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Serie A 2013-14: l’incidenza del Costo del personale, i ricavi TV e il fatturato netto.

condividi su facebook condividi su twitter Di: Luca Marotta 16-03-2015 - Ore 15:12

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Serie A 2013-14: l’incidenza del Costo del personale, i ricavi TV e il fatturato netto.

Anche per il 2013/14 è facilmente dimostrabile la tesi, secondo la quale, i club di calcio italiani spendano praticamente tutti gli introiti derivanti dalla cessione dei diritti TV per pagare il costo del personale e non per fare investimenti. L’aggravante consiste nel fatto che i proventi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi, compresi i ricavi da competizione UEFA, costituiscano circa il 60% dell’intero fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze, degli altri ricavi da Player Trading e degli storni dei costi del vivaio per la relativa capitalizzazione.

La Tabella dimostra come la fonte principale di ricavo della Serie A, pur avvicinandosi al miliardo di Euro, non basti da sola a coprire il costo del personale, che supera abbondantemente il miliardo di Euro

Il rapporto tra il costo del personale complessivo dei club della Serie A 2013/14 e i proventi televisivi incassati, compresi i proventi UEFA, è del 118,8%. In altre parole, i diritti TV “pagano” solo l’84,2% del costo del personale e non bastano a farvi fronte. Ovviamente, tale ingente fonte di ricavo non riesce a generare “valore aggiunto” da investire in infrastrutture o altre tipologie di investimento.  Il fatto che l’aggregato dei risultati netti dei 20 club di Serie A 2013/14 evidenzi una perdita, conferma che l’ “industria calcio” è l’unica industria nella quale “il valore aggiunto” sia di competenza dei “lavoratori”Invero, solo sette club su venti della Serie A 2013/14 evidenziano un costo del personale inferiore ai ricavi TV. Precisamente tali club sono, in ordine crescente di percentuale, i seguenti: Catania, Cagliari; Udinese; Chievo; Napoli; Torino e Lazio. Tuttavia, il Napoli nel 2013/14 ha beneficiato dei proventi da UEFA Champions League, per circa 40 milioni di Euro. Per tutti gli altri club, i proventi TV non bastano da soli per pagare il costo del personale. Su tale fronte i club della Serie A 2013/14 che primeggiano sono, in ordine decrescente, i seguenti: Sassuolo, Genoa, Roma, Inter, Sampdoria, Parma, Bologna e Verona. Bisogna precisare che il dato del Sassuolo si riferisce ancora al bilancio 2013, che era “inquinato” per la prima parte dell’anno dalla disputa della Serie B, con diritti TV trascurabili. Leggermente diverso è il discorso per quanto riguarda l’incidenza del costo del personale sul fatturato al netto al netto delle plusvalenze, degli altri ricavi da Player Trading e degli storni dei costi del vivaio per la relativa capitalizzazione.

Solo tre club presentano un costo del personale superiore al fatturato netto. Precisamente: Genoa, Sampdoria e ParmaTutti gli altri club presentano un costo del personale al di sotto del fatturato al netto delle plusvalenze, degli altri ricavi da Player Trading e degli storni dei costi del vivaio per la relativa capitalizzazioneSe, per ipotesi, considerassimo come parametro di una sana gestione economica, quello raccomandato dal Regolamento del Financial Fair Play all’articolo 62 comma 4 lettera a): “In addition, the UEFA Club Financial Control Body reserves the right to ask the licensee to prepare and submit additional information at any time, in particular if the annual financial statements reflect that: a) employee benefits expenses exceed 70% of total revenue” - Ossia di mantenere un costo del personale al di sotto del 70% del fatturato netto, il risultato sarebbe che solo 10 club su venti della Serie A 2013/14 rispettano tale parametro. Precisamente: Napoli, Catania, Udinese, Cagliari. Milan, Torino Lazio, Chievo, Juventus e Verona. Per Sassuolo e Livorno vale il discorso attenuante del bilancio ad anno solare considerato, che comprende la seconda metà del campionato disputato in Serie B.

Considerazione finale. 

Alla luce di quanto esposto, forse sarebbe opportuno mutuare dalla Premier League la regola: “Short-Term Cost Control Measure”, che fissa dei limiti all’aumento del costo del personale con i fondi provenienti dai diritti TV della Premier League.

 

Fonte: Appunti di Luca Marotta

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