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Analisi delle differenze tra la Juventus e la Roma - Parte Prima

condividi su facebook condividi su twitter Di: Gabriele Nobile 27-03-2015 - Ore 18:40

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Analisi delle differenze tra la Juventus e la Roma - Parte Prima

Un paragone tra i due club è praticamente impossibile, per tutta una serie di motivi, alcuni relativi al timing diverso che esiste tra le due gestioni (con il nuovo corso e management juventino insediato oltre un anno prima di quello romanista) per il fatto che la Juventus ha una tradizione diversa da quella giallorossa ed anche perché la nuova proprietà americana, ora guidata da James Pallotta, è subentrata ad una proprietà (quella della famiglia Sensi) che già da alcuni anni era in difficoltà economiche.

Ma alcuni spunti ci sono e possono essere serenamente analizzati, anche perché i due club sono quelli che praticamente da due anni sono in testa al campionato di Serie A e stanno crescendo da un punto di vista del fatturato e del marketing. Con la crisi delle squadre milanesi e con il Napoli che ancora non è riuscito a fare quel salto di qualità necessario per arrivare al top, non sembra una scelta azzardata quella di ricercare le differenze tra i due club, anche perché è oggettivo che solamente la Roma sta provando a tenere testa alla Juventus.

Certamente la Juventus è quasi sempre in testa a tutte le classifiche (oltre a quella poi del campo, con tre scudetti e ½  consecutivi in bacheca) ma in alcuni casi, per esempio quando si parla di investimenti in sede di calciomercato, è la Roma che ha dimostrato, in questo quadrimestre preso in esame,  di aver speso di più.  Magari facendolo nella maniera non sempre corretta, ma tant’è che le cifre sono sotto gli occhi di tutti. Si pensava che questa in corso potesse, essere la stagione della definitiva consacrazione del club di Trigoria sui rivali bianconeri, ma così non è stato, le cause sono molte; a partire dai molti infortuni capitati agli uomini guidati da tecnico francese Rudi Garcia, ad una certa dose di sfortuna nei momenti topici, ma analizzando a freddo le varie situazioni sembra che la Juventus stia ancora un passo avanti alla Roma;  questo vale guardando sia al lato sportivo che a quello manageriale senza tralasciare la gestione della comunicazione ed ai numeri che riguardano i bilanci.  Non bisogna dimenticare però che sia la Roma che la Juventus partivano più o meno dalla stessa situazione, i bianconeri da una rigenerazione post-calciopoli ed i giallorossi da una nuova proprietà, la Juve arrivò 7a con Del Neri in panchina e la Roma 6a con Ranieri (e poi Montella) nella stagione precedente a quella dell’arrivo degli Yankee (stagione 2010/11).

La Juventus ha composto un “board” con quasi tutti membri di nazionalità italiana ed ha sempre puntato su dei "trainers" della nostra tradizione, come Antonio Conte e Massimiliano Allegri, mentre il club di piazzale Dino Viola ha optato per allenatori di estrazione internazionale come Luis Enrique e Garcia, oltre alla parentesi romantica del ceco Zeman, con un Cda composto da “effettivi” quasi tutti stranieri, ma un Dg Italiano e romanista come Mauro Baldissoni.  Scelte poi che rispecchiano anche gli acquisti in sede di transfermarkt dove la Roma ha il Sudamerica come bacino preferito: 19 acquisti, di cui 8 brasiliani. Un mercato che il direttore sportivo Walter Sabatini conosce come le proprie tasche, ma dove latitano gli italiani, sono infatti solamente sette gli acquisti di italiani, da parte del DS romanista:  Astori, Balzaretti, Borini, De Sanctis, Destro e Florenzi, più il naturalizzato Osvaldo; una Roma dal respiro globale, ed una forte internazionalizzazione della rosa, forse eccessiva, ma con dei guardiani della tradizione giallorossa come De Rossi e Totti (e da un paio di stagioni anche di Florenzi).

