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A un passo dalla Finale: il miglio(r) Derby

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 22-05-2013 - Ore 10:30

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A un passo dalla Finale: il miglio(r) Derby

di Marzio Gestra - Mai nessuna finale di Coppa Italia è stata disputata fra due squadre di Roma. Era capitato a Toro e Juve nel ’38 e alle milanesi nel ’77, mai a Roma. Finale secca, senza appello, proprio all’Olimpico. 

Questa è storia, storia calcistica per carità, ma per gli appassionati di calcio e soprattutto per i tifosi delle due compagini capitoline è un giorno unico, una gara dal sapore particolare.

Roma per una serata sarà di nuovo l’ombelico del mondo, non per una finale di Champions League e nemmeno per l’elezione di un Papa o di un presidente. No, semplicemente per la finale della tanto bistrattata “coppetta” Italia.

Già, la Coppa nazionale che ad inizio stagione dà quasi fastidio dover giocare, allora largo a riserve e  giocatori tenuti in naftalina per un’intera stagione, “per non sfiancare i titolari già “provati” dalle fatiche di campionato o competizioni europee varie” : questo il ritornello intonato dagli addetti ai lavori.

Ma a ridosso della finale l’ipocrisia dilaga, di colpo diventa la partita dell’anno, l’evento a cui non si può mancare, che non si può sbagliare. E allora che si fa? Strana la sorte: sia la Roma che i cugini biancocelesti arrivano a questo appuntamento come se si stessero incamminando al patibolo, un lungo miglio verde con due alternative alla fine. Chi vince in paradiso, chi perde fra le fiamme dell’incandescente inferno calcistico.

Questa l’ironia del pallone: Coppa, qualificazione diretta in Europa e la gloria per una, fallimento e tanti punti interrogativi per l’altra. Ma andiamo con ordine.

Partiamo dalla sponda biancoceleste del Tevere. La Lazio si presenta all’appuntamento finale forte dei risultati. Negli ultimi quattro derby la squadra del presidente Lotito ha collezionato tre vittorie ed un pari, ma, ad onor del vero, la formazione allenata da Petkovic non naviga in un gran momento di condizione. Basta vedere i risultati del girone di ritorno, dove la flessione è stata notevole rispetto alla prima parte di stagione. La Lazio peraltro si è congedata con una prestazione opaca contro il Cagliari e nell’ambiente tutti sanno di non potersi permettere una sconfitta, per troppi motivi. Se la Lazio dovesse perdere, senza la vetrina Europea, sarebbe difficile trattenere i prezzi pregiati come i vari Hernanes o Lulic, senza contare che lo stesso Petkovic perderebbe di autorità e credibilità fino a farne vacillare la riconferma.  Una stagione nata e cresciuta con tutti i migliori auspici si trasformerebbe in uno degli anni più bui della gestione Lotito. Non ci dimentichiamo che a gennaio Klose e compagni navigano a vista Juve, macinavano strada in Europa e adesso sono aggrappati ad un filo.

Quello stesso filo che dall’altro capo trova la Roma americana che da quando è stata rilevata dagli statunitensi non ha ancora mai vinto un derby. Se non dovesse centrare neanche questo vorrebbe dire, oltre all’ennesima figuraccia contro i cugini, niente Europa per il secondo anno di fila, seconda stagione di rifondazione senza traguardi concreti ed un incalcolabile malcontento dei propri tifosi. Risultato? Tutti in discussione, tutti in aria di bocciatura o quasi.

Non dimentichiamoci poi di colui che bocciato,senza appello, in casa romanista lo è stato: un certo Zdenek Zeman. Un pezzetto di questa finale è anche suo. Sì, perchè è lui che ha guidato la Roma fino alla semifinale d’andata.

Chissà come guarderà la partita: magari comodamente adagiato su un divano inanellando una sigaretta dopo l’altra e chiedendosi perché non ci sia lui su quella panchina. Lui, prima tifoso che allenatore, che ad inizio stagione ha riportato i tifosi allo stadio, quei tifosi che in fondo non lo hanno mai esonerato. Chissà, magari, in cuor suo, spererà che la finale la decida proprio un gol di De Rossi… 

Già, Capitan Futuro che, indipendentemente dal risultato di questa finale, potrebbe dire addio ad un futuro in tinte giallorosse. E se, invece, alzasse al cielo questa coppa, la decima Coppa Italia, quella della stella d’argento? 

Ma, per adesso, fermiamoci qua. Un passo alla volta, siamo quasi alla fine del miglio. Poi il bivio: inferno o paradiso, calcisticamente parlando si intende.

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toad 22/05/2013 - Ore 15:25

Gran bell'articolo!

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