DDR, il jolly di Lucio
IL MESSAGGERO - CARINA - Il jolly è tornato. De Rossi è nuovamente a disposizione. In anticipo rispetto alla prognosi (come al solito generosa) di un mese rilasciata dallo staff medico della Roma. Un rientro importante che permette a Spalletti di tornare ad essere imprevedibile. Perché con Daniele in campo, Lucio può cambiare modulo più volte all’interno di una stessa partita. Attuare la difesa ‘tre e mezzo’, giocare con il 4-2-3-1, continuare con il centrocampo a rombo o passare al 4-1-4-1. Tutto grazie a De Rossi. Basta spostarlo in campo e la squadra si modella di conseguenza: «È un grande giocatore e può dare ancora molto. Sa fare tutto. Se tu chiedi, lui esegue», la conferma del tecnico. Li lega una stima reciproca. In tempi non sospetti (un’intervista rilasciata aRomaTv nel gennaio del 2015, dunque con la Roma che viaggiava spedita a braccetto con la Juventus e con Garcia ben saldo al suo posto), De Rossi parlò così di Spalletti: «È un genio, a mio avviso, che ho trovato sulla mia strada. Un allenatore incredibile, attento a ogni dettaglio. Abbiamo iniziato il nostro rapporto il giorno che era nata mia figlia Gaia. Non c’erano gare imminenti, l’ho chiamato e gli chiesi di dormire a casa, convinto che me lo avrebbe concesso. Mi disse di dare un bacio alla bimba e di venire a Trigoria. La prima settimana lo odiai. Dovevo stare in ritiro e non potevo vederla. Per quanto bene gli voglio, la prima cosa che penso è quanto l’ho odiato. Poi ho conosciuto una persona meravigliosa».
FUTURO INCERTO – Nei prossimi mesi diventerà padre per la terza volta e questo potrebbe incidere non poco sul futuro prossimo. Perché qualche voce che lo vorrebbe lontano da Roma con un anno di anticipo rispetto alla scadenza contrattuale, continua periodicamente a circolare (ieri a Trigoria c’era il suo agente Berti). Tra Mls (Los Angeles Galaxy) e Boca Juniors (in Argentina è da gennaio che alcuni media sono convinti del trasferimento in estate) le sirene non mancano. A 32 anni, De Rossi legge, ascolta, s’informa ma preferisce rimanere in silenzio. Fa finta di nulla pur essendo uno dei calciatori che sa annusare meglio l’aria che lo circonda. Lasciare la Roma nella stagione (la prossima) del dentro o fuori (almeno nei propositi di Spalletti che vuole una squadra per vincere lo scudetto) potrebbe essere l’autogol di una carriera. Anche perché ha aspettato tanto. Sia la fascia sul braccio che lo scudetto sul petto. Salutare in anticipo, equivarrebbe a farsi da parte senza aver mai ereditato realmente la guida dellaRoma, rimasta ben salda nelle mani dell’amico-icona Totti. Più o meno come accaduto al principe Carlo che s’è fatto vecchio senza diventare mai re, all’ombra della Regina Elisabetta. Il finale diverso dipende anche da Daniele. E dalle sue scelte.
Fonte: IL MESSAGGERO - CARINA