Differente il lavoro svolto dalla Juventus, che ha si puntato su elementi stranieri di spicco, come Tevez, Pogba, Lorente, Lichtsteiner , Vucinic, Vidal etc, ma ha blindato il reparto difensivo con giocatori di prima fascia ed italiani come Chiellini, Barzagli, Bonucci, Buffon (sempre gli stessi dal 2011) con l’inserimento di talenti italici, forse un po’ datati come Pirlo, ma dal rendimento incredibile, forse più delle più rosee aspettative; la rinuncia definitiva a Del Piero e la valorizzazione definitiva di Marchisio; elementi che hanno permesso alla Juventus di stravincere in Italia ma di zoppicare in Europa.

La Juventus si è dimostrata invincibile in molti settori, ma forse ha oramai toccato un apice difficilmente migliorabile, in Italia; diverso per la Roma, dove il lavoro della proprietà americana sta dando pian piano i frutti sperati, in attesa dello stadio di proprietà, vero “core business” per Pallotta & co.

La Juve dalla stagione 2011 ha fatto dello “Juventus Stadium” la sua casa ufficiale con tutti i profitti ed i vantaggi specifici:

la Roma dovrà aspettare ancora altri 2/3 anni per veder realizzato il suo progetto. Certamente ai giallorossi mancano i risultati, la piazza ed i tifosi sono oramai in attesa spasmodica, visto che, Coppe Italia a parte, un successo importante manca da oltre 14 anni. Pallotta aveva garantito che entro il 5° anno della sua gestione, la sua squadra avrebbe festeggiato il traguardo massimo, quello dello scudetto; per mantenere la promessa mancano poco più di 14 mesi, visto che in questa stagione il sogno è sfumato dopo un inizio di 2015 disastroso. 

FATTURATO JUVE – (Luca Marotta*) - Il bilancio 2013/14 di Juventus Footbal Club S.p.A. mostra un risultato netto negativo per Euro 6,7 milioni (- € 15,9 milioni nel 2012/13), un patrimonio netto positivo per € 42,6 milioni (€ 48,6 milioni nel 2012/13) e un indebitamento finanziario netto in aumento, pari a € 206 milioni (€ 160,3 milioni nel 2012/13). In estrema sintesi, il bilancio conferma il trend positivo di netto miglioramento dell’andamento economico, soprattutto se si fa il confronto con la perdita di € 95,4 milioni del 2010/11. Il trend risulta positivo, soprattutto grazie all’aumento dei proventi da gestione calciatori e degli altri ricavi. L’aumento dei ricavi commerciali, è stato determinato dall’elargizione di un bonus retroattivo di € 6 milioni da parte dello Sponsor principale. Come evidenziato dagli stessi Amministratori la perdita evidenziata in bilancio dipende essenzialmente dall’IRAP, poiché il risultato prima delle imposte è positivo per € 146.465. Per quanto riguarda il 2014/15, gli Amministratori prevedono un risultato ancora in perdita. I fattori determinanti saranno gli incrementi dei costi relativi alla gestione sportiva e l’impatto dei risultati sportivi che saranno conseguiti. La sfida per i prossimi anni sarà quella di aumentare i ricavi commerciali, che rappresentano il punto debole dei bilanci della Juventus. Se si escludesse il bonus retroattivo riconosciuto da JEEP, risulterebbe che i ricavi operativi lordi sarebbero aumentati complessivamente del 9,2% e i ricavi commerciali sarebbero aumentati solo del 3,2%. La Campagna Abbonamenti per la stagione 2014/2015 si è chiusa con la sottoscrizione di tutte le 28.000 tessere a disposizione per gli abbonamenti, per un ricavo netto di € 20,8 milioni, inclusi i Premium Seats e i servizi aggiuntivi, contro i € 20 milioni della stagione precedente.

Gli Amministratori prevedono per il 2014/15 un risultato ancora in perdita. Secondo gli Amministratori, il risultato economico per l’esercizio 2014/15 sarà influenzato dall’incremento dei costi relativi alla gestione sportiva e dall’impatto che i risultati sportivi, che saranno effettivamente conseguiti, avranno sui ricavi attesi. L’obiettivo della Società è quello di consolidare il trend di miglioramento dei risultati economici come negli ultimi esercizi. 

