Rassegna stampa

Garcia si blinda «Voglio una Roma di uomini veri»

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 01-12-2015 - Ore 07:54

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Garcia si blinda «Voglio una Roma di uomini veri»

GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI - Niente, niente, non voglio sentire niente, leggere niente, ascoltare niente. Il giorno dopo Rudi Garcia è dentro una campana di vetro: isolato dal mondo, la vita è solo dentro il villaggio di Trigoria. E pazienza se fuori Roma brucia. Ce qu’il ne sait pas ne le blesse pas , che in italiano suona come «occhio non vede, cuore non duole». Ci dev’essere questo proverbio dentro la scelta del tecnico francese di isolarsi, di non voler neppure consultare la rassegna stampa quotidiana, di andare dritto al problema. Di farsi scivolare tutto addosso, la sua forza più grande che ieri agli occhi di molti dev’essere apparsa forse una manovra un filo forzata. Ma pure vicino alla voglia estrema di provare a voltare pagina parlando alla squadra, con toni che vengono raccontati — per una volta — più duri del solito, decisamente almeno un’ottava sopra rispetto al post Barcellona. «Non pensate alla valanga, siate uomini, non voglio alibi ma non cercateli neppure voi — il senso di un discorso durato cinque minuti, mica di più — Ora il Torino, poi il Bate: una gara alla volta ne usciremo». E vicino alle parole, la comunicazione alla squadra del cambio di programma: via il giorno di riposo fissato per oggi. E si va in ritiro un giorno prima del previsto: giovedì sera ninna nanna a Trigoria, poi venerdì partenza per Torino. 
programmi in linea Chiamarlo pugno di ferro farebbe sorridere chiunque. È una mossa, magari ad uso e consumo della piazza che chiede teste e risultati. A fronte di una società dall’altra parte del mondo, non solo in senso figurato. James Pallotta è in arrivo, sarà a Roma tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. Ma il presidente non condisce la delusione per gli ultimi risultati con l’isteria collettiva, con l’immediata necessità di cambiare convinzioni e programma. Perché agli occhi della proprietà Usa la Roma è tutto sommato in linea di galleggiamento rispetto ai programmi iniziali: qualificazione di Champions possibile e secondo posto — quello sì vitale per le casse del club — a un tiro di schioppo. Distanza di cuore e di sentimento che porta a un ambiente in costante fibrillazione. Eppure un motivo c’è. Un peccato originale c’è. Garcia è l’allenatore messo in discussione dalla società stessa la scorsa estate. È l’allenatore che ha... provato a farsi esonerare con le dichiarazioni alla fine dello scorso campionato, senza riuscirci. È un tecnico indebolito, soprattutto agli occhi dei tifosi: quasi inevitabile, allora, che finisca nel mirino non appena i risultati lo abbandonano. 
LA LINEA DI CONFINE Il peccato, si dice, ha pure l’aggravante di un contratto che, vicino alla scritta Rudi Garcia, recita giugno 2018, con 2,8 milioni netti di ingaggio. Numeri pesanti, che in qualche modo tengono le mani ferme al loro posto. Siamo fuori stagione, i traghetti sono fermi, i traghettatori a spasso. Il Bate Borisov è comunque un confine, non fosse altro per i tanti milioni che il passaggio del turno porterebbe in dote. Molto del domani di Garcia si deciderà lì, se non quello immediato quello futuro, da giugno prossimo. Già, perché a meno di una Roma capace di arrivare fino allo scudetto, difficilmente qualsiasi altro risultato permetterà al francese di continuare l’avventura in giallorosso anche nella prossima stagione. Nonostante tutto e nonostante quel contratto lì. «Pallotta non viene per tagliare la sua testa», ha detto Sabatini. Ma con la dirigenza rifletterà su ciò che non va e sulle opportunità. 
LIPPI E DIFRA Già, le opportunità. Intese come soluzioni, alternative. Dovesse davvero arrivare la valanga, la Roma ha l’obbligo di guardarsi intorno anche prima di giugno. Il problema è che di traghettatori veri non ce ne sono e quelli che eventualmente ci sarebbero anche, vogliono tutti altro: un progetto, un programma, un contratto lungo. Ed allora l’unico che nel caso potrebbe aiutare i giallorossi è Marcello Lippi. Sei mesi da allenatore, per poi magari fare da direttore tecnico. È un’idea, una suggestione, forse un indizio. Sempre considerando che la Roma si vuole tenere le mani libere per scegliere a giugno l’allenatore del futuro. Di Francesco è stato già contattato e gli è stato chiesto di non prendere impegni: «Fa piacere venire accostati a grandi squadre, con la Roma ci sono delle simpatie ma Garcia va lasciato tranquillo». Forse è per questo che il francese preferisce non sapere e non sentire. Magari in cuor suo già sa tutto. 

Fonte: GAZZETTA DELLO SPORT - STOPPINI

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