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Cassetti racconta Menez: “In allenamento era uno spettacolo, doveva solo maturare un po’. Non mi aspettavo potesse fare così bene da prima punta…”

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 16-09-2014 - Ore 12:25

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Cassetti racconta Menez: “In allenamento era uno spettacolo, doveva solo maturare un po’. Non mi aspettavo potesse fare così bene da prima punta…”

Per tre stagioni, dal 2008 al 2011, gli ha “guardato le spalle”. Marco Cassetti terzino destro e Jeremy Menez esterno offensivo. In quegli anni entrambi nella Roma. Entrambi sulla corsia di destra. Il primo a coprire, l’altro a spingere e invitare nella metà campo avversaria.

All’epoca Cassetti era il punto fermo della Roma, mentre Menez era un talento purissimo che faticava ad esplodere per davvero: “Ha sempre avuto dei colpi da vero fenomeno – racconta Marco Cassetti a gianlucadimarzio.com – e l’ho notato fin dal primo giorno di allenamento. In quel periodo era ancora molto giovane e per lui si trattava della prima esperienza lontano dal calcio francese”. Menez in giallorosso ha raccolto molto meno di quello che avrebbe potuto. Soli 12 gol in 113 presenze. Un paradosso a pensarlo ora che con il Milan ha già fatto certo per 3 volte in appena 2 gare. “Nei suoi primi anni a Roma ha sofferto l’ambientamento ed era poco costante. A giudicare da quello che sta facendo vedere con la maglia del Milan, direi che ha saputo trovare continuità nel lavoro iniziando a carburare davvero. Stiamo parlando di un ragazzo con doti tecniche indiscutibili”. Ma anche un caratterino niente male. A Roma si presenta nell’agosto del 2008 con il numero 24 dietro la maglia. L’anno dopo decide di cambiarlo con il 93 che dura poco più di qualche giorno. Alla fine prende il 94 come il numero della benlieue dalla quale proviene. Un ragazzo di strada che non dimentica le sue origini insomma. Non male per uno che ha firmato il suo primo contratto da professionista a 16 anni, record assoluto per la Ligue 1. A Roma faceva l’esterno d’attacco o al massimo il trequartista. Oggi Inzaghi lo utilizza anche altrove: “Non mi aspettavo potesse fare così bene da punta centrale. Ma bisogna dare merito a Inzaghi che l’ha reinventato nel ruolo di “falso nueve”, come si dice ora: pur non avendo la fisicità dell’attaccante riesce a far valere quelle sue qualità uniche nell’uno contro uno”.

Ma d’altra parte Super Pippo di attaccanti se ne intende.

Fonte: gianlucadimarzio

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