L’attuale gestione economica della Juventus sembrerebbe essere influenzata dal risultato sportivo. Pertanto risulta fondamentale piazzarsi in campionato nelle prime due posizioni che danno diritto di accedere direttamente alla fase a gironi della Champions League, evitando l’alea del turno eliminatorio, che può riservare spiacevoli sorprese, come accaduto al Napoli eliminato dall’Athletic Club. Invero, l’eliminazione del Napoli dalla Champions League, potrebbe far aumentare notevolmente i proventi da competizioni europee previsti per il 2014/15.

(Puoi leggere qui, l’analisi completa del bilancio di FC Juventus) 

FATTURATO ROMA - (Luca Marotta*) - Il Bilancio consolidato al 30 giugno 2014 di AS Roma Spa si è chiuso con una perdita netta di € 38,55 milioni (€ -40,1 milioni nel 2012/13) ed il Patrimonio Netto risulta negativo per € 81,3 milioni (€ -66 milioni nel 2012/13). Il Patrimonio Netto negativo deteriorato e il “Break-Even result” relativo ai bilanci 2013/14, 2012/13 e 2011/12, costituiscono delle problematiche in chiave “Fair Play Finanziario”. Infatti, il Regolamento UEFA, all’articolo 62, comma 3, individua questi aspetti come indicatori fondamentali. Il fatto che AS Roma non sia in regola con i parametri del Fair Play Finanziario è stato evidenziato anche nel prospetto informativo dell’Aumento di Capitale. I buoni risultati sportivi del 2013/14 hanno avuto effetti positivi sull’andamento dei ricavi da biglietteria e dei ricavi TV della Serie A e della Tim Cup. I bonus riconosciuti ai tesserati e società di calcio hanno comportato un impatto economico negativo sul bilancio 2013/14, mentre gli effetti positivi derivanti dalla partecipazione alla Champions League ricadranno nel bilancio dell’esercizio 2014/2015.

Nel caso “AS Roma” sembra molto evidente come il risultato sportivo influenzi quello economico. Forse non è un caso che, per attenuare tale dipendenza, la Proprietà Americana punti molto sui ricavi commerciali e sul nuovo Stadio. Per le ambizioni da “Top Club”, bisogna approfondire quanto affermato dagli Amministratori in tema di continuità aziendale, in merito al valore di mercato della Rosa Calciatori, che è tipico dei Club che puntano su una gestione economica basata sul “Player Trading”. Per il 2014/15, grazie al secondo posto in Campionato l’AS Roma ha conquistato l’accesso diretto alla Champions League e grazie all’eliminazione del Napoli potrà contare, ipotizzando uno scenario pessimistico, su almeno 40 milioni di ricavi aggiuntivi, come minimo, cui bisogna aggiungere i ricavi del botteghino.

Anche nella prima fase del calcio mercato 2014/15, il modo di affrontare tali problematiche è stato quello di ricorrere in modo proficuo alla vendita di alcuni “gioielli” di famiglia come Benatia. La sottoscrizione di nuovi contratti commerciali entrerà a pieno regime durante il 2014/15, considerando che anche i ricavi da biglietteria e ricavi derivanti da attività commerciali sono previsti in aumento, gli Amministratori per il 2014/15 prevedono che il risultato economico dell’esercizio rappresenterà un sostanziale miglioramento rispetto a quanto registrato al 30 giugno 2014, e riuscirà a far fronte al costo del personale e degli ammortamenti per gli investimenti in calciatori effettuati nella sessione di mercato estiva. Nel breve periodo i risultati economici di AS Roma dipenderanno dai risultati sportivi, pertanto rimane fondamentale poter percepire i ricavi che garantisce la Champions League.

* Dottore Commercialista - Revisore Contabile

(Puoi leggere qui, l’analisi completa del bilancio di AS Roma).

MANAGEMENT JUVE –  Andrea Agnelli entra ufficialmente in carica durante il CdA del 19 maggio 2010. Dopo cinquant'anni di assenza, è il quarto Agnelli, dopo il nonno Edoardo, il padre Umberto e lo zio Gianni, a rivestire questa carica. Il 27 ottobre 2010 presiede la sua prima assemblea degli azionisti nella veste di nuovo numero uno. Le prime mosse di Agnelli come presidente sono la scelta di Giuseppe Marotta come direttore generale e l'allontanamento di alcuni collaboratori della precedente gestione. Inoltre, sotto la sua presidenza, la Juventus intraprende un procedimento legale per chiedere la revisione delle sentenze dell'inchiesta Calciopoli.

