Rassegna stampa

Calciatori sotto contratto fino all'età della pensione

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 26-03-2015 - Ore 08:42

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Calciatori sotto contratto fino all'età della pensione

C'è sempre un Muller in Germania che la mette, questo si chiama Heinz, ha 36 anni, faceva il portiere nel Magonza, attualmente all'undicesimo posto in Bundesliga, e vuole continuare a farlo, almeno fino all'età del suo pensionamento.

Quando nel giugno 2014 è scaduto il suo contratto è andato sereno in sede per il prolungamento, gli è stato negato e lui c'è rimasto proprio male. La sua pretesa ha fatto sorridere per mesi tutta la Germania fino a quando Heinz si è rivolto alla legge, che invece l'ha accolta. Il giudice del lavoro Ruth Lippa si è vista recapitare il ricorso di Heinz, ha studiato il caso e ha fatto sapere che gli sportivi vanno considerati come tutti gli altri dipendenti subordinati e dopo due anni di lavoro, hanno diritto a un contratto a tempo indeterminato. La scadenza di giugno 2014 fra Muller e il Magonza è fuffa. Licenziato senza giusta causa e adesso il calcio rischia il finimondo.

Se la sentenza verrà confermata nei successivi gradi di giudizio, il Magonza non solo dovrà reintegrare il 36enne Heinz ma dovrà assumerlo come un qualunque altro dipendente. Il tribunale, in un documento di 14 pagine, ha fatto riferimento alle norme che regolano il lavoro a tempo determinato secondo le quali non si può andare oltre un periodo di due anni se non in presenza di una ragione concreta e documentata. Che il Magonza non si è mai sognato di produrre, dando per scontato che alla scadenza, il tesserato Heinz Muller fosse libero a tutti gli effetti di fare ciò che voleva. E Heinz l'ha fatto.

Harald Strutz, proprietario del Magonza e vice presidente della federazione tedesca si è sentito mancare: «Tutti i processi del passato hanno portato a verdetti opposti. Faremo ricorso. Se ci dovessero dare torto il calcio subirebbe una svolta epocale, paragonabile a quella voluta da Bosman. Le società dovrebbero pagare lo stipendio a decine di giocatori fino alla pensione». Che per la nostra legge Fornero equivarrebbe a 67 anni. L'avvocato del Magonza, Christoph Schickhardt, ha dato una spiegazione: «Il calcio non è paragonabile agli altri lavori. Gli sportivi non sono in grado di offrire le stesse prestazioni lavorative per così tanti anni, vanno incontro a cali fisici, molti club verrebbero messi in ginocchio».

Questa sentenza pare però suffragata da una direttiva europea che cancella le differenze fra sportivi e lavoratori subordinati. Una direttiva sfuggita alle maglie di Uefa e Fifa che hanno alle loro dipendenze fior di legali che si occupano esclusivamente di queste problematiche. Norme precise, sfogliandole si presenterebbe addirittura da parte dei giocatori la possibilità di andare in qualunque squadra in qualsiasi momento indipendentemente dal contratto e dalla sua pluriennalità. «Dovesse passare un principio del genere - commenta Leo Grosso ex presidente e ora consigliere della Fif Pro -, salterebbe il mercato, nessuno è più vendibile e per i club bisognerebbe inventare una sorta di risarcimento». Due precedenti: in Olanda, dove la federazione in accordo con il sindacato ha ricusato tale norma, e in Francia dove un ex calciatore, poi allenatore e quindi dipendente dello stesso club, aveva tentato il colpo di Heinz. In attesa che la sua richiesta trasformi i club in ricoveri geriatrici, in Italia si sentono tutti tranquilli e protetti dall'articolo 5 della legge '91 che impone un rapporto non superiore ai 5 anni. Horst Kletke, legale di Muller, ci ha fatto sapere che ha applicato norme vigenti in Germania e in Europa. E un po' ha dato fastidio anche a noi che ne abbiamo già tante da sbrigare e della sua precisazione non ne sentivamo proprio il bisogno.

Fonte: Claudio De Carli - Il Giornale

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