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La storia di Gotze, bimbo d'oro sul tetto del mondo

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 14-07-2014 - Ore 20:00

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La storia di Gotze, bimbo d'oro sul tetto del mondo

Un tedesco un po’ sudamericano. Esuberante, non sempre esempio di gran contegno. Ambizioso e un po’ “gordo”. Mario Götze ha consegnato alla Germania la Coppa del Mondo perché in Brasile forse si sentiva un po’ a casa. Alla fine il “Super Mario” del Mondiale è stato lui, e alzi la mano chi ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Mario Götze è il golden boy del calcio tedesco, e dopo aver deciso la finale di Rio lo sarà ancora di più. Il giovane attaccante classe ’92 è stato al centro di un caso di mercato che ancora non si è del tutto sopito. È accaduto appena un anno fa, o poco più, quando il suo trasferimento dal Borussia Dortmund al Bayern Monaco divenne ufficiale.

Il 22 aprile del 2013 arriva l’annuncio, subito dopo la roboante vittoria del Bayern sul Barcellona in Champions League e prima del derby tedesco in finale proprio col Dortmund. La notizia coglie i media tedeschi di sorpresa, soprattutto per i tempi. Fu il club di Monaco ad andare di fretta, pretendendo le firme subito. Il Bayern pagò per intero la clausola rescissoria che segretamente fu inserita dal Borussia quando fece esordire Götze in prima squadra nel 2009. Una cifra considerata esagerata per un 20enne, soprattutto perché la clausola fu apposta quando era poco più che adolescente. Paradossalmente l’entusiasmo per il suo arrivo fu blando: il contratto quadriennale da quasi 10 milioni l’anno (bonus compresi), più i 37spesi per la clausola finirono nel mirino. Inoltre, dopo la firma col Bayern alcuni atteggiamenti del giocatore fecero storcere il naso. Tra questi l’esultanza sfrenata dalla tribuna a un gol del Borussia segnato proprio alla sua futura squadra.

A scatenare le polemiche furono anche le indiscrezioni che parlavano di ben 7 milioni di euro in commissioni, divise tra l’agente e il giocatore. Qualcuno profetizzò perfino un rischio bancarotta per il Bayern Monaco se avesse portato il contratto di Götze fino alla naturale conclusione, a causa dell’elevata tassazione. E la diffidenza circondò il giovane attaccante anche nel giorno della presentazione, il 2 luglio 2013. Lo sponsor del Bayern è l’Adidas (che detiene anche quote societarie), e il giovanotto arrivò accolto da un diluvio di fotografi e flash con indosso una maglia con l’enorme logo dell’azienda rivale di Adidas, la Nike.

Una gaffe clamorosa che ha creato problemi al club monegasco, che ha dovuto evitare conseguenze legali. Una situazione a cui lo stesso Götze provò a rimediare con delle scuse su Twitter, poi però rimosse. «Il Bayern è una grande sfida, ma è ciò che volevo – le sue prime parole – ora gioco nella squadra più forte al mondo». Da quel giorno una crescita continua e quel Brasile frizzante che lo ha fatto sentire a suo agio, nonostante fosse scivolato in panchina. E bum! Argentina ko quasi al suono della campana. Una prodezza per vincere la Coppa del Mondo e far piangere l’Argentina. Quel bimbo d’oro sarà anche un po’ capriccioso, ma adesso è un eroe.

Fonte: gianlucadimarzio.com

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