MAROTTA E PARATICI, GLI ARTEFICI DELLA RINASCITA BIANCONERA - (Federico Paolini) - Chi c'è dietro al successo della Juventus degli ultimi anni? Conte e Allegri, senz'altro, così come gli investimenti della famiglia Agnelli. Ma anche e soprattutto le scelte oculate e mai banali di due dei migliori dirigenti del panorama calcistico italiano, Marotta e ParaticiFabio Paratici, dopo una carriera da calciatore in serie C, è stato assunto come osservatore dalla Sampdoria, nel 2004. Ed è li che è iniziato il sodalizio con Marotta, di cui è diventato presto il braccio destro. Nell'aprile 2009 ha ottenuto il diploma da Direttore Sportivo, che ha segnato l'inizio di una brillante carriera. Nel 2010, dopo aver portato la Sampdoria al quarto posto e ai preliminari di Champions League, ha deciso di seguire il suo mentore nell'avventura bianconera. Una sfida stimolante, sia per lui che per Marotta, quella di far rialzare la testa ad una società gloriosa ma ancora toccata nel profondo dalle conseguenze di Calciopoli. Una sfida accettata senza problemi da chi aveva fatto miracoli a Genova poco prima. Quel Giuseppe Marotta che è riuscito a prendere Antonio Cassano e Giampaolo Pazzini, due che hanno fatto le fortune del club ligure. Il 19 maggio 2010, due giorni dopo le dimissioni dalla Samp, Marotta viene nominato Amministratore delegato della Juventus.

Ed è qui che probabilmente la storia bianconera cambia, anche grazie alla discesa in campo di Andrea Agnelli, che diventa presidente. In cinque anni sono arrivati tre scudetti, più quello praticamente vinto di questa stagione, e due Supercoppe. Risultati raggiunti grazie ad acquisti mirati, tra giocatori affermati (Barzagli, Tevez e Vidal) e giovani promesse mantenute (Pogba e Morata). Per non parlare poi, dell'intuizione relativa ad Andrea Pirlo, "scaricato" dal Milan e rilanciato alla grande dalla "Vecchia Signora". Lungimiranza e presenza le doti dei due dirigenti: "Ci sono momenti da valutare: quando un giocatore viene criticato e mostra un umore basso devi cercare di intervenire in modo che non ne risenta. Ci sono giocatori che hanno difficoltà ad approcciare all’ambiente Juve, che è un altro sport rispetto ad altri club", parola di Fabio Paratici

Nei prossimi giorni verrà ufficializzato il prolungamento dei contratti del ds Fabio Paratici e di tutti i componenti dell'area tecnica organizzata da Beppe Marotta: le firme di fatto ci sono già. A proposito di Marotta, dg a tempo indeterminato e ad con contratto in scadenza nel prossimo ottobre: Marotta resterà amministratore delegato della Juve almeno fino al 2018.

Compensi CDA FC Juventus - (Calcio & Finanza) - Al secondo posto nella graduatoria tra i cda della Serie A meglio remunerati figura la Juventus, che nella stagione 2013/2014, culminata con la vittoria del terzo scudetto consecutivo, ha girato al proprio consiglio di amministrazione, formato da 10 persone, emolumenti complessivi per 3,87 milioni, in flessione di circa 158 mila euro rispetto al 2012/13. Bisogna sottolineare che in questa cifra, che comprende lo stipendio del presidente Andrea Agnelli (487 mila euro nel 2013/14 contro i 496 mila euro del 2012/13), figurano anche gli stipendi percepiti dagli amministratori che hanno anche un contratto di lavoro dipendente con la società o che hanno prestato consulenze professionali alla stessa. In questo senso l’amministratore delegato Giuseppe Marotta, che ricopre anche la carica di direttore generale dell’area sportiva (ed è dunque un dipendente della società), ha percepito infatti nel 2013/14 uno stipendio lordo di 2,32 milioni contro i 2,22 milioni dell’esercizio precedente. Nel dettaglio lo stipendio di Marotta è formato da una parte fissa (1,2 milioni come ad, 502,8 mila euro come dg) e una parte variabile (600 mila euro il bonus incassato nel 2013/14, comprensivo anche del premio di 100 mila euro legato alla vittoria dello Scudetto).  Chi invece ha visto crescere il proprio stipendio è stato invece Pavel Nedved. L’ex campione bianconero, che oggi siede in cda e che ha un ruolo di ambasciatore del club a livello internazionale, oltre che di supervisione sullo sviluppo tecnico della Prima Squadra e del settore giovanile, ha incassato 331,9 mila euro rispetto ai 291 milioni della stagione precedente. 

