Una terra talmente bella  che sembra difficile da essere vera. E infatti non lo è. E quando ci si accorge che è solo un’utopia è come se ci si risvegliasse da un fantastico sogno: sudato, disincantato e tremendamente disilluso.

“Ma Zemanlandia esiste o no?” la domanda che si fanno tutti gli appassionati è uguale a quella di un bambino sulla veridicità di Babbo Natale. In realtà non si può dire che non è mai esistita. Ci sono stati dei momenti in cui quel calcio sognato si è trasformato in realtà concreta e tangibile.Viene da pensare al Foggia dei miracoli, al Pescara di qualche anno fa e ad alcune memorabili partite delle Roma, Lazio, Lecce zemaniane. Troppo poco però per dire che Zemanlandia è esistita veramente. Più che altro è stata uno spettro, un riflesso che ci è sembrato reale ma che poi è svanito dopo poco tempo. Come l’ombra inquietante di un uomo dietro una tenda che, una volta scostata, si rivela di un manichino inanimato.

Fa male dirlo e sentirlo, soprattutto per chi è zemaniano convinto. Ma tutti i sognatori devono fare i conti con la realtà prima o poi. E quella Zemanlandia, per quanto meravigliosa che sia, altro non è che cruda apparenza. Quel fantastico progetto calcistico è destinato a non avverarsi. C’è chi se ne accorto oggi, ma anche chi lo sapeva da più tempo. Gli esoneri rappresentano la bocciatura della società a questa visione, il suo insuccesso la prova che qui c’è spazio solo per fatti concreti e non per aeree illusioni. Sì, Zeman ci ha illuso che tutto era realtà, concreta sostanza, materia, ma poi il castello di sabbia è stato sgretolato dall’onda mare, quello di carta abbattuto dalle folate di vento. Inutile ricercare di chi è la colpa, che non è di Zeman e neanche nostra che ci abbiamo creduto. Semplicemente va preso atto che le città di More, Campanella e Bacon non sono esistite che nelle pagine delle loro opere e nelle teste dei lettori che “divorano” i loro libri. Le utopie non sono topòs, non sono un luogo reale appunto, e rimangono utopie (purtroppo…).

Forse anche Zeman quel pomeriggio a Cagliari, ultimo della sua panchina, contro la sua rivale, la Juventus, se ne è accorto. Quel cambio di modulo, dal 4-3-3 a quell’ibrido e inconsueto 4-4-2, con successiva disfatta, è stata per alcuni l’onda che ha fatto crollare il castello di sabbia.Qual è ora il futuro del boemo?  Allenerà ancora? Lo farà ai vertici? Quesito molto difficile.

3-4 anni fa Zeman ricevette dalla Roma la proposta di entrare nello staff tecnico per curare gli schemi d’attacco. Rifiutò la proposta senza pensarci. Più volte anche ricevette timide offerte come allenatore delle giovanili. Le giovanili però sono un altro mondo. Un altro mondo, appunto. Ma chissà se sia un mondo più utopistico di questo…

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Fonte: Maidirecalcio.com/ Eduardo Barone

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