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#QuaranTotti | “Faccio entrare il ragazzino, faccio entrare il ragazzino"

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-09-2016 - Ore 10:00

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#QuaranTotti | “Faccio entrare il ragazzino, faccio entrare il ragazzino

FRANCESCA - GABRIELE - Brescia, 28 marzo 1993 - Stadio Rigamonti:  La Roma è in vantaggio per 2-0 grazie ai gol di Caniggia Mihajlovic. In panchina siede un ragazzino di 16 anni, si chiama Francesco. Mancano 2 minuti alla fine della partita, Boskov scatta in piedi e urla verso i giocatori in panchina: «Forza, scaldati che entri». Ci sono Zinetti, Dario Rossi, poi Muzzi e Totti. Francesco neanche si gira, pensa che il mister ce l'abbia con Muzzi. 

E' lo stesso Muzzi a dirgli: "Guarda che vuole te". Allora Francesco si alza e inizia a scaldarsi. Chissà cosa sta pensando. Poi arriva il suo momento: Esce Rizzitelli ed entra lui. «C’era Boskov – ha raccontato poi Rizzitelli - che continuava a ripetermi “Faccio entrare il ragazzino, faccio entrare il ragazzino”. Io mi sono girato e gli ho detto “E fallo entrare ’sto ragazzino, ormai la partita l’abbiamo vinta». Quel  ragazzino entra. Prima sul campo. Poi nella storia. 

Francesco Totti e la Roma. Se fosse un'equazione sarebbe precisa precisa l'equazione di Dirac: "Se due sistemi interagiscono una volta, e si crea un forte legame tra di essi, una volta messi a distanza questi continueranno a influenzarsi a vicenda".  E' per questo che molti la usano come metafora dell’amore. 

Totti avrebbe potuto giocare in qualsiasi squadra, avrebbe potuto vincere tutto. Sicuramente di più, tanto di più, di quello che ha vinto. Quando il Real Madrid di Florentino Perez avrebbe fatto follie per ingaggiarlo, lui fa la scelta che spiazza tutti: sceglie la Roma. Non fa la scelta più logica, fa la scelta che lo rende più felice. E che fa felici tutti noi. 

Proviamo solo per un attimo ad immaginare Francesco Totti lontano da Roma. Proviamo ad immaginare una Roma senza Francesco Totti.

Sarebbe stata tutta un'altra storia. Sarebbe stata tutta un'altra Roma.

In una vecchia intervista rilasciata a France Football, il numero 10 dichiarò: “Se fossi andato al Real Madrid avrei vinto tre Champions League e due Palloni d’Oro. Avrei avuto più opportunità, senza dubbio. Ma preferisco quello che ho fatto con la Roma, la fedeltà è già una vittoria". Una fede testarda  e ostinata, persino poco di moda in un'epoca di valori a buon mercato. 

Sai Capitano, ora che ci penso io prima di te non me la ricordo tanto bene la Roma. E se ci penso ancora non lo so mica come sarà dopo. So che, al solo pensiero mi sento smarrita perchè da 20 anni tu scendi in campo  e a noi ci basta guardarti per sapere che stiamo nelle mani  migliori del mondo.   Per fortuna poi penso all'equazione di Dirac, all'espressione matematica più romantica che conosco e mi ricordo che tra  Totti  e la Roma non ci sarà mai una fine,  due sistemi legati per sempre da un vincolo invisibile che agisce a qualunque distanza, manifesto tutto giallorosso di una fede destinata a non sbiadire mai. 

Auguri Capitano per sempre. 

Fonte: a cura di Francesca Ceci e Gabriele Nobile

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