MANAGEMENT ROMAJames J. Pallotta, dopo l'avviamento del processo di vendita dell'AS Roma,  insieme ad altri tre imprenditori statunitensi, Thomas Di Benedetto, Michael Ruane e Richard D'Amore, decide di presentare un'offerta per l'acquisizione della squadra giallorossa, siamo nel mese aprile 2011;  in seguito alla firma dei contratti avvenuta a Boston, la Di Benedetto A.S. Roma LLC diventa il nuovo azionista di maggioranza dell'A.S. Roma. L'accordo prevede che la cordata statunitense acquisisca il 60% del club capitolino, lasciando il restante 40% nelle mani di Unicredit, la quale si riserva il diritto di cederlo ad imprenditori italiani entro il primo trimestre del 2012.

Il 27 ottobre 2011 entra a far parte ufficialmente del consiglio di amministrazione dell'A.S. Roma e del comitato esecutivo della stessa. Il 27 agosto 2012 è stato nominato nuovo Presidente dell'A.S. Roma prendendo il posto di Thomas Di Benedetto, diventando il 23° nella storia del club. L'11 Agosto 2014 ottiene il controllo totale dell'A.S. Roma, acquistando il restante 31% delle azioni detenute da Unicredit per un corrispettivo pari ad € 33 milioni.

Le parole di James Pallotta a Forbes (Febbraio 2014): "Roma sta per diventare un marchio sportivo mondiale. Roma ha l’opportunità di essere uno dei primi tre o cinque marchi sportivi al mondo. Non c’è dubbio che è il nostro obiettivo. Abbiamo bisogno di fare le cose, come ottenere un nuovo stadio. Quando avremo il nostro nuovo stadio, aumenterà le entrate per questo business”.

MAURO BALDISSONI UNO DEI PROTAGONISTI DELLA ROMA AMERICANA - (Vincenzo Nastasi) - Quasi quarantacinque anni, una laurea con lode in giurisprudenza e una specializzazione in diritto societario e finanziario. Questo è  Mauro Baldissoni,  direttore generale della società giallorossa, subentrato il 22 Luglio del 2013 al posto lasciato vacante il 6 maggio dello stesso anno da Franco Baldini. Baldissoni (che conserva nel cognome una curiosa assonanza col suo predecessore), partner dello Studio Tonucci, è entrato in contatto col mondo Roma seguendo la trattativa che ha portato alla vendita del pacchetto azionario di maggioranza della società giallorossa alla cordata americana capitanata prima da Thomas Di Benedetto e ora da James Pallotta. Iscritto all'Ordine degli Avvocati dal 1996, lavora dallo stesso anno proprio per lo studio in questione e nel 2011, all'esito della trattativa con gli americani, ha assunto il ruolo di consigliere di amministrazione della società. Esperto nel ramo delle offerte pubbliche di acquisto, ha lavorato negli scorsi anni anche per importanti enti pubblici, occupandosi di redigere e istruire la documentazione relativa al collocamento di pacchetti azionari nel mercato nazionale e internazionale.

