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Rudiger: "Vogliamo vincere qualcosa. L'operazione al ginocchio? Andai da Mariani anche grazie a Strootman"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 31-12-2016 - Ore 16:44

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Rudiger:

Il difensore della Roma Antonio Rüdiger è stato intervistato dal sito ufficiale asroma.com ed ha rilasciato la seguente intervista, ripercorrendo il 2016:

Sull'esonero di Garcia.
"Ero abituato ai cambi di allenatore visto che nella mia ex squadra, lo Stoccarda, ho cambiato qualcosa come sei allenatori in quattro o cinque anni. Quindi ero abituato ad affrontare il cambiamento. Quando sono arrivato alla Roma l’allenatore era Garcia, una persona molto alla mano e un ottimo professionista".

Sull'arrivo di Spalletti.
“Quando era certo che sarebbe arrivato, ho chiesto ad altri giocatori cosa pensassero di Spalletti e ho fatto alcune domande all’interno della mia agenzia e mi hanno detto tutti che Spalletti era un personaggio unico. E a ragione – è sempre in piedi per novanta minuti e urla, urla, urla! Grazie a lui sono migliorato molto in fase difensiva e in fase di costruzione quindi, per quanto mi riguarda, mi ha aiutato davvero molto. Con Spalletti sono migliorato molto, anche se non mi piace fare paragoni tra gli allenatori. Ogni allenatore ha i suoi pregi e i suoi difetti e quello che posso dire di Luciano e Rudi è che sono due allenatori molto noti e apprezzati in tutta Europa”.

Sull'impatto di Totti.
“Penso che l’impatto di Totti nella scorsa stagione sia stato fenomenale. Francesco è un esempio e un idolo per tutti noi. Mi ricordo la partita contro l’Atalanta, in cui eravamo sotto 3-2. È entrato e ha segnato il gol del pareggio. In quel momento eravamo davvero tutti felici per lui. Quella partita pazza contro il Torino quando è entrato e ha segnato due gol nelle due occasioni che ha avuto…è stato incredibile, davvero incredibile. La sua esperienza gli consente di capire esattamente cosa fare in questi momenti importanti. La scorsa stagione, quando abbiamo sfiorato il secondo posto, Totti si è rivelato fondamentale. Ma i complimenti vanno fatti a tutta la squadra perché, davvero, ce l’abbiamo quasi fatta, ma il contributo di Totti ci ha consentito di preparare al meglio la gara con il Napoli, in cui abbiamo vinto. Quello che posso dirgli è Rispetto. Rispetto la sua carriera e per me è un onore poter giocare assieme a un giocatore come lui".

“La mia prima stagione non mi ha soddisfatto pienamente, ma ritengo che sia dipeso dal fatto che non fossi al cento per cento, anche se non cerco alcuna attenuante da questo punto di vista. Alla fine della scorsa stagione ero in forma e stavo giocando bene, ma poi purtroppo è arrivato l'infortunio”.

Sull'infortunio: “Fin da subito i miei compagni hanno iniziato a chiamarmi. Kostas Manolas è stato il primo ed è stata davvero una sorpresa. Mi hanno augurato il meglio e poi è stato subito chiaro per me che dovevamo guardare avanti e bisognava operarsi il prima possibile”.

“Ho parlato con il chirurgo, il dottor Mariani, che mi ha spiegato cosa avrebbe fatto. Mi fidavo di lui principalmente perché ne avevo parlato con Strootman, che me lo aveva descritto come ottimo chirurgo. Il ginocchio di Kevin non era stato un cliente facile, ma alla fine è tornato a giocare. Ha lavorato sodo, ha sofferto molto, ma è di nuovo in campo".

“A quel punto ho deciso di fare l’operazione con lui piuttosto che andare in un’altra direzione, per non rischiare che qualcosa andasse storto e che mi ritrovassi a dovere stare sei o sette mesi fuori invece di quattro. Sarebbe stato troppo difficile: quattro mesi fuori è accettabile, ma di più è dura”.

“Questo è il mio approccio al lavoro e alla vita. Vado sempre diritto al punto. Cerco sempre di non sviare Se devi fare qualcosa bisogna dare il 100%. Questo è l'unico atteggiamento possibile. Mi era stato spiegato che sarei potuto rientrare in quattro mesi lavorando duramente ed è quello che ho fatto. Adesso vengo elogiato per questo, si dice che il lavoro duro paghi sempre ed è vero. Ci sono stati momenti, specialmente nei primi due mesi, davvero difficili per me. Ero sempre in palestra, mentre i compagni erano sul campo. Non era facile".

“Non ho potuto lavorare in ritiro ed è per questo che accuso una certa stanchezza, considerando che ho giocato tutte le partite dal mio rientro. Non è facile, ma io voglio giocare. Il mio ginocchio va bene e mi sento bene. Naturalmente ho alcuni fastidi muscolari, ma credo sia normale quando resti quattro mesi fuori e poi giochi regolarmente”.

Sull'eliminazione contro il Porto.
“L’obiettivo era entrare in Champions League perché penso sia la migliore competizione per club in Europa e non ci siamo riusciti. È stato difficile per tutti, specialmente per me perché non ho potuto aiutare i ragazzi. Alla fine, è colpa nostra, è così, se hai due partite e rimedi cartellini rossi, diventa difficile contro qualsiasi squadra. La Champions League è andata. Ora abbiamo l’Europa League e abbiamo concluso primi il nostro girone, ora siamo nei sedicesimi e penso che l’obiettivo sia quello di andare più avanti possibile. Vogliamo vincere qualcosa. Dobbiamo essere pronti a febbraio. Abbiamo le qualità necessarie per vincere la competizione - perché no? - ma dobbiamo concentrarci per poterci arrivare"

Sul derby:
“Quest’ultimo derby è stato molto diverso da quello di aprile, anche perché era la gara tra la seconda e la terza e i tifosi erano lì. È stato davvero un match duro. La cosa importante era vincere, non solo per noi ma per la gente, perché il derby è tutto per loro. Abbiamo vinto e questo è tutto ciò che conta. Non importa nient’altro. Quando Kevin ha segnato quel gol, si è visto il vero Strootman. Si è visto dalla sua faccia, da quando ha detto a Edin di andare via, perché era sicuro che avrebbe segnato. È stato stupefacente. Prima di tutto sono stato molto, molto, felice per lui, perché questo ragazzo ha attraversato un lungo, lungo, recupero difficile e sono stato molto contento che la sua azione sia stata quella che ci ha fatto vincere la partita, perché il match era stato molto equilibrato fino a quel momento. Sono stato felice per lui, per la squadra e per i tifosi. È stato bello poter andare tra la folla e festeggiare con loro, è stato pazzesco. C’era così tanto rumore che non riuscivo nemmeno a sentire la mia voce. Così dovrebbe essere sempre, abbiamo bisogno dei nostri tifosi. Il calcio senza tifosi è niente e abbiamo bisogno di tutti loro. Con loro possiamo essere molto più forti”.

Fonte: asroma.com

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