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Valdano: "Zidane grande comunicatore, non ha ancora sbagliato nulla ma ha pochi Raul. Totti? Impossibile discutere un mito" "

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 07-03-2016 - Ore 13:07

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Valdano:

Jorge Valdano, ex giocatore, allenatore e dirigente del Real Madrid, è stato intervistato da La Repubblica e ha parlato delle merengues di Zidane, ma anche del nostro campionato. Queste le sue dichiarazioni: “Non è facile doversi confrontare con il Barcellona più forte di tutti i tempi. Oggi la tecnologia ci ha tolto la calma ed imposto la fretta. L'impazienza non aiuta a vincere ed i progetti non possono essere portati avanti con cambi continui in panchina. Zidane in campo era bellissimo da vedere: si muoveva leggero anche se aveva un fisico molto grosso. Finora sulla panchina del Real non ha sbagliato nulla, inoltre è grande comunicatore, cosa che sinceramente non mi aspettavo. Il suo problema è che ha pochi “Raul” in squadra e troppi “Zidane. Il calcio si alimenta di illusioni e la gente vuole che Zizou ripeta in panchina quanto fatto sul campo. Questo non è facile. Cos'era per me il calcio? Tutto, vivevo un piccolo borgo e guardando la rivista El Grafico o ascoltando le partite alla radio iniziavo a sognare. La prima tv l'ho vista a 15 anni, Mondiali del '70. Era tutto come mi immaginavo. Il calcio italiano? Fiorentina e Napoli sembrano spagnole. È una rivoluzione formativa – spiega l'ex blanco - al posto dell’ossessione per la tattica e per la preparazione fisica, bisognerebbe creare una scuola con l’ossessione per il gioco, dove ci sia spazio per la tecnica e la fantasia. Ma in Italia tutte le rivoluzioni nascono dopo un risultato”.

Poi l'ex campione del mondo con l'Argentina di Maradona nel 1986 parla anche di Francesco Totti: “E' impossibile discutere un mito. Ma la formazione si fa con i migliori della settimana, non della storia. Totti ha 40 anni. Se noi calciatori avessimo immaginato quanto è duro l’addio, avremmo fatto i pittori o gli scultori, per non smettere mai. Io sono stato fortunato. Non ho dovuto lasciare il calcio. Il calcio lasciò me. Presi l’epatite e quando guarii, ero già un ex. Dybala? Può diventare un grandissimo. È un Tévez con meno furia e più finezza. Sa guardare nello stesso istante vicino e lontano. Se nei due metri quadri in cui si trova lo marcano in tre, cambia il gioco a 40 metri di distanza. Ci vuole personalità per segnare al Bayern nei minuti più complicati della stagione. Paulo è un invito al calcio".

Fonte: La Repubblica

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