Calcio Internazionale

LA Confidential

condividi su facebook condividi su twitter Di: Paolo Valenti 01-05-2016 - Ore 10:46

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LA Confidential

Su Insideroma abbiamo più volte parlato del calcio made in USA: progetti di sviluppo, costruzione di nuovi stadi, giocatori che decidono di lasciare l’Europa per attraversare l’Atlantico. Tra questi Steven Gerrard, capitano e bandiera del Liverpool degli anni più recenti, che ha appena ultimato un anno di permanenza nei LA Galaxy. Gerrard, in una recente sessione di domande e risposte sul profilo Facebook della franchigia californiana, ha evidenziato una serie di considerazioni legate alla sua esperienza americana: una voce autorevole per tracciare una visione dall’interno della MLS, campionato che, nei prossimi anni, sarà sempre più presente nei palinsesti televisivi dei canali sportivi di tutto il mondo.
Steven si sofferma in particolare sui giocatori che lo hanno maggiormente colpito, conferendo la palma del migliore a Sebastian Giovinco, ex Formica Atomica del campionato italiano, che con i suoi gol e le sue giocate viene definito “un calciatore fenomenale”. Giovinco, penalizzato in Italia dalla forte concorrenza nella Juventus e da qualità fisiche inversamente proporzionali a quelle tecniche, ha trovato a Toronto la sua dimensione, diventando una stella di prima grandezza non solo della compagine canadese ma di tutto il campionato. Meno conosciuto al pubblico italiano è invece l’altro giocatore al quale Gerrard sente di poter assegnare la sua preferenza: Darlington Nagbe, ventiseienne liberiano naturalizzato americano, centrocampista dei Portland Timbers e della nazionale di Jurgen Klinsmann. Evidenti capacità di corsa e sacrificio, unite a una discreta tecnica di base, hanno spinto il monumento di Anfield Road ad indicarlo, insieme a Giovinco, come il migliore dei calciatori incontrati nella sua prima stagione nella MLS.
Gerrard si è anche espresso in merito all’atmosfera che si vive negli stadi americani, sicuramente molto diversa da quella a cui era abituato. Non è forse un caso che Steven si dica piacevolmente impressionato dai tifosi di Seattle:”Mi ha fatto piacere giocare contro di loro. Sono estremamente appassionati, sostengono continuamente la squadra, vanno allo stadio tutti con la maglia verde (i colori del team, ndr) e in effetti sanno creare un clima “intimidatorio” nei confronti degli avversari”. Proprio in queste ultime affermazioni viene fuori l’origine europea dell’ex capitano del Liverpool, al quale sicuramente mancano, in questo che è probabilmente il passaggio conclusivo della sua brillante carriera, i contorni appassionati dei match giocati in Premier League e in Champions. Diversità culturali, sociali e di approccio allo sport che mettono, non solo geograficamente, un oceano tra la MLS e il calcio della vecchia Europa. Chissà se l’iniezione nella società americana di cultura ispanica (oggi la popolazione latina negli Stati Uniti arriva al 17% del totale) potrà contribuire a dare un connotato diverso al modo attuale di vivere il soccer.    

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