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AS Roma Match Program: Empoli-Roma, intervista a Domenichini

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 26-02-2016 - Ore 17:27

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AS Roma Match Program: Empoli-Roma, intervista a Domenichini

Empoli e l’Empoli sono casa sua. C’ha giocato quando era ragazzo, allenato in una fase successiva della vita e ha deciso di prendere lì la residenza della sua abitazione. Il presente, però, si chiama Roma. Associazione Sportiva Roma. Marco Domenichini – 58 anni – è tornato in giallorosso con lo stesso ruolo che occupava sette anni fa, vice allenatore di Luciano Spalletti.

Un bilancio di questo primo mese e mezzo romanista?

“Direi positivo, molto positivo. L’approccio con la squadra è stato ottimo. I ragazzi ci hanno messo subito partecipazione e applicazione seguendo in tutto e per tutto le idee di Luciano. È stato, inoltre, anche un periodo molto intenso in quanto a lavoro e programmazione, però siamo soddisfatti”.

All’inizio su cosa avete dovuto lavorare di più per risollevare la squadra? Sulla testa dei giocatori o sulla tattica?

“Mah, un po’ su tutti gli aspetti. Spalletti da sempre cura ogni minimo particolare in campo e fuori dal campo. È bravo a fissare obiettivi, dare motivazioni, guardare sempre avanti con propositivi nuovi”.

C’è qualche calciatore che conoscevate meno e che vi ha impressionato favorevolmente?

“Sono tutti bravi, non ce n’è uno in particolare. Non abbiamo mai smesso di seguire la Roma in questi anni. Era rimasto affetto, tanto, per questa squadra e in qualche modo ci siamo sempre informati su come andavano le cose. La Roma non è una realtà qualunque del calcio italiano o straniero. È una cosa diversa. Per il nostro staff lo è”.

Quanto all’organizzazione societaria, quali cambiamenti avete notato rispetto al passato?

“Si ha l’impressione di avere a che fare con una società strutturata, organizzata, c’è tutto per lavorare nel migliore dei modi. Questo nulla toglie alla gestione precedente, ci mancherebbe, anche prima era un club di livello, ma ora sembra che sia stato fatto un ulteriore passo in avanti”.

Empoli cosa ha rappresentato, invece, per lei?

“Che dire? È casa mia. Ci vivo e ci ho lavorato in passato. Sono stato un centrocampista azzurro tra il 1980 e il 1982. Quando ho smesso di giocare, poi, sono stato parecchi anni nel settore giovanile con vari incarichi fino ad arrivare alla prima squadra, da vice di Spalletti nella stagione 1997-1998”.

Più forte l’Empoli di Sarri o di Giampaolo?

“Due ottime squadre, ma al momento i numeri sono dalla parte di Giampaolo. Ha più punti – a questo punto del campionato – rispetto a un anno fa. Giampaolo è un ottimo tecnico, l’ho visto lavorare ed è preparato come pochi altri”.

Peccato sia stato per qualche anno ai margini del calcio italiano.

“Vero, ma sono cose che in una lunga carriera possono capitare. Avere più o meno fortuna fa parte del mestiere, ma se sei bravo come nel caso di Marco, riesci a emergere di nuovo. E lui l’ha fatto, ottenendo risultati e dando un’ottima impronta di gioco ai suoi”.

Sabato, però, dovrà fare a meno di Saponara e Tonelli.

“Non c’è da dormire tranquilli. Quando hai organizzazione collettiva, riesci comunque a sopperire alle assenze. E per noi sarà una gara ad alto coefficiente di difficoltà. Sa cosa mi ha impressionato vedendo le partite dell’Empoli in tv?”.

Cosa?

“Il fatto che nessuna squadra sia riuscita a metterli seriamente in difficoltà. Hanno un’intensità e un dinamismo importanti, non è facile per nessuno tenere certi ritmi. Meritano la classifica e il momento che stanno vivendo”.

Le piace Paredes, centrocampista argentino di proprietà della Roma?

“Sì, è un ottimo giocatore. Le qualità già ce l’aveva quando era stato preso da Sabatini dal Boca Juniors, ma Empoli gli ha permesso di esprimerle nel migliore dei modi. Ha qualità, visione di gioco, sarà pure lui un avversario da tenere in considerazione. Le caratteristiche sono quelle di un trequartista, ma quest’anno si sta proponendo come un ottimo regista. Se hai qualità, riesci a fare bene in più ruoli”.