IL DIRETTORE SPORTIVO SABATINI. DAL PERUGIA ALLA ROMA, PASSANDO PER LA LAZIO - (Massimo De Caridi)Walter Sabatini ed il calcio, un amore lungo una vita. L’attuale direttore sportivo della Roma ha dovuto abbandonare l’attività agonistica molto presto poiché ebbe un grave infortunio allo zigomo all’età di 22 anni mentre giocava col Perugia e non riuscì a dimostrare il suo valore. Smise col calcio professionistico nel 1984, a soli 29 anni ed intraprese prima la carriera di allenatore, poi di responsabile delle giovanili ed infine divenne direttore sportivo. I suoi primi passi da tecnico li fece in una scuola calcio associata col Perugia ed intitolata ad un ex compagno di squadra, Enzo Scaini, morto pochi anni prima. Sabatini allenò per 4 stagioni tutte le rappresentative giovanili, sino a quando, nel 1990, gli fu offerto l’incarico di responsabile proprio di quel settore, diventando anche allenatore in seconda del Perugia con l’arrivo di Paolo Ammoniaci. Rimase in Umbria altri 2 anni ma poi gli fu offerta la grande occasione di andare alla Lazio e dirigere il settore giovanile insieme a Beppe Dossena. Dopo altre 2 stagioni in biancoceleste, passa alla Triestina e per la prima volta assume l’incarico di direttore sportivo, dove acquistò un giovane Riccardo Zampagna, preso da una squadra dilettante dell’Umbria. Dopo l’esperienza a Trieste, passa all’Arezzo e lì incontra Serse Cosmi. Il binomio è subito perfetto anche perché entrambi perugini e grazie a loro la squadra toscana prima si salva dalla retrocessione in C2 e poi sfiora la promozione. Il centravanti dell’Arezzo era Fabio Bazzani, giocatore che, successivamente, seguirà i 2 anche nella nuova avventura a Perugia. Rimarrà in Umbria fino al 2004 quando litiga nuovamente con l’allora presidente del “Grifone”, Luciano Gaucci e lascia l’incarico. Durante il suo secondo incarico a Perugia, esattamente il 23 marzo del 2000, Walter Sabatini viene squalificato per 5 anni con proposta di radiazione per “questioni riguardanti giovani calciatori”. Franco Carraro, allora presidente della Federcalcio, rese esecutiva la radiazione il 15 marzo del 2003. Sabatini si appellò alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni affermando che non potessero passare oltre 3 anni tra squalifica e radiazione. La tesi dell’attuale direttore sportivo della Roma venne accolta e non si andò neanche a processo.

La CCA del Coni suggerì alla Figc di arrivare ad una conciliazione privata tra le parti e così Sabatini non fu radiato ma la sua pena terminò a marzo del 2005. Circa 7 mesi prima della scadenza della sua pena, Sabatini tornò alla Lazio dell’allora neopresidente Claudio Lotito, che lo assunse con l’incarico di direttore sportivo e rimase in biancoceleste per circa 4 anni. Nel giugno del 2008, infatti, non rinnovò il suo contratto e lasciò il club di Lotito per passare al Palermo al posto di Rino Foschi. In queste 4 stagioni a Roma furono molti i giocatori scovati da Sabatini e lanciati al grande calcio: Kolarov, Lichtsteiner, Muslera, Behrami, solo per fare alcuni nomi e che poi venne ceduti dalla Lazio con una notevole plusvalenza. In rosanero, Sabatini compie lo stesso tipo operazioni e sono diversi i gioielli portati alla luce dal ds perugini: spicca certamente Javier Pastore, preso dall’Huracàn a 6.5 milioni di euro e rivenduto a 43 milioni solo 2 anni dopo. Il talento argentino non è l’unico giocatore che ha fruttato parecchi soldi alle casse del presidente Zamparini: Hernandez, Ilicic, Darmian, Munoz e  Acquah oppure giocatori valorizzati in Sicilia e che ambiscono ad andare in squadre importanti come Morganella.

