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Calcio norvegese, Lindqvist: "Odegaard un grande talento come se ne vedono pochi, a 16 anni è già maturo" (VIDEO)

condividi su facebook condividi su twitter Di: Eduardo Barone 19-12-2014 - Ore 18:40

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Calcio norvegese, Lindqvist:

C’era una volta la grande Norvegia. Quel passato che ora sembra così lontano in realtà non lo è. E’ negli ’90 infatti che la nazionale norvegese (e non solo) raccolse i più grandi successi della sua storia. Sì successi, si possono chiamare così i risultati di quel periodo anche se forse non rimarranno negli albi d’oro né colmeranno una bacheca che rimane comunque scarna di  trofei. Ma a volte non sono necessarie le coppe, le medaglie e i trionfi per raccontare una bella storia di calcio. Come quella del ct Elig Olsen e dei suoi ragazzi terribili, o quella del Rosenborg , squadra norvegese ai vertici nazionali e in buona vetrina a livello europeo sempre negli anni ’90. La Norvegia di quell’epoca aveva ottimi giocatori facenti parte di una generazione irripetibile, come Ole Gunnar Solskjaer, Tore Andrè Flo, Kjetil Rekdal, che hanno consentito alla nazionale scandinava di partecipare a Coppe del Mondo e Europei (nei Mondiali ’98 arrivò fino agli ottavi, prima di essere eliminata dall’Italia). Ma se tutti conosciamo quel che fu del calcio norvegese, meno sappiamo invece di quello che è oggi. La Norvegia del pallone è caduta un po’ nel dimenticatoio, complice anche dei risultati internazionali deludenti. Com’è oggi il calcio norvegese? Lo chiediamo Reidar Lindqvist, calciatore, giornalista ed esperto di calcio norvegese per il giornale Tonsbergs  Blad.

Reidar, non sei solo un giornalista ma anche un calciatore? A che livello giochi? 

“Attualmente sto giocando solo per divertimento nella 4a divisione, una lega amatoriale, nella squadra locale Husøy & Foynland, prevalentemente perchè ho anche impegni di lavoro e familiari. Prima invece giocavo da semi-professionista nelle divisioni 1 e 2 (in pratica le Serie B e C norvegesi) e dei provini di prova nella Tippeligaen, la Serie A norvegese, con il Brann e il Valerenga. Nel 1996 fui convocato nel ritiro dell’under 16 della Norvegia, anche con John  Carew”.

Al momento il movimento calcistico in Norvegia non è dei migliori. Le ultime qualificazioni agli Europei e ai Mondiali della Norvegia risalgono rispettivamente al 2000 e al 1998. Come spieghi questo periodo?

“Si spiega se lo osservi con una chiave storica. La Norvegia degli anni ’90 era una squadra fuori dalla norma, un’eccezione rispetto all’andamento solito nel corso della sua storia calcistica, che è grosso modo come ora. Non siamo un grande Paese, e non possiamo aspettarci di partecipare ad ogni rassegna internazionale. Ovviamamente non possiamo paragonarci a Italia, Germania o Spagna, grandi nazionali. Se tu invece guardi a nazionali non considerate di prima fascia come Ungheria, Romania e Bulgaria ad esempio vedi come faticano a mantenersi ad alti livelli per un lungo periodo, eccetto particolarità come Olanda, Croazia e Uruguay. Il successo nella Norvegia del ’90 è stata una combinazione di fortuna, buona generazione di talenti e tecnici, e avanguardia nell’organizzazione e sviluppo delle qualità fisiche. E se dopo molte squadre di nazioni anche più piccole hanno fatto meglio di noi, e anche perchè comunque posseggono una tradizione di giocatori più sviluppati tecnicamente”.

Quali sono i problemi del vostro movimento calcistico?

