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IL TABÙ DI PJANIC

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 06-04-2013 - Ore 09:24

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IL TABÙ DI PJANIC

(Il Messaggero – M.Ferretti) C’era un tempo in cui Miralem Pjanic non poteva giocare né accanto a Francesco Totti né in tandem con Daniele De Rossi. Zdenek Zeman, l’allenatore della Roma di quel periodo, non lo vedeva in alcun ruolo del centrocampo e, di conseguenza, tra gli undici da mandare in campo. Salvo trovargli in extremis un adattamento sulla fascia, ma da attaccante. Ecco perché in occasione del derby d’andata, l’11 novembre dell’anno scorso, Miralem era in panchina.

IL CAMBIO - A venti minuti dalla fine, Zeman ordina la sostituzione: fuori Totti, dentro Pjanic. Roma sotto di due reti e alla disperata ricerca di una speranza. A cinque minuti dal fischio finale di Rocchi, Miralem calcia quasi da metà campo una punizione con il trucco, il portiere laziale Marchetti abbocca e la palla finisce alle sue spalle. Visto il pallone in fondo al sacco, il bosniaco si volta verso la panchina, inquadra Zeman e, in diretta tv, gli spedisce un pensierino assai poco affettuoso. Un gesto impensabile, il commento di chi conosceva e conosce bene Miralem. Un derby indimenticabile, a voler ben guardare, per Pjanic. Che, una volta cacciato Zeman, ha trovato stabilmente posto in squadra da centrocampista/regista con Totti e/o De Rossi ai suoi fianchi.

LE STATISTICHE –  Pjanic ha giocato tre derby della capitale e non ha mai vinto. Anzi, li ha persi tutti e tre: i due nella passata stagione con Luis Enrique sulla panchina giallorossa, oltre a quello del girone d’andata. Un bilancio assolutamente negativo. Sabato scorso a Palermo è rientrato in squadra, non da titolare, dopo aver superato l’infortunio alla caviglia sinistra che l’aveva tenuto fuori gioco in occasione delle partite contro Udinese e Parma. Lunedì sarà in campo dal primo minuto e nel ruolo che gli ha disegnato su misura Aurelio Andreazzoli, quello di regista. Un ruolo che esalta le sue qualità tecniche e che gli consente di tenere in mano, come vuole il suo tecnico, le redini del centrocampo della Roma. Un compito assolto, prima dell’infortunio, con bravura e padronanza della situazione.

IL FUTURO - Al punto che le sue recenti prestazioni hanno (ri)suscitato l’interesse di una sacco di grandi club d’Europa. Pjanic piace, e pure parecchio. Perché è bravo e giovane. Ecco perché uno così alla Roma ci starebbe bene anche quando sarà meno giovane. Una cosa appare certa, per ora: il club giallorosso non ha intenzione di cederlo. Ma nel calcio, si sa, nulla è certo per sempre. E appare sicuro che un ruolo determinante, in tutta questa per ora ipotetica faccenda, lo reciterebbe Miralem stesso. Finché lui avrà voglia di stare e restare alla Roma, il problema non si pone. Occorre capire, però, se e quanto in futuro avrà ancora voglia di Roma. Su di lui hanno messo gli occhi soprattutto il Manchester City e il Bayern Monaco. In Inghilterra stanno cercando il vice Nasri; Guardiola, invece, l’ha individuato come lo Xavi del suo Bayern.

PENSIERI E PAROLE –  Pjanic finora non ha mai minimamente accennato alla possibilità di mollare la Roma e accasarsi altrove. Anzi, il bosniaco non ha perso occasione per ribadire il suo attaccamento alla Roma e alla causa romanista, in primis al lussuoso contratto che lo blinda fino al 2015. È uno pienamente integrato nello spogliatoio, uno che gode della fiducia anche dei compagni più esperti: alla Roma non gli manca niente,solo che alla Roma mancano quei risultati che potrebbero scacciare dalla mente di Miralem qualsiasi tipo di ombra.

L’APPUNTAMENTO -  Vuole essere protagonista nel derby, magari con un gol più pesante; vuole infrangere quel tabù anche per zittire il suo compagno di nazionale, Senad Lulic, che dallo sorso anno gli rinfaccia le sconfitte di fila.L’occasione ideale per tornare – e far tornare – a sorridere la gente della Roma.

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