Rassegna stampa

Cori, canti, lacrime per il Totti day E Spalletti se ne va

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 28-05-2017 - Ore 09:00

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Cori, canti, lacrime per il Totti day E Spalletti se ne va

CORRIERE DELLA SERA - VALDISERRI - Ieri l’antipasto, quando la Roma ha aperto le porte di Trigoria e i tifosi si sono riversati dentro per farsi firmare di tutto da Francesco Totti. Un bambino che non aveva né maglie, né foto né fogli si è fatto autografare la mano.

Oggi il resto, prima durante e dopo Roma-Genoa, ultima gara in giallorosso del numero 10, a conclusione di una carriera sempre con la stessa maglia: 25 stagioni, 785 presenze e 307 gol (618/250 in serie A; 59/18 in Coppa Italia; 103/38 nelle Coppe europee; 5/1 in Supercoppa italiana). Sarà l’ultima volta che Totti «potrà vestire» quella maglia che da sempre è la più venduta e che lo sarà anche l’anno prossimo, visto che è in produzione. La maglia «nuova» verrà vestita oggi da tutta la squadra.

L’Olimpico è sold out da settimane, con i bagarini in azione. In tutta la stagione non era mai successo. Le richieste erano tali da poter riempire lo stadio tre volte. La Roma regalerà ai tifosi presenti il match program in edizione speciale: diventerà un pezzo da collezione. Il Genoa, per bocca del suo allenatore Ivan Juric, ha promesso battaglia: «Del Totti-day non me ne frega niente, andiamo a fare la nostra partita». La Roma deve vincere per essere sicura del secondo posto e del passaggio diretto in Champions. È una partita da 30 milioni, ma i tifosi giallorossi pensano al sentimento e non (solo) alla finanza.

Il presidente Jim Pallotta sarà presente e, nei prossimi giorni, incontrerà Totti e Spalletti. Il primo deve ancora avere rassicurazioni sul ruolo di dirigente (voluto per lui dal club), il secondo deve salutare per andare (di sua scelta) all’Inter.

Per Pallotta, che fa capire che Totti accetterà l’incarico per lavorare con Monchi, «sarà un privilegio essere allo stadio Olimpico, assieme ad altri 70.000 tifosi, per assistere alla fine del primo volume di una carriera leggendaria. È la fine di un capitolo della vita di Francesco e l’inizio di una nuova era. Sono certo che verrà versata più di una lacrima, sia in campo sia sugli spalti, ma domenica sarà la festa di quella che è un’icona, una leggenda nella storia dello sport. Godetevi questo momento. Cantate, gioite, piangete e ricordate. È un momento unico per voi. Non ci sarà mai un altro Totti».

C’è stata anche una voce fuori dal coro, quella di Luciano Spalletti, ma non è una grande sorpresa. Al tecnico sono bastati pochi secondi per descrivere le qualità di Totti che ha conosciuto nelle due panchine romaniste: «Il pensiero che mi lega a lui è quello della qualità del giocatore, della personalità. Sul campo, lui, vede le cose prima».

Ben più lungo e articolato è il ritratto di quello che al tecnico di Certaldo è piaciuto meno: «Qui siamo colpevoli tutti: abbiamo creato questo calciatore capace di tutto perché è Totti. In qualche qualità, però, dovrebbe fare conoscenze più approfondite. Essere leader vuole dire donarsi agli altri e lui l’ha anche fatto, ma agli altri non è arrivato. La Roma deve vincere, non ci si deve accontentare se ha vinto Totti. Lui da solo non basta. Qui ci troviamo a dire sempre le stesse cose, cioè che la Roma non ha vinto niente e su questo ci sta anche quello che ha fatto lui. Un anno sbagliò 6 rigori di fila e tutte le volte un giornale titolò con una sua frase: “Il prossimo lo tiro io”. Secondo me un giocatore che sbaglia tre calci di rigore, anche se si chiama Totti, dovrebbe ragionarci. Poi l’allenatore sono io e parlo con gli altri e dico: non è che lo potete tirare voi? E loro: no, se si avvicina Francesco lo tira lui. Se avevamo segnato due rigori in più, magari i punti erano diversi». In quella stagione (2006-2007) Totti segnò 32 gol stagionali, la Roma vinse la Coppa Italia e in campionato finì seconda a -22 dall’Inter. Per la cronaca, un solo rigore sbagliato da Totti costò punti: quello in Roma-Ascoli 2-2. La Roma, insomma, sarebbe finita a -20 dall’Inter.

La stessa Inter che sarà l’approdo del tecnico per cercare lo scudetto, trovare i soldi a palate del gruppo Suning e sperare di essere un Mozart e non un Salieri.

Fonte: CORRIERE DELLA SERA - Luca Valdiserri

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