Rassegna stampa

Il calore viola

condividi su facebook condividi su twitter Redazione 29-09-2015 - Ore 07:33

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Il calore viola

CORRIERE DELLA SERA - DE CAROLIS - La piccola Elena li aspetta, li ferma e li abbraccia tutti: l’impronunciabile Blaszczykowski, Vecino, Bernardeschi. Fuori dal centro tecnico della Fiorentina è lei l’appendice della festa viola. Lo champagne l’hanno stappato al Meazza Ilicic e «tripletta» Kalinic. Al party notturno hanno pensato più di 200 tifosi. Stessa scena, stesso luogo, stessa vittima di sei mesi fa, quando a San Siro l’Inter venne battuta da un gol di Salah. Stavolta però i protagonisti di un capolavoro dalle proporzioni straripanti e dagli effetti dolcissimi hanno altri volti. Domenica notte il binario della stazione di Campo di Marte era una curva in festa, per salutare l’arrivo di una formazione coraggiosa, vittoriosa, prima in classifica e con la miglior difesa del campionato. Da 6.069 giorni Firenze aspettava di guardare tutti dall’alto, di staccare la Juventus di 10 punti, di andare più in là dei sogni. Al Bar Marisa, lì davanti allo stadio Franchi dove domenica sera arriverà l’Atalanta per scrivere un altro record (mai la Fiorentina ha avuto 18 punti dopo 7 giornate), lo scudetto non è più un tabù, «perché questo è un anno pazzo, senza padroni», e l’obiettivo da non farsi sfuggire è la qualificazione in Champions. 
La rivincita è viola e l’entusiasmo un contagio inarrestabile. I social network abbondano di sfottò e caricature, di paragoni e somiglianze con la Fiorentina del Trap (l’ultima in testa alla classifica nel 1998-99, quando chiuse terza), di confronti tra Batigol e il nuovo idolo Kalinic. Sono finiti in archivio i tormenti estivi, i rifiuti di Salah, Milinkovic-Savic, gli addii di Cuadrado, Montella e Neto prima, Pizarro e Joaquin poi. La famiglia Della Valle si gode il (primo) primo posto della sua lunga gestione, e può guardare avanti con fiducia. 
Era appena la terza giornata quando contro il Genoa la curva Fiesole esponeva striscioni «contro». Nonostante i 20 mila abbonamenti, il popolo viola non era convinto. «Un clima inquietante», ebbe a dire Della Valle, precisando però di non rivolgersi ai tifosi. Un clima oggi stravolto, nella culla di un calore viola. Merito di Paulo Sousa, tecnico capace di rinsaldare l’asse tra il Portogallo e Firenze, come ai tempi di Rui Costa, e di issare lassù la Fiorentina, trasformata da sorpresa in sostanziosa realtà. Ha continuato nel solco tracciato da Montella, cambiando tanto, non stravolgendo tutto, «perché noi bisogna fare la frittata con le uova che ci danno». E però se i viola hanno vinto 10 delle ultime 11 partite, intervallate solo dal k.o. con il Torino, se nell’anno solare 2015 hanno fatto più punti di tutti (55), i meriti sono soprattutto di un allenatore dal lessico familiare e con un credo assoluto: «Controllo di palla y creando». Tradotto dovrebbe voler dire che il pressing diventa la prima pietra su cui costruire il gioco. Nessuno lo sa per davvero, pure Borja Valero dopo la vittoria con il Carpi ammise: «A volte neppure noi capiamo tutto di quel che dice». Comprendono abbastanza per stare davanti e lasciare contenti due grandi ex e due ex c.t. come Trapattoni e Prandelli, felici di versare benzina sul fuoco dell’entusiasmo. «La gente fa bene a sognare lo scudetto, è una piazza importante». Una grande tra i giganti, vogliosa di una battaglia epica, lanciata dal sindaco Dario Nardella. «Si può sognare lo scudetto. Firenze ha il David di Michelangelo: ha vinto contro Golia, è abituata alle sfide impossibili. Dopo 16 anni siamo primi e la Juve è sotto di 10 punti: un fatto storico». Per ora di scritto c’è una bella favola, più in là chissà. 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA - DE CAROLIS

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