Nel novembre del 2010, però, la sua avventura a Palermo si interrompe e Sabatini si dimette per motivi personali. La sua assenza dal calcio, comunque, non durerà molto ed a giugno del 2011 la nuova dirigenza americana ed il neodirettore generale Franco Baldini lo vogliono alla Roma. Tra molte difficoltà e divergenze di opinioni proprio con il dg giallorosso, arrivato solo a scadenza di contratto con l’Inghilterra, quindi a campionato già in corso, parte la sua avventura romana, questa volta sull’altra sponda del Tevere. La prima campagna acquisti estiva è una corsa contro il tempo ed infatti riesce a comprare molti giocatori solo negli ultimi e concitati giorni di calciomercato. Tra i più importanti, spiccano gli acquisti di Osvaldo, Pjanic e Lamela, quest’ultimo argentino come Pastore e come “El Flaco” pupillo di Sabatini. La Roma non disputerà un buon campionato, arrivando sesta in classifica e con Luis Enrique che a fine stagione rassegna le dimissioni. L’anno successivo è quello di un grande ritorno in giallorosso: Zdenek Zeman di nuovo sulla panchina della Roma. Questa decisione sembra più una scelta di pancia di Baldini che non una decisione ponderata, poiché il primo nome sulla lista del ds romanista era Vincenzo Montella ma non fu trovato l’accordo tra le parti. Secondo le previsioni, il progetto-giovani nelle mani del tecnico boemo doveva esser perfetto, miscelato all’esperienza dei leader Totti e De Rossi. Nonostante l’ottima intuizione di Marquinhos, l’acquisto di Castan, neocampione della Coppa Libertadores col Corinthians, la buona riuscita di Borini, l’acquisto da copertina di Destro, l’aver anticipato la concorrenza per Balzaretti, il rendimento costante di Bradley, molti altri acquisti si rivelarono dei flop e l’amalgama tra nuovi e vecchia guardia non fu semplicissima da trovare. Zeman venne esonerato e a metà campionato ed al suo posto arrivò Andreazzoli, che fece da traghettatore ma fu il tecnico di una delle giornate più tristi per il popolo romanista: la sconfitta nella finale del derby di Coppa Italia del 26 maggio del 2013. A quel punto, Baldini si dimise e tornò in Inghilterra, mentre Sabatini assunse pieni poteri e l’incarico di direttore generale passò a Mauro Baldissoni. Per la prima volta, il ds giallorosso scelse autonomamente il mister da far sedere sulla panchina della Roma e quando Allegri e Mazzarri rifiutarono, scelse Rudi Garcia.

L’allenatore francese non era mai uscito dai confini della propria Patria ma aveva già vinto una coppa nazionale ed una Ligue 1. Fece una cosa richiesta: Gervinho. Il direttore sportivo romanista era molto scettico ma volle accontentare il suo tecnico, poiché l’ivoriano aveva già giocato a Le Mans e a Lille quando il mister era proprio Garcia. La Roma non partecipava neanche in quella stagione alle coppe europee, come ormai le succedeva da 3 anni, eccezion fatta per l’eliminazione ai preliminari di Europa League, nei quali venne eliminata dallo Slovan Bratislava, proprio agli albori dell’era americana. Si rendeva così necessaria la cessione di un paio di pezzi pregiati e se per Marquinhos arrivò un’offerta irrinunciabile del Paris Saint Germain di 35 milioni per un giocatore di 19 anni pagato 5 milioni solo 12 mesi prima, la cessione di Lamela fu molto più dolorosa, soprattutto per Sabatini, che vedeva nell’argentino doti da fuoriclasse e che 2 anni prima aveva pagato una ventina di milioni. Il Tottenham di Baldini lo acquistò per circa 30 milioni ed il direttore sportivo giallorosso corse ai ripari investendo 13 milioni per portare a Trigoria Adem Ljajic. Al posto di Marquinhos arrivò Benatia, non accolto in maniera eccezionale, poiché ad Udine fece bene per 3 anni ma non era esploso. La svolta arrivò quando Sabatini decise di non prendere Rafael e Wallace ma De Sanctis e Maicon, accontentando Garcia ed affiancando ai giovani anche giocatori d’esperienza e di grande pedigree, soprattutto il brasiliano.

L’ex Inter era una vera e propria scommessa poiché veniva da 2 anni difficili prima in nerazzurro e poi al Manchester City, dovuti a continui problemi fisici. Maicon, però, voleva andare al Mondiale in Brasile e pur essendo il giocatore straripante dell’epopea interista, diede uno straordinario contributo per far arrivare la Roma al secondo posto. Un altro capolavoro di Sabatini fu nel mercato invernale. Ad inizio gennaio, la Roma perse largamente lo scontro diretto con la Juventus a Torino ed il giorno seguente, il ds romanista fece un blitz anticipando la concorrenza e portando a casa Radja Nainggolan, grazie alla cessione a 10 milioni di Michael Bradley a Toronto. Un mese dopo, la formazione di Garcia fu privata di Kevin Strootman, altro acquisto di grande spessore dell’ultimo calciomercato ma grazie al colpo invernale di Sabatini, la Roma non ne risentì quasi per nulla ed arrivò seconda con diverse giornate d’anticipo rispetto alla fine della stagione. Era difficile rimediare dopo il disastro della sconfitta in coppa Italia ma lì Sabatini dimostrò tutto il suo valore e la sua lungimiranza, grazie anche ai suggerimenti del suo allenatore. Lo scorso mercato estivo doveva esser quello decisivo per il salto di qualità e per far sì che la Roma potesse tornare a vincere il campionato o quantomeno combattere sino alla fine.