“I problemi principali che caratterizzano il nostro calcio sono tre. Il tenore di vita, che generalmente è abbastanza alto. Per questo ci sono molte distrazioni, e se vuoi diventare un calciatore professionista devi condurre una vita piena di sacrifici. Anche se questo accade anche negli altri Paesi, in Norvegia è un problema più marcato. Spesso manca la fame necessaria per diventare un calciatore affermato. Poi, la mancanza di allenatori capaci di insegnare la tecnica e le basi del calcio. In realtà ci sono pochi tecnici professionisti, soprattutto a livello giovanile, dove le squadre vengono allenate perlopiù dai genitori, e pochi di questi hanno fatto in passato i calciatori. Il clima anche è indicativo. Può non sembrarlo, ma non è facile allenarsi in condizioni climatiche così ostiche come le nostre (i campionati in Norvegia sono sospesi a novembre e riprendono a febbraio). I ragazzi per una larga parte dell’anno non possono giocare per strada o nelle piazze. Può sembrare una stupidaggine, ma non lo è”.

Dei pregi invece?

“Quello che funziona nel calcio norvegese è il livello locale-amatoriale e la grande partecipazione popolare, ragazzi e adulti insieme senza distinzione. Tra livello professionistico e amatoriale abbiamo una alta percentuale di giocatori. E questo dato non è passato inosservato alla Uefa, che considera la Norvegia una delle nazioni con il più alto numero di calciatori. E’ aspetto interessante per il futuro, se si riuscisse a incrementare maggiormente il settore del professionismo”.

E’ vero secondo te quello che si dice sempre sui calciatori norvegesi? Grandi doti fisiche ma poco sviluppati tecnicamente…

“E’ vero nel senso che noi non siamo mai stati noti per avere grandi doti tecniche , ma allo stesso tempo non penso che abbiamo un così grosso vantaggio nel fisico. Forse nella ricerca di maggiore qualità, che ora è migliorata rispetto ad anni fa, abbiamo tralasciato la preparazione a livello fisico”  (dello stesso parere è Nils Johan Semb, ex ct della Nazionale norvegese, in un’intervista fatta da Lindqvist CLICCA QUI).

Al momento non avete più grandi centravanti come lo furono Carew, Iversen, Solskjaer e Flo? 

“Questo è vero! Al momento non vedo nessun attaccante avvicinarsi a quel livello”.

I vicini della Svezia hanno una tradizione calcistica migliore della vostra?

“Certamente, ma loro sono un Paese più grande del nostro con almeno il doppio degli abitanti. Non è ovviamente l’unica ragione. Non è facile dare una risposta, ma penso che sia per una combinazione migliore di storia, tradizione, cultura e mentalità. Loro hanno fatto meglio in passato, e anche un po’ fortunati nell’integrazione dei loro immigrati nello sport (vedi Ibrahimovic)”. 

Qual è la situazione in Tippeligaen ora? Il Molde ora è la squadra migliore?

“La Tippeligaen non è un campionato molto popolare, molti norvegesi preferiscono seguire un club inglese di Premier league o uno spagnolo della Liga. il livello non è altissimo. Il Molde (primo in classifica) è il miglior team in questi ultimi anni, ma è lontano dal livello del Rosenborg negli anni ’90 (13 campionati vinti tra il ’92 e il 2004). E in questa condizione di mediocrità non è facile per i giovani calciatori emergere ad alto livello”.

Cosa pensi invece di Martin Odegaard, trequartista del Strømsgodset ? Mercoledì ha compiuto 16 anni ed è considerato da molti un grandissimo talento.

“Sì è davvero un grande talento, a livello europeo e non solo norvegese. E’ impressionante l’impatto che ha ad una così tenera età. Lui sembra anche molto maturo e con i piedi per terra, con genitori intelligenti che lo curano al meglio. Non lo vedo come uno di quelli che perderà la testa. E’ chiaramente un giocatore di ottime qualità, non ne abbiamo molti in Norvegia, e molti club europei sono interessati a lui. Ma attenzione: come detto prima, non è facile valutare un grande talento che gioca in un campionato non di alto livello. Spero che non si perda poi passando ad un top club europeo. E poi è difficile stabilire se a 15 anni riuscirà a superare molti ostacoli nel corso della sua esplosione e conferma in una grande squadra. Per ogni Messi c’è sempre un Freddy Adu”.

