Rassegna stampa

«Mi fido ma non troppo. Però con un Pjanic così...»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 27-10-2015 - Ore 07:49

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«Mi fido ma non troppo. Però con un Pjanic così...»

GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI - «Non scambiateci per pessimisti. È che noi romanisti l’abbiamo imparato sulla nostra pelle: il dolore dura di più della felicità». Chiara Gamberale, scrittrice, in poche parole tira fuori il romanzo perfetto del momento Roma. Primo posto e un semplicissimo cauto ottimismo in città, l’entusiasmo è roba per...inesperti. «Perché pure due anni fa partimmo alla grande, poi fu una debacle. Siamo morti gonfi, così ama dire mio fratello. Sono bipolare con la Roma: l’emozione sì, ma pure la scaramanzia». 
Allora non la sentiremo mai sbilanciarsi. 
«No...però una sensazione ce l’ho: mi pare che ci giri bene. Il Napoli è molto forte, gioca alla grande. Ma la Roma di Firenze mi ha fatto venire in mente belle cose. Con un Pjanic così, tutto pare più facile». 
È lui il segreto? 
«Odio i luoghi comuni. Ma forse è proprio vero che senza Totti può esprimersi come mai gli era successo. Normale: vicino a un Michelangelo neppure un Guido Reni fa effetto. Senza la luce del capitano, la squadra riconosce nel bosniaco il leader. Pjanic è la protagonista di “Per dieci minuti”: via il marito, via Totti, si scopre che c’è una realtà che nessuno mai avrebbe mai immaginato». 
Ma con il marito si sta così male? 
«Totti è tutto. Totti è Mandorla in “Le luci nelle case degli altri”. È il protagonista che vive, cresce e determina tutte le famiglie di un condominio. Totti è l’elettricità fatta persona: mi è capitato di intervistarlo, ti colpisce la sua personalità e in campo, per anni, questo è stato un fattore determinante». 
Determinante come De Rossi? 
«Ha una testa bellissima, sarebbe il personaggio ideale sul quale costruire un romanzo. Anzi, a pensarci bene in lui rivedo qualcosa del mio prossimo libro (uscirà a febbraio, ndr), nel quale una donna si rifugia in un uomo tormentato ma sicuro. Non mi piacciono i robotizzati. E Daniele è il campione umano, uno che per fortuna sbaglia anche. Ha l’ombra di tragedie familiari sulle spalle. E un nomignolo — capitan Futuro — che non ha mai inciso sul suo rendimento, nonostante quella evidente certezza che non sarebbe mai stato il numero uno. Daniele è l’uomo che si presentò all’intervista con me con una busta: dentro c’erano i miei romanzi, avrei dovuto autografarli per la compagna (Sarah Felberbaum, ndr), mia lettrice». 
E Garcia? 
«Mi piacerebbe avesse un’ombra, come De Rossi. Spero non faccia l’ispettore Gadget». 

Fonte: GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI

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