Molte sono, però, le cose che non hanno funzionato: la cessione burrascosa di Benatia al Bayern ha lasciato qualche malumore di troppo, l’acquisto-scommessa di Ashley Cole che non ha fatto seguito a quello dell’anno precedente di Maicon, il problema serio che ha colpito Castan, gli acquisti molto esaltati di Iturbe ed Astori, poiché presi ai danni di Juventus e Lazio e costati (soprattutto l’argentino) veramente troppo, il ritardo nel recupero e poi il nuovo infortunio di Strootman, lo scarso feeling tra Destro e Garcia, la condizione non ottimale di Gervinho, acuito dal momento di forma scadenza dal suo rientro in Italia dopo la vittoria della coppa d’Africa e soprattutto, il disastroso mercato invernale di questo gennaio. Se gli elogi sono stati tutti meritati per il calciomercato dell’estate 2013 e per l’inverno 2014, se qualcosa non ha funzionato nella campagna rafforzamento dell’estate 2014, l’ultima sessione di calciomercato è stata forse la peggiore da quando Sabatini è arrivato alla Roma.

 

Non tanto, o almeno non solo, per il valore dei giocatori portati a Trigoria a gennaio, quanto per la non utilizzabilità degli stessi sino a questo momento. Spolli è arrivato dal Catania per fare numero in difesa e non è ancora mai sceso in campo, Ibarbo poteva esser un buon puntello al posto di un deludente Iturbe ma non era nelle condizioni di giocare e dopo 2 giorni, si è infortunato, Doumbia è un caso a parte. L’ivoriano veniva da un periodo di almeno 2 mesi di inattività, ha vinto la coppa d’Africa e dopo 2 giorni dalla fine dei festeggiamenti, è stato spedito in campo per 85’ in condizioni pessime. E’ vero, Sabatini voleva Luiz Adriano ma quando ha capito che il brasiliano non si sarebbe liberato, forse avrebbe potuto prendere un calciatore più pronto, che conosceva già la serie A, che magari fosse costato meno e che fosse comunitario, permettendo così di prendere uno tra Salah e Konoplyanka, veri obiettivi del direttore sportivo romanista.

Compensi CDA AS Roma - (Calcio & Finanza) - Ad un incollatura dal cda della Juve figura quello della Roma di James Pallotta (che non è retribuito per la carica di presidente). Dalla relazione sulla remunerazione del club giallorosso, pubblicata lo scorso settembre, emerge che gli unici componenti del board che hanno percepito emolumenti nella stagione 2013/14 sono stati solo i due amministratori delegati Italo Zanzi (1,54 milioni) e Claudio Fenucci (788 mila euro) e il direttore generale, che siede anche in cda, Mauro Baldissoni (774 mila euro). Complessivamente dunque il consiglio della Roma è costato al cub circa 3,1 milioni. La crescita rispetto al 2012/13 in cui gli emolumenti erano stati di 1,24 milioni è legata al fatto che allora il dg Baldissoni non faceva parte del consiglio di amministrazione.

 Fine PRIMA PARTE - Nella seconda (che verrà pubblicata giovedì 2 Aprile) verranno analizzati i seguenti argomenti:

  • Le differenze di marketing tra la Juventus e la Roma.
  • Parallelo tra il monte ingaggi di Roma e Juventus.
  • Fan Base Diritti Tv e Social-networking.
  • Stagione in corso, le differenze.
  • Quote e partecipazioni nei "Media" della Juventus.
  • Il mondo della Raptor Sport in Usa.

 

Fonte: Hanno collaborato: Federico Paolini - Marco De Leo - Massimo De Caridi - Luca Marotta - Vincenzo Nastasi

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