Empoli per lui. Empoli per Luciano Spalletti non potrà mai essere solo un nome su una cartina geografica. No, non esclusivamente una provincia di Firenze dove si mangia bene e con cinquantamila abitanti circa. Meno dello stadio Olimpico al completo, per dire. No, Empoli è tanto altro. Empoli è la cittadina del “baretto” degli amici e della gioventù. Empoli è la base, la partenza, la rampa di lancio. La squadra da cui è iniziato tutto. La società che prima lo ha accolto da calciatore e poi lo ha lanciato da allenatore. Il club che lo ha fatto esordire su una panchina, in Serie A, a 38 anni. Nel 1997 era il più giovane tecnico del campionato insieme a Carlo Ancelotti. Empoli-Roma per lui. Nemmeno Empoli-Roma sarà mai una partita come le altre. Empoli-Roma è stata la prima volta, quella che convenzionalmente “non si scorda mai”. La prima volta – è noto – può andare bene, male o la si ricorda appena. Spalletti rientra nella casistica di quelli a cui è andata “male”, ma tant’è. Capita, niente di drammatico o compromettente. L’atto si consuma a Firenze, capoluogo della Toscana. È il 31 agosto 1997, data particolare anche per un altro motivo. Nella nottata tra il 30 e il 31 il mondo è scosso dalla scomparsa di Lady Diana a Parigi per un terribile incidente stradale. Una notizia che lascia interdetti e senza parole, però c’è poco da fare. Si deve andare avanti, soprattutto è un fatto che niente ha a che fare con il calcio. Dunque, si gioca la prima giornata del campionato 1997-1998. La nuova Roma di Zeman affronta in trasferta l’Empoli neopromosso di Spalletti sul campo neutro dell’Artemio Franchi. Il boemo è già navigato a questi livelli, Spalletti no. Spalletti è un personaggio da scoprire, ma già sembra a suo agio nel grande palcoscenico. Si presenta in tuta e con tante idee di calcio. A popolare le tribune sono più romanisti che empolesi. Sembra più una gara in casa che in trasferta. L’ondata giallorossa si quantifica in migliaia di unità al seguito, tante da occupare l’intera Curva Ferrovia dell’impianto fiorentino. L’avvio dice Roma: al 3’, Delvecchio porta subito avanti i capitolini capitalizzando al meglio un lancio preciso dalle retrovie. È il primo gol del torneo e come tale si aggiudica il premio delle bottiglie di vino, riservato al marcatore più veloce. L’Empoli accusa il colpo, ma non vacilla, continuando a proporre gioco. E viene premiato, al 16’, con Cappellini che trasforma un rigore procurato da un’ingenuità di Konsel. Il primo tempo è di marca empolese con parecchie occasioni create e salvate dal trentaseienne portiere austriaco. Nella ripresa, però, emerge la scaltrezza della Roma che vince la partita con una doppietta di Balbo (un gol di piede e l’altro da testa, entrambi da bomber di razza quale è il numero nove argentino). Il tabellino al termine dei novanta minuti riporta Empoli 1 Roma 3. Ma per Spalletti non è tutto da buttare. Anzi. La cronaca del giorno dopo del Corriere della Sera tesse le lodi del tecnico esordiente: “Ha fatto vedere le streghe a Zeman”. E lui lancia la carica con parole di avvertimento alle concorrenti: “Il primo tempo è stato tutto nostro. Abbiamo dominato in lungo e in largo la Roma, meritavamo un vantaggio di due gol. Poi, la maggiore esperienza dell’avversario e qualche nostro svarione difensivo hanno rivoltato la gara in favore loro. Tuttavia sono soddisfatto, con la coscienza a posto. E con me tutta la squadra. Questa partita, nonostante tutto, nonostante il punteggio assolutamente ingiusto, ci ha fatto capire che non siamo senza speranza. Questo campionato, al contrario, ce lo giocheremo per intero, fino in fondo. E contro di noi sarà dura per chiunque”. Così sarà, a fine campionato l’Empoli si piazza dodicesimo, in salvo. La prima volta non andò secondo i piani, ma il destino prima o poi avrebbe premiato quell’uomo in tenuta sportiva con la possibilità di allenare la Roma, la squadra dell’esordio in Serie A di Luciano Spalletti. Sono passati diciannove anni da allora.

Fonte: asroma.com

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