Qual è la sua situazione di mercato? Come hai detto moltissimi grandi club lo seguono…

“Nulla è deciso ancora. Praticamente tutti i top club europei hanno dichiarato il loro interesse per Odergaard (l’unica eccezione è il Chelsea di Mourinho), e queste squadre sono già venute a trovarlo qui. La sua squadra preferita, come ha dichiarato lui stesso, è il Liverpool, ma si crede che il Real Madrid sia in pole position. Anche se c’è chi pensa che per il ragazzo sia meglio passare prima ad una società come l’Ajax. Andare in un club infatti che ha alla base un forte settore giovanile ed è famosa per la crescita di talenti sarebbe la scelta migliore, anche se il campionato olandese non è di prima fascia. Ma non si muoverà ora. Probabilmente Odegaard starà ancora al Strømsgodset per un po’, dove potrà crescere e maturare con piena tranquillità”.

Secondo te, c’è qualche altro giocatore norvegese emergente capace di giocare nei grandi campionati europei?

“Eccetto Odegaard, non vedo al momento nessuno che possa sfondare all’estero. Non è facile giudicare i giocatori della Tippeligaen, più semplice sarebbe invece confrontare i giocatori e le squadre norvegesi nelle compitizioni europee per club, Champions e Europa league. Attualmente però non ho visto nessun’altro che mi abbia impressionato”.

Cosa pensi della Serie A italiana? E’ un campionato decadente?

“Ammetto di essere un po’ parte perchè sono un grande estimatore della Serie A dai tempi di Maradona e Van basten alla fine degli anni ’80. La Serie A ha vissuto certamente periodi migliori. A livello economico e tecnico non è un gran momento per il calcio italiano, e i vari scandali come Calciopoli, o la violenza, il razzismo e gli stadi vuoti non hanno contribuito a migliorarlo. Comunque non intravedo una situazione così disperata. Tatticamente rimane una lega ai vertici. Coverciano poi sforna ancora tecnici molto capaci. E alcune squadre come Juventus e Roma dicono la loro anche in Europa. I giallorossi sono stati sfortunati nel perdere l’ultimo match contro il Manchester City, che è comunque un grosso club anche a livello economico. Per quanto riguarda il marketing, i profitti e gli stadi, il calcio italiano ha un grande bacino nel quale poter migliorare e svilupparsi più degli altri campionati.  E questo riguarda anche l’incremento della vendita del prodotto televisivo all’estero, sin’ora poco sfruttata. Ricordiamoci però che negli anni ’80 e ’90 la Serie A era la lega dominante in Europa, mentre la Premier League inseguiva. Per voltare pagina, basta guardare la Germania com’era prima e com’era ora. Si può creare un nuovo ciclo. Per farlo però bisogna lavorare duramente, non è solo un fatto di sport ma anche economico. Sono d’accordo anche con chi sostiene, lancia e dà spazio ai giovani italiani, preferendoli ai tanti stranieri che arrivano in Serie A”.

Come vedi il duello scudetto tra Juventus e Roma? C’è qualche altra squadra che ti ha impressionato?

“Il duello Juve-Roma sarà molto agguerrito, soprattutto nel finale di campionato. Dipenderà anche dai progressi che farnno i bianconeri in Champions. La squadra di Allegri prevale per tradizione, mentalità e per il loro portiere, ma la Roma ha molta qualità e potrebbe sfruttare il fatto di essere più affamata di vittorie, che è un problema raro per la Juventus. Sarebbe bello però che la Serie A abbia una nuova vincitrice dello scudetto, dopo tanti anni di dominio